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Attentato razzista e fascista a Macerata: chiamiamo le cose con il loro nome

Chiamare le cose con il proprio nome: ottimo inizio per svolgere un buon lavoro di informazione.

Allora procediamo: quello che è successo ieri mattina a Macerata è un attentato. A commetterlo un fascista, che ha cercato di uccidere sei persone.

Il motivo? Erano di colore, come il presunto assassino di Pamela Mastropietro, la giovane fatta a pezzi sulla cui morte sono in corso indagini. Un attentato motivato da razzismo, fascismo e da un delirante senso di vendetta.

Stessa tipologia di azione di quelle messe in atto di jihadisti dello Stato Islamico, per capirci. Cambia la motivazione, razziale e non pseudo religiosa, e cambia l’identità etnica, geografica e politica del protagonista.

Non è un jihadista, è un fascista.

Per il resto stessa roba.

La cronaca, ormai nota, è agghiacciante: Luca Traini, ventottenne originario di Tolentino, ieri mattina sale in macchina portando con sé una pistola. Inizia a girare per le strade di Macerata sparando praticamente ad ogni persona di colore gli capiti a tiro. Ne ferisce sei, di cui uno grave.

Poi, sentendosi braccato, si ferma di fronte al Monumento ai Caduti di Macerata, si avvolge in una bandiera tricolore, fa il saluto romano e grida “Viva l’Italia”.

Che l’appartenenza politica del soggetto sia chiara, basterebbe appunto solo la cronaca a stabilirlo. Per essere sicuri che il tutto non rischi di venir derubricato ad “azione di un balordo”, i tatuaggi ben in evidenza sul corpo (una croce celtica ed un simbolo addirittua tatuato in faccia) e un accenno di curriculum di attività politica: Traini nel 2017 si era candidato con la Lega Nord alle elezioni amministrative per il Comune di Corridonia. Alcune testimonianze raccontano di una sua vicinanza a Forza Nuova e Casapound, che ha smentito comunque la notizia.

Possiamo quindi dire che la frase tra l’ironico ed il provocatorio che sta girando da iesi sulle piattaforme social – “alla fine l’unico attentato vero in Italia l’hanno fatto i fascisti, non i jihadisti” – è formalmente vera.

Come altrettanto vere sono le accuse ai mandanti morali di quanto avvenuto. E qui l’elenco è lungo.

Innanzitutto coloro i quali agitano e strumentalizzano lo spettro dell’ “invasione”, dell’ “immigrazione incontrollata”, oppure la delirante tesi della “sostituzione etnica” per motivi elettorali. Siamo immersi in una campagna elettorale oscena, ed i risultati iniziano ad arrivare.

Un esempio perfettamente calzante è la dichiarazione a caldo del leader leghista Salvini: “Chiunque spari è un delinquente. Ma la colpa è di chi riempie di immigrati l’Italia”. La costruzione stessa della frase esprime in modo evidente l’approccio, la volontà di strumentalizzazione: prima la banalità “politically correct”, poi lo slogan. E che importa se studi ed analisi statistiche dicono in modo scientifico che non esiste nessuna invasione, ma solo politiche sbagliate di accoglienza. L’importante è creare consenso, e prendere voti.

Altra responsabilità enorme, la hanno gli “sdoganatori” delle organizzazioni neofasciste: quelli per cui “tutti hanno diritto di parola”, “non vi condivido ma siete all’interno delle regole democratiche”, “non la penso come voi ma con voi parlo”. Questo approccio liberal e radical chic che dimentica il fatto che la nostra Costituzione sul fascismo si esprime in maniera molto chiara, e che pare non vedere come in questo paese stia montando una marea nera alimentata dalla paura, dalla povertà, dall’impoverimento, dalla scomparsa del welfare, dalle politiche di austerity, dalla messa a profitto di tutto, a partire dai diritti, dalle persone stesse. Odiare chi è più debole di te, non guardando a chi ha veramente la responsabilità del deperimento della qualità di vita di sempre più persone.

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