Intervista Angelo Fascetti. Radio Città Aperta continua il suo ciclo di interviste agli attivisti impegnati nella campagna per il No al referendum del 4 dicembre.
Abbiamo in collegamento Angelo Fascetti, della Carovana delle Periferie. Ciao Angelo
Ciao, buongiorno a tutti.
Io vorrei partire, visto che ci porti il contributo dell’esperienza della Carovana delle Periferie, proprio da qui e cioè dalle ragioni per cui dal punto di vista della Carovana delle Periferie il NO il prossimo 4 dicembre è importante.
Credo che la politica dettata dall’Unione Europea abbia avuto una ricaduta in questi ultimi decenni proprio sulla parte più debole della nostra società. Chi ne risente in particolare modo sono proprio le aree metropolitane e, soprattutto, le periferie. I recenti risultati elettorali, se guardiamo Napoli, Roma e Torino lo dicono molto chiaramente: c’è una sorta di sofferenza, che è stata tra l’altro manifestata con voti contro il vecchio sistema. Proprio nelle periferie sta passando questa controriforma istituzionale e adesso con questo referendum se ne prende atto. Di fatto nelle periferie non arriva più nulla, c’è un disagio sociale sempre più diffuso … Nelle periferie stiamo toccando con mano il fatto che le politiche fatte dai governi degli ultimi anni e da Renzi, quelle politiche tra l’altro imposte dalle banche europee, dal Fondo monetario internazionale, stanno causando una povertà sempre più diffusa, disoccupazione, precarietà e mancanza di diritti. La questione abitativa è una delle questioni più evidenti in questo paese ma c’è il problema dell’attacco al diritto alla sanità, ai servizi sociali, c’è di fatto sancita una guerra contro i poveri. La riforma costituzionale non ci dimentichiamo che è stata auspicata proprio dalle banche, dalla Jp Morgan, dalla Bce e cerca di cancellare definitivamente la democrazia. E’ proprio questa la richiesta che fanno esplicitamente questi signori. Io credo che la controriforma costituzionale sta sancendo questo dato di fatto, questa situazione che vede la fine della mediazione sociale. Non c’è più nessun settore dove si riesce a conquistare spazi … c’è la fine anche della contrattazione anche sindacale, per cui immaginiamo nelle periferie i veri processi di privatizzazione stanno portando solo all’abbandono e al degrado. Quindi credo che dire No a questo referendum significa sancire questa situazione.
Assolutamente. Un No che tra l’altro è stato già espresso in maniera chiara ormai un mese fa, nelle giornate del 21 e 22 ottobre. Due giornate che però sono riuscite, hanno mandato un segnale chiaro …
Sì, quello è stato infatti il segnale evidente che c’è un disagio diffuso nella nostra società. Noi come Carovana abbiamo aderito a queste giornate, dentro di noi ovviamente c’è anche il sindacato Usb che ha promosso lo sciopero che noi abbiamo sostenuto, che è stato uno dei primi scioperi dove si è sentito effettivamente l’effetto nelle città a livello nazionale e nella nostra città di Roma. Poi c’è stata la manifestazione del 22 che è andata anche oltre le nostre aspettative a dimostrazione che c’è un paese che sta dicendo basta con queste politiche, basta con l’Europa, basta con il massacro sociale.
C’era sicuramente più gente in piazza il 22 ottobre che qualche giorno dopo in piazza del Popolo con Renzi, nonostante sia stato detto di tutto su quella manifestazione.
Sicuramente sì … Mi pare che la situazione che noi registriamo anche nei nostri quartieri, nelle nostre situazioni, è che c’è una consapevolezza da parte dei cittadini italiani, dei lavoratori, dei precari, ecc. che si gioca una partita molto importante e che il No sociale è un’occasione per mandare a casa questo governo e per respingere queste politiche che stanno massacrando il nostro paese.
E speriamo di poter cogliere questa occasione. Ringraziamo Angelo Fascetti, grazie per essere stato con noi.
Grazie a voi
(in ogni città ascoltate online radiocittaperta.it)
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