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Crollo del ponte Morandi, no fatalità ma precise responsabilità!

Arrivano come un pugno nello stomaco le immagini del crollo del ponte Morandi a Genova, mentre i soccorritori scavano tra le macerie cercando le persone scomparse e si spera che la conta delle vittime non salga ulteriormente.

Una tragedia che colpisce ancora una volta il nostro paese, lasciando dietro di se morti e devastazione e tante domande che rimangono senza risposta.

Alcune cose però le sappiamo, una di queste è che le fatalità non esistono.

Le cose accadono perché sussistono le condizioni affinché si realizzino e ciò che è reale e determinante in questa tragica storia sono le priorità politiche che questo paese si è sempre dato e la messa in sicurezza dei territori non è mai stata una di queste.

Prioritario, e lo dimostra la tarantella sulle grandi opere che 5 stelle, leghisti e pd stanno facendo da quando questo governo è stato eletto, è l’equilibrismo politico, quello dei grandi interessi, il business delle grandi opere inutili figlie degli interessi dei soliti noti. Il denaro è ciò che muove il business delle grandi opere, non la sicurezza dei cittadini, un sistema che il governo “del cambiamento” aveva detto avrebbe disarticolato ma noi lo vediamo ancora vivo e vegeto, pronto a drenare altri soldi pubblici ed indirettamente sottrarre a tutti noi il denaro necessario per vivere senza rischiare di morire nei nostri territori.

Non c’è solo qualcosa che non funziona, non si tratta di fare tarantelle polemiche, è un sistema marcio che continua a vivere e rinnovarsi, nonostante le roboanti dichiarazioni dei volti politici della tv.

I politici nostrani tramite tweet e brevi dichiarazioni si accusano a vicenda, provando a tenere per ora bassi i toni nonostante la campagna elettorale perenne e convergendo su un generico “le responsabilità verranno accertate dalla magistratura”.

Abbiamo sperimentato in questo ultimo anno sulla nostra pelle cosa vuol dire svegliarsi in mezzo alle fiamme o avere la montagna che ti crolla sulla testa, pensiamo a quello che accade nel nostro paese ogni volta che piove un po’ più del dovuto, quando la terra trema, quando i treni deragliano. Tutti questi morti sono nostri, sono famiglie, gente comune, persone che vanno a lavorare, che portano i figli a scuola, che tirano avanti per come si può.

Per questo oggi pretendere che vengano bloccate le opere inutili e dannose non è una battaglia di parte, ma è punto di partenza se si vuole davvero dare le giuste priorità a questo paese. Con pochi centimetri di Tav quanti chilometri di strade e autostrade potrebbero essere messe in sicurezza? Questa domanda oggi pesa come un macigno e andrebbe posta a tutti coloro che occupano poltrone nelle istituzioni e che in questi minuti hanno il coraggio di mostrarsi in tv.

Siamo vicini a tutte le famiglie colpite da questa ennesima tragedia.

Anche per loro continueremo a lottare.

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