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Ius soli, la solita recita a soggetto

Titolone di Repubblica del 17 Luglio 2017:

Ius soli, la retromarcia del governo; Al Sud barricate contro i migranti”.

I migranti intesi come emergenza nazionale; lo “Ius Soli” oggetto del solito “scambio” politico all’interno della raffazzonata compagine di governo.

Questa la sostanza, ma è necessario precisare alcuni punti anche perché le notizie che arrivano da TV e grandi giornali sono in gran parte assolutamente distorcenti la verità.

Andiamo per ordine:

1)  Come ci è già capitato di scrivere in un recente passato lo “Ius soli” non è uno “Ius Soli” ma un pastrocchio. Due i punti di partenza. Chi nasce in Italia da genitori stranieri, e continua a viverci legalmente, può già diventare cittadino italiano; ma soltanto quando ha compiuto 18 anni.

Così in base a una legge del 1992 (LEGGE 5 febbraio 1992, n. 91. Nuove norme sulla cittadinanza. pubblicato sulla G.U. n. 38 del 15-2-1992. note: Entrata in vigore della legge: 15/8/1992.) Ed è la prima premessa.

Secondo punto di partenza: la legge di cui si discute adesso in Italia non prevede lo ius soli “vero” come negli USA: chi nasce su territorio nazionale è cittadino Usa.

Il “caso italiano” è frutto delle solite mediazioni e del solito substrato burocratico.

I figli di migranti potranno diventare cittadini italiani ad alcune condizioni. Dipende, ad esempio, dal tempo trascorso sui banchi di scuola italiani o dagli anni di residenza dei genitori.

In Italia la via principale di accesso alla cittadinanza è lo ius sanguinis: è italiano il figlio di genitori (padre o madre) che sono cittadini italiani.

Accanto a questo la legge sulla cittadinanza introduce una via riconducibile allo ius culturae (la scuola è l’elemento chiave). E appunto una forma diversa di accesso alla cittadinanza che riguarda la nascita su suolo italiano.

Perché un bambino nato in Italia da genitori stranieri diventi cittadino italiano è necessario che il padre e/o la madre abbiano il permesso di soggiorno di lungo periodo: questo è riconosciuto a chi abbia soggiornato legalmente e in via continuativa per cinque anni sul territorio nazionale. E questo è un primo criterio: i cinque anni di residenza in Italia del genitore.

Per i cittadini extra Unione europea, i requisiti vanno anche oltre i cinque anni di permesso di soggiorno e prevedono: un reddito minimo, alloggio idoneo, superamento di un test di conoscenza della lingua italiana.

C’è un’altra novità di rilievo e riguarda il minore straniero nato in Italia oppure entrato qui prima dei 12 anni: se ha frequentato uno o più cicli scolastici sul territorio nazionale, per almeno cinque anni, può ottenere la cittadinanza. Naturalmente il genitore deve avere un regolare permesso di soggiorno per avanzare la richiesta per il figlio.

Un altro caso riguarda la concessione del diritto di cittadinanza: può chiederla chi arriva in Italia prima dei 18 anni ed è residente in Italia da almeno sei anni, dopo aver frequentato regolarmente un ciclo scolastico e aver ottenuto il titolo finale. La concessione della cittadinanza, di cui qui si parla, avviene con decreto del presidente della Repubblica.

2)  L’emergenza migranti non è assolutamente un’emergenza, ma soltanto il frutto di una atavica disorganizzazione, di un evidente spreco di denaro, e di un possibile (?) rapporto distorto tra pubblico e privato, tra presunte organizzazioni umanitarie e Stato. Le notizie che seguono sono tratte molto semplicemente da un articolo dell’Espresso (Emanuela Scridel- 16 Luglio 2017). Scrive la Scridel: “ Ciò nonostante l’Italia pare non riesca a gestire quella che impropriamente continua a chiamare “emergenza migratoria”. In particolare è da sottolineare l’inefficienza nella gestione e la mancata creazione degli hotspot prevista dall’Agenda Europea sulle migrazioni, come risulta dalla relazione della Corte dei Conti europea dello scorso aprile, che evidenzia come al momento dell’audit, non fosse ancora disponibile alcuna relazione sull’utilizzo di fondi di emergenza da parte dell’Italia. Stando ai dati forniti dall’Unhcr nel 2016 i migranti arrivati in Italia sono stati 181.405 contro i 153.843 del 2015. Nel 2015 la Germania ha accolto circa un milione di migranti, la cifra più alta d’Europa sia in termini relativi che assoluti, ed è stata tra i sei stati su ventotto dell’Unione Europea che si sono presi a carico di quasi l’80% delle richieste d’asilo presentate in Europa e nel 2016 il flusso di immigrati in entrata è stato dell’ordine di 14 mila persone al mese.

3)  Dallo stesso articolo prendiamo anche i dati relativi ai finanziamenti all’Italia: “I fondi di emergenza a favore dell’Italia messi a disposizione dalla Commissione UE ammontano a 38,2 milioni di euro, di cui 13,5 milioni di euro al Ministero dell’Interno per sostenere progetti volti a rafforzare il controllo delle frontiere, i servizi sanitari, i percorsi di mediazione linguistica e culturale cui si aggiungono altri 2,5 milioni di euro per interventi rivolti ai minori non accompagnati, 16,7 milioni di euro al Ministero della Difesa e 5,5 milioni di euro alla Guardia Costiera per migliorare le operazioni di controllo e salvataggio in mare. Gli aiuti si aggiungono ai 592,6 milioni di euro già assegnati all’Italia tramite i programmi nazionali supportati dall’Isf e dell’Amif (quando la Francia ne ha visti assegnati 20 e il Regno Unito 27). A questi si aggiungono le risorse relative ai programmi operativi cofinanziati con i fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2014 – 202° di 280 milioni di euro, per attività di trattenimento, accoglienza, inclusione, integrazione degli immigrati oltre a quelli già stanziati e pari a 320 milioni di euro per il 2017 (come da legge di bilancio). Da non sottovalutare poi i fondi UE pari a circa 15 miliardi di euro per il periodo 2014 – 2020 assegnati al Programma di finanziamento per i progetti nell’ambito della politica europea di vicinato (Eni) e gli altri 19 miliardi di euro assegnati allo Strumento per la cooperazione alo sviluppo (Dci 2014 – 2020) ai quali l’Italia può attingere. Senza contare gli altri programmi di finanziamento a cui l’Italia può partecipare e attingere nell’ambito dei fondi a gestione diretta come quelli volti alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2020 (molto rifocalizzata su immigrazione e accoglienza). Ed è di qualche giorno fa da parte di Bruxelles un nuovo finanziamento in arrivo a Roma per 528,1 milioni di euro, con l’invito a spenderli da subito in accoglienza, assistenza sanitaria, legale e materiale dei migranti in questa nuova estate di arrivi”. Pare proprio che ci sia materia per reclamare da subito un bel rendiconto dettagliato della destinazione delle spese eseguite sulla base di questi incassi.

4)       Sono rimaste senza risposta fra l’altro le questioni sollevate dall’ex ministro degli esteri ed ex-commissario europeo Emma Bonino Intervenendo alla 69sima Assemblea generale di Confartigianato. In quell’occasione  Emma Bonino ha spiegato: “All’inizio non ci siamo resi conto che era un problema strutturale e non di una sola estate. E ci siamo fatti male da soli. Siamo stati noi a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche violando Dublino”. Proseguendo, l’ex numero uno della Farnesina ha puntualizzato: “Una delle cose di cui sono più orgogliosa è Mare Nostrum. Sono convinta che sui cadaveri non si costruisce niente. Poi non l’abbiamo voluta più perché troppo cara, costava 9 milioni al mese. Poi è intervenuta l’Ue prima con Triton e poi con l’operazione Sophia. E nel 2014-2016 che il coordinatore fosse a Roma, alla Guardia Costiera e che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia, lo abbiamo chiesto noi, l’accordo l’abbiamo fatto noi, violando di fatto Dublino. Disfare questo accordo adesso è piuttosto complicato. Io non apprezzo per niente né l’atteggiamento spagnolo, né francese, né quello degli altri. Ma un po’ ci siamo legati i piedi e un po’ francamente abbiamo sottovalutato la situazione. Io non credo che la settimana prossima arriveremo a una soluzione”. Bonino ha parlato anche di ““accordi indicibili” a proposito del rapporto fra governo italiano e Unione Europea, accordi che secondo l’ex ministro degli esteri Emma Bonino hanno visto l’Italia accollarsi volontariamente tutti gli sbarchi dei migranti in viaggio verso l’Europa. In cambio di cosa? Bonino non lo dice, qualcuno pensa alla flessibilità più volte concessa ai nostri governi sui conti pubblici.

Insomma: ce n’è di materia sulla quale esprimere un forte scetticismo sull’impalcatura mediatica che è stata messa su attorno a questi delicatissimi argomenti: tutti da esaminare con grande attenzione e spirito critico al contrario della strumentalizzazione, pressapochismo, propaganda usati dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione di massa e dall’insieme del sistema politico, maggioranza e opposizione che ne fanno semplicemente uso per la loro eterna campagna elettorale.

Drammi veri che questi soggetti mutano regolarmente in farsa.

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