Allora, so benissimo che ormai del terremoto e dei terremotati non gliene frega più niente a nessuno, quindi qui, adesso, potrò tranquillamente essere palloso – tanto non vi disturbo – e magari nei prossimi giorni tornerò a scriverne ancora, anche se ormai l’impatto del giornalismo sulla società è pari a zero e quindi gli eventuali articoli saranno soltanto un modo per alimentare la mia futura spocchia (sto già preparando la migliore faccia da stronzo per l’inevitabile «ve l’avevo detto» che servirò a chiunque verrà a parlarmi della schifezza del centro commerciale di Castelluccio).
Comunque.
Parliamo, appunto, del centro commerciale a forma di deltaplano la cui costruzione è cominciata da qualche giorno in quel di Castelluccio di Norcia: una struttura da 11.000 metri quadrati nel bel mezzo della piana. Dovrà ospitare un totale di 10 ristoranti e 18 attività commerciali e di servizio.
Quando dalle montagne di carte relative al dopo-sisma emerse questa storia – luglio 2017 -, i vertici della Regione Umbria e i privati interessati alla costruzione del centro commerciale hanno prima bollato le voci come «fake news» (strategia ormai un po’ patetica, usata a vari livelli, per scavalcare le obiezioni senza discuterne) e poi hanno cominciato a rassicurare: non ci sarà cemento, sarà una struttura a impatto zero, ci sarà anche una copertura in verde che non disturberà il paesaggio e così via.
Adesso scopriamo che una colata di cemento in realtà c’è già stata («Solo pochi centimetri», si giustificano), che quindi il famoso «impatto zero» se n’è già andato a farsi benedire e che della copertura in verde non ne parla più nessuno, tanto che sui prospetti del progetto è anche sparito il nome dell’architetto originario, tal Francesco Cellini.
Questo per limitarci ai fatti. I puri, semplici e incontrovertibili fatti: dicevano una cosa, ne stanno facendo un’altra. Pace.
Poi ci sono altre cose che servono a rendere l’idea. Ad esempio: chi ha contestato il progetto sin da subito è stato additato come nemico della comunità di Castelluccio. Sapete quanti abitanti fa Castelluccio? Secondo il censimento del 2011, centoventi, ma l’ultima rilevazione statistica parla di appena otto persone che ci vivono stabilmente, estate e inverno.
Siete svegli e avete capito: i 10 ristoranti e le 18 attività commerciali, per lo più, non appartengono alla gente di Castelluccio. Quindi sarebbe stato più corretto parlare di «torto ai commercianti» più che di odio verso gli abitanti del borgo.
[Tra l’altro, questa retorica del «taci, tu non ci vivi» ha stancato: fatemi capire, se domani buttano giù il Colosseo per farci un parcheggio, io dovrei stare zitto perché non vivo a Roma?]
E ancora: con una spocchia che persino io ho ritenuto eccessiva, ricordo che, durante un dibattito su questa vicenda, la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini mi corresse quando parlai di «centro commerciale». Disse: «È una struttura per negozi e servizi». Che a me parve una splendida prova di retorica, ma forse, ora che ci ripenso, in realtà era una vaga presa in giro.
Una nota tecnica: il progetto, stando alla determina del dirigente, avrebbe carattere temporaneo, quindi, almeno in teoria, prima o poi demoliranno tutto. Sapete che c’è, però? I soldi per la distruzione del complesso non sono stati stanziati. Quindi quel «temporaneo» è solo un bell’aggettivo su un documento ufficiale, che potrà essere modificato in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo, senza tante spiegazioni.
Alla fine butteranno giù quel che resta di Castelluccio e rimarrà solo il centro commerciale.
Non vi lamentate: le lenticchie ci saranno lo stesso.
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