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Roma. No alla privatizzazione dell’Atac, prepariamoci al referendum

E’ stata fissata al 3 giugno la data per il referendum di chi vuole regalare l’Atac ai privati. Ai primi di marzo, invece, la Commissione di garanzia sugli scioperi si appresta a varare nuove norme di ulteriore restrizione del diritto di sciopero nel trasporto locale. Secondo voi c’è qualche nesso tra le due notizie?

L’Atac, la più grande azienda del trasporto locale d’Europa, è a rischio privatizzazione. La procedura di concordato, primo passo verso il fallimento dell’azienda, ha messo nelle mani di un giudice il destino dell’azienda, sgravando l’amministrazione comunale dalle sua responsabilità. Nel nuovo piano industriale di Atac ci sono la dismissione del suo patrimonio immobiliare e la cessione delle linee ferroviarie (la Roma-Lido, la Roma-Viterbo e la Roma-Giardinetti) oltre ad un pesante peggioramento delle condizioni di lavoro ed un aumento dei ritmi e degli orari.

Questo processo sta avvenendo mentre si continuano ad aumentare le linee ed i chilometri di percorrenza ceduti alle aziende private, la cui pessima qualità del servizio è già stata sperimentata da diversi anni.

Il privato nella gestione del servizio di trasporto pubblico non costituisce una soluzione ma un aggravio dei problemi, sia per i lavoratori che lamentano forti ritardi nel pagamento degli stipendi ed un salario inferiore almeno di un terzo a quello dei loro colleghi di Atac, sia per l’utenza, colpita dalle frequenti interruzioni delle corse.

Nel passaggio alla gestione privata del trasporto locale è il diritto alla mobilità ad essere messo a repentaglio. Invece di procedere ad un rifinanziamento del servizio e a nuove assunzioni che possano garantire il diritto a muoversi anche nelle periferie, dove invece molte corse sono state tagliate, si vuole spezzettare l’azienda e si continuano a descrivere i lavoratori come i responsabili delle inefficienze del servizio.

Ma per impedire che i lavoratori si oppongano alla privatizzazione del servizio in queste settimane la Commissione di Garanzia sugli scioperi ha formulato un peggioramento della normativa in materia di restrizioni al diritto di sciopero e, con l’avallo delle associazioni datoriali e di Cgil, Cisl e Uil, si appresta a renderla operativa. L’obiettivo è quello di rendere inefficaci le azioni di protesta nel trasporto locale e di favorirne il massimo della rarefazione, garantendo il controllo della situazione alle confederazioni gialle, ormai complici del passaggio del servizio nelle mani dei privati.

Vogliamo costruire la battaglia contro la privatizzazione di Atac mettendo assieme i lavoratori del trasporto locale, tanto di Atac quanto delle aziende private quanto di tutte le aziende collegate (manutenzione, ecc.) e gli utenti, i cittadini e i comitati che si battono in difesa del diritto alla mobilità. Vogliamo che questa battaglia coinvolga anche quanti in questi anni hanno utilizzato o si si sono battuti per un utilizzo sociale del patrimonio immobiliare di Atac. Queste ragioni, assieme a quelle dei tanti cittadini colpiti dalle inefficienze del servizio e dai tagli di questi anni, possono convergere in un grande movimento di contrasto al referendum di giugno e per un forte NO alla privatizzazione.

Vogliamo lanciare la proposta di uno sciopero nazionale del trasporto locale in difesa del diritto di sciopero, uno sciopero che coinvolga lavoratori e cittadini. La democrazia sindacale sui posti di lavoro e la libertà di esercitare la protesta sono diritti sanciti dalla Costituzione: quando li si riduce è la stessa democrazia che viene messa in discussione.

Per costruire questa battaglia si è costituito un Comitato cittadino Lavoratori e Utenti a difesa del trasporto pubblico e si sta organizzando una assemblea cittadina per lunedì 26 febbraio alle ore 17.30 (il luogo verrà definito a breve).

Prime adesioni: Unione Sindacale di Base, Clash City Worker, Carovana delle Periferie, Rifondazione Comunista, Piattaforma Eurostop, Lista Potere al Popolo, Noi Restiamo, Lucha y Siesta

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