Intervista. Nicoletta Dosio: «L’attacco è a un mondo più vasto del movimento Notav. Sabato verranno coloro che credono nella partecipazione, nella sostenibilità, nella solidarietà umana»
* da il manifesto.it 05.12.2018
Nicoletta Dosio, già docente di greco e latino presso il liceo Norberto Rosa di Bussoleno, è la fondatrice, con un pugno di altri uomini e donne, del movimento Notav nei primi anni novanta. Intorno alla sua osteria di Bussoleno, gestita con il marito Silvano, si è sviluppato il Comitato di lotta popolare contro l’alta velocità. Comunista, ha 72 anni: è attiva nella rete che supporta i migranti lungo la rotta alpina.
Nicoletta, quella di sabato è la marcia Notav più importante di sempre?
Quella dello scorso novembre è stata presentata dagli organizzatori come una riedizione della «marcia dei quarantamila», che mirava a stroncare le conquiste del movimento operaio di diritti sociali e civili . Mi ha impressionato la leggerezza con cui è stato evocato e rivendicato quell’evento. Ma i tempi sono quelli che sono, evidentemente. Oggi come allora quindi gli obbiettivi sono più vasti del singolo punto simbolico, in questo caso il Tav: ne prendiamo atto. La piazza di sabato vuole respingere questo meccanismo teso a silenziare le voci dal basso di chi difende i beni comuni, l’ambiente e il senso del limite in un modello di sviluppo che sta minando le radici stesse della vita. Per questo è un manifestazione cruciale, perché percepiamo l’attacco ad un mondo ben più vasto del movimento Notav.
Chi ci sarà in piazza sabato?
Tutti coloro che credono nella partecipazione, in una democrazia non formale ma sostanziale, nel futuro, nella sostenibilità verranno in piazza. Tutti coloro che credono nella solidarietà umana, per prima cosa. Tutti coloro che non vogliono barattare un eventuale no alla Tav in val Susa con il via libera al Terzo Valico, al Tap, al Muos e alle innumerevoli grandi opere, a uno strumento di repressione e di controllo sociale quale il decreto sicurezza di Salvini. Chi è Notav non può essere dalla parte dei governi Gattopardo che perpetuano l’ingiustizia di sempre. La legge Salvini riprende e aggrava la legge Minniti-Orlando, sia per quanto riguarda la persecuzione dei migranti, sia sul versante della repressione delle lotte sociali e ambientali. Per quanto mi riguarda coloro che sostengono questa politica sabato non saranno i benvenuti.
Si va, forse, verso una sospensione del maxi tunnel in val Susa, mentre altre grandi opere andranno avanti, come il Terzo Valico.
Questo è coerente con il programma economico di questo governo che vede nell’Italia lo sviluppo delle piattaforme logistiche. Ma noi che viviamo in un corridoio da sempre sappiamo quanto sia umiliante e distruttivo questo scenario. In ogni caso in val Susa nessuno è disposto a questo compromesso: noi non rappresentiamo la compensazione di nulla. Le grandi opere devono essere fermate perché distruggono ambiente e lavoro, ovunque. Noi l’abbiamo imparato quando costruirono l’autostrada: quell’infrastruttura ha agevolato la delocalizzazione delle piccole fabbriche non la loro difesa. E così sarà anche per il Tav.
Cosa risponde alle sette donne che hanno portato in piazza migliaia di manifestanti poche settimane fa?
Sono rimasta molto colpita quando una di queste donne ci ha invitato ad andarcene dalla valle, dove abitiamo da sempre, portandoci appresso una mucca e una pecora, con dileggio, oltre che delle persone, degli altri esseri viventi che amiamo e difendiamo. Dalle parole di quelle donne in carriera è emersa una visione del mondo di un’arroganza tutta maschilista, un visione classista che le donne del movimento Notav hanno imparato a riconoscere e a contrastare da sempre.
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