Non si ferma il bollettino ormai quotidiano di denunce e misure repressive contro lavoratori, sindacalisti e attivisti sociali. Ieri sono arrivate 22 denunce per un picchetto ad una azienda avellinese della logistica.
Era la notte del 17 novembre ad Avellino, quando un picchetto di lavoratori sostenuti dai sindacalisti della Usb bloccò i cancelli e i camion di una azienda della logistica: la Antonio Capaldo spa. La vertenza in corso era durissima. Lo sciopero era stato indetto contro le disparità di trattamento all’interno della cooperativa Sva operate nei confronti di tutti i lavoratori iscritti all’USB, ai quali si pretendeva di applicare condizioni contrattuali, salariali ed orari discriminanti e peggiorativi. Una condizione inaccettabile rappresentata a tutti gli organi competenti tra i quali la Prefettura, con la quale c’era stato un incontro, ed anche con il Ministro Poletti con il quale ci fu un incontro nel pomeriggio. Erano passati solo due mesi dall’uccisione a Piacenza di Abd El Salam, operaio della logistica alla Gls, durante un picchetto ai cancelli dell’azienda. Eppure anche quella notte si sfiorò un dramma analogo quando un maresciallo dei carabinieri invitò gli autisti dei camion a procedere nonostante il picchetto dei lavoratori. Ci furono momenti di tensione con i carabinieri ma nessun ferito, nè tra i lavoratori nè tra gli autisti nè tra i carabinieri.
Sette mesi dopo sono arrivate 22 denunce ad altrettanti tra lavoratori e sindacalisti dell’Usb (tra cui alcuni dirigenti nazionali) per violenza e minacce verso due autisti. Una vendetta postuma per una notte di lotta in un territorio, come l’Irpinia, dove la forza lavoro che opera nella logistica non sono lavoratori immigrati ma autoctoni, eppure le condizioni di sfruttamento sono le stesse se non addirittura peggiori.
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