Si è svolta martedi in una sala universitaria della Dipartimento di Lettere, in via Zamboni 38, l’incontro con Ramon Labanino uno dei 5 eroi cubani, detenuto per 16 anni nelle carceri Statunitensi e ora di nuovo libero a servizio della rivoluzione cubana. Un’occasione per presentare il libro Yo soy Fidel, alla cui stesura hanno collaborato diverse personalità cubane, e che è stato curato da Ramon Labanino stesso e da Luciano Vasapollo in collaborazione con la Rete dei Comunisti.
Un libro che raccoglie l’eredità di un gigante della storia com’è stato Fidel Castro, il suo pensiero e il suo testamento politico, che ha lasciato oggi a Cuba e a tutto il mondo.
Una sala gremita di oltre un centinaio di persone, soprattutto giovani studenti, hanno partecipato all’incontro con curiosità e passione, nonostante in questi giorni l’università sia in piena mobilitazione per la difesa degli spazi pubblici, e nonostante la lunga giornata di mobilitazione contro il Career Day, che ieri ha visto anche l’arresto di uno studente.
Una serata che ha portato ad analisi attraverso le parole e le elaborazioni del comandante Fidel, temi che da tempo sono usciti dall’università e dall’agenda politica a sinistra. Attraverso la testimonianza di Ramon, si è parlato di crisi internazionale e di geopolitica, di politica e di economia, e di come lo sviluppo di un paese si basi anche e soprattutto sullo sviluppo sociale che la politica riesce a mettere in campo. L’esempio di Cuba, come faro rivoluzionario per noi tutti, ha dimostrato come la transizione al socialismo sia stata possibile solo investendo grosse risorse nello sviluppo sociale del Paese, nell’educazione, nella ricerca, nello sport e nella pianificazione di un economia uguale per tutti.
Parlare del processo rivoluzionario di Cuba in un aula universitaria ha fatto appassionare molti giovani e non giovani presenti, che di fronte a un gigante della storia come Fidel Castro, e ad un esempio di integerrima lealtà alla rivoluzione come Ramon Labanino, hanno potuto riflettere sul profondo significato della solidarietà internazionale e dell'internazionalismo dentro l'attuale fase dello lotta di classe nel mondo, ma anche come nella storia, Fidel insegna, “si fa quello che bisogna fare”, e quindi è giusto lottare, lottare sempre per i propri diritti, per gli spazi collettivi e per un mondo migliore possibile.
L’eredità di Fidel, racchiusa nel libro Yo soy Fidel, è la testimonianza che la rivoluzione ancora vive attraverso il popolo cubano e attraverso un gruppo dirigente solido e inspirato dalla stessa tensione rivoluzionaria che ha fatto si che Cuba non si piegasse mai al volere dell’imperialismo statunitense, e ha ancora oggi il processo di sviluppo di Cuba sia guidato e protetto ancora e sempre dagli stessi ideali di socialismo e di libertà rivoluzionaria.
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