Le scene immortalate a Napoli – decine di antifascisti faccia al muro, come nelle dittature latinoamericane di qualche decennio fa – obbligano tutti a fare i conti con la realtà: il vero fascismo moderno non sono quei quattro coglionazzi che stendono il braccio teso nel saluto romano, ma la “cultura di governo” che anima i governi europei degli ultimi anni. Per quanto riguarda l’Italia, dunque, soprattutto il Pd – esprime sia il presidente del consiglio che il ministro dell’interno – che peraltro risulta ormai indistinguibile dai berlusconiani et similia.
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E’ necessario ricordare che anche a Napoli la polizia (e i carabinieri, la guardia di finanza, ecc) sono stati mobilitati per difendere un comizietto di Casapound, in un albergo di fianco alla stazione, come si conviene a chi in una città ci arriva per andarsene di corsa subito dopo.
Per essere sicuri di fare un “lavoretto” davvero sporco, hanno persoìino fatto scendere la celere da Roma, agli ordini di un funzionario al di sotto di ogni sospetto: Maurizio Fiorillo, già noto alla cronaca più ignobile di questo paese.
Ce n’è insomma abbastanza per qualificare questa vicenda come una “vendetta” di Marco Minniti, che aveva dovuto mandar giù la grande manifestazione antifascista di Macerata. Avevamo avvertito subito sul pericolo di “copi di coda” da parte dell’ex membro della “banda dei Lothar” dalemiani. Il quale, infatti, aveva immediatamente provveduto a sostituire il questore della città – evidentemente considerato “troppo morbido” – con Antonio Pignataro, dirigente dell’antidroga, ma noto alle cronache soprattutto per aver diretto, il 29 ottobre del 2014, le cariche contro gli operai della Thyssen di Terni, compreso l’allora segretario della Fiom, Maurizio Landini.
Da quel giorno – appena nove giorni fa – è stato un susseguirsi di cariche di polizia in difesa spudorata dei fascisti.
A Piacenza, dove in centinaia contestavano l’apertura di una sede di Casapound, c’è stato anche l’unico episodio in cui un carabiniere si è fatto male, diventando così l’icona vittimista di un potere abituato a pestare senza incontrare resistenza (se volete, vi facciamo un elenco di morti e feriti per mano delle forze dell’ordine che spaventerebbe anche un boia…).
A Pavia, dove i video hanno immortalato una carica condotta fianco a fianco da poliziotti e fascisti, con tanto di bandiere della “guardia di ferro” guidata dal collaborazionista nazista Codreanu.
A Bologna, soltanto sabato scorso, migliaia di antifascisti sono stati attaccati per un’intera giornata dalle cosiddette “forze dell’ordine” per consentire a una decina di figuri di Forza Nuova di tenere un patetico “comizio” in piazza Galvani.
Domenica sera, infine, le scene che abbiamo visto a Napoli, mentre il ducetto di Casapound, tal Simone Di Stefano, intratteneva qualche sparuto fan e qualche giornalista servile definendosi “Fascista, certo. Siamo gli eredi della tradizione che dopo Rsi e Msi è stata interrotta da An”.
Cinque episodi in dieci giorni non sono delle casuali “coincidenze”, ma il frutto di una logica e di un ordine politico, proveniente dall’alto del Viminale e di Palazzo Chigi. Un ordine chiarissimo secondo cui i fascisti dichiarati devono avere diritto di parola e spazio fisico, manu militari se necessario; mentre gli antifascisti vanno silenziati, repressi, confinati.
Dalle piazze ai media è tutto lo stesso schema: fascisti e razzisti debbono pontificare ad ogni ora dagli schermi tv e dai quotidiani di regime, mentre agli antifascisti va riservato un trattamento demonizzante e/o l’esclusione. Con buona pace della “libertà di stampa” (del resto, se sei un cronista che gli rompe le scatole, anche ai convegni Pd volano schiaffi, mica solo ad Ostia!).
Sono fatti, non opinioni.
E’ dunque intollerabile che questo stesso potere servo dei poteri veri – dai “mercati” all’Unione Europea – cerchi di rifarsi il trucco in vista delle elezioni. Quel Matteo Renzi che dirige il partito di governo riesce, con invidiabile faccia tosta, a disquisire sui valori dell’antifascismo solo perché consapevole che nessuno – tra i tanti servi di redazione – gli farà mai notare l’abisso che separa le sue parole dai fatti messi in atto dal suo governo. «Essere antifascisti è il valore costitutivo della nostra comunità», dice.
Quanto sia vero, lo si giudica dai fatti. Se il governo del Pd volesse difendere i valori dell’antifascismo fissati nella Costituzione avrebbe una soluzione semplice: sciogliere gruppi, organizzazioni, società-paravento, che si rifanno più o meno esplicitamente al fascismo. Quindi in primo luogo Forza Nuova e Casapound.
Non lo fa, come non l’hanno fatto tutti i governi dal 1945 ad oggi. Ma il governo del Pd fa qualcosa di peggio: li difende. Come lo Scelba del 1960, come i democristiani al tempo delle stragi di Stato.
Il fascismo di chi si dichiara tale fa ridere. Quello del governo no. E’ ora di prenderne atto.
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