Questa mattina a Torino si stava svolgendo l’udienza del processo d’appello per le manifestazioni e gli scontri del 27 giugno e del 3 luglio del 2011. Durante la sua requisitoria il procuratore generale Francesco Saluzzo ha chiesto di condannare tutti i 47 imputati a pene comprese tra un anno e 8 mesi e quattro anni e 10 mesi di reclusione, per un totale di circa 140 anni di carcere, mentre la posizione di altri 5 imputati è stata stralciata.
La storica attivista e portavoce del Movimento No Tav, Nicoletta Dosio, alla quale nei mesi scorsi era stato notificato prima l’obbligo di firma e poi l'obbligo di dimora e poi imposti gli arresti domiciliari, stava partecipando al presidio, in solidarietà con gli attivisti processati e per ribadire una volta di più il proprio rifiuto di misure repressive e cautelari che hanno un significato esclusivamente politico.
«Continuo la mia consapevole, condivisa, felice evasione contro provvedimenti preventivi che sono più che mai strumento di intimidazione, tentativo di minare una lotta giusta e collettiva, per questo irriducibile» ha spiegato l'ex insegnante in un volantino letto e distribuito al presidio nel quale definisce la sua evasione «una nuova tappa della lunga resistenza collettiva praticata dal movimento No Tav con gli interessi del partito trasversale degli affari». «La palese difficoltà del tribunale di Torino di applicare quella che chiamano ‘l’obbligatorietà dell’azione penale’ di fronte al mio pubblico e rivendicato ‘reato’ di evasione – ha aggiunto Nicoletta Dosio – è il maggior riconoscimento della forza di popolo che mi sostiene e insieme un messaggio attivo di fiducia e incoraggiamento per quanto subiscono arbitrii giudiziari che sembrano incontrastabili».
Dopo essere stata a Roma ed in altre città d'Italia per partecipare ad iniziative di informazione sulla lotta del movimento No Tav e non solo, durante la notte tra sabato e domenica scorsi Dosio aveva partecipato ad una "passeggiata notturna" nei boschi della Valsusa e alla successiva battitura delle reti del cantiere/fortino di Chiomonte.
Stamattina, quando Nicoletta Dosio ha deciso di entrare nel tribunale per assistere al dibattimento, una volta superato il primo cancello è stata fermata da alcuni Carabinieri e portata in un ufficio di polizia all’interno del tribunale. Quando Nicoletta Dosio è stata spinta dai militari e da alcuni agenti della Digos all’interno di un’automobile allo scopo di condurla in questura – l'accusa ovviamente è "evasione dagli arresti domiciliari" – un centinaio di persone tra attivisti No Tav e solidali che protestavano in quel momento hanno manifestato la loro rabbia e si sono registrati alcuni momenti di tensione con le forze dell’ordine presenti in gran numero davanti al Tribunale di Torino. Gli agenti in tenuta antisommossa hanno spintonato e respinto i manifestanti anche usando gli scudi. Al momento dell'arresto Nicoletta Dosio ha alzato il pugno gridando "vittoria" e "libertà".
Dalle informazioni a nostra disposizione sembra che nei confronti di Nicoletta Dosio sia stato confermato il provvedimento restrittivo già comminato a settembre, quello degli arresti domiciliari. La portavoce dei No Tav è stata condotta quindi nella sua casa di Bussoleno.
La storica attivista del movimento che si oppone alla linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione è indagata per una manifestazione in Valle di Susa svoltasi il 28 giugno 2015, quando un gruppo di dimostranti prese di mira per l’ennesima volta le recinzioni del cantiere di Chiomonte.
Luca Fiore
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Manlio Padovan
Che figura di merda che sta facendo la amministrazione della Giustizia. E pensare che in mezzo c'è un certo Caselli che passava per uomo probo…