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Perchè le nazionalizzazioni? “Genova come il Vajont, una tragedia a dimostrazione che sono necessarie”

L’esempio citato dagli organizzatori della manifestazione del 20 ottobre è significativo. Il crollo nel 2018 del ponte di Genova gestito da Società Autostrade è un po’ come il cedimento di quella diga sul Vajont nell’ottobre del 1963. Mentre in Italia partiva il processo di nazionalizzazione dell’energia (dicembre 1962), una infrastruttura gestita da una azienda privata – la Società Adriatica di Elettricità – provocava una tragedia ed una strage dovute all’incuria, ai mancati controlli, alla supremazia degli interessi degli azionisti.

Sabato 20 ottobre una manifestazione nazionale (almeno 30 i pullman annunciati) chiederà che nell’agenda politica del governo e del parlamento torni di forza la questione della nazionalizzazione dei servizi , delle aziende e delle infrastrutture strategiche del paese. Non solo. L’intero sistema di welfare, devastato dai tagli, dalle privatizzazioni e dalle esternalizzazioni del personale, deve tornare in mani pubbliche per riaffermare la priorità degli interessi collettivi rispetto a quelli privati.

“Il liberismo ha fallito” ha affermato Viola Carofalo di Potere al Popolo “e il governo fa ancora finta di niente e si muove sulle coordinate di quelli precedenti.  Annuncia ma poi non realizza. La manifestazione di sabato è solo la prima di un autunno di lotte. I servizi devono ritornare in mani pubbliche  come una garanzia per la sicurezza e uno stop agli speculatori privati ”.

Pierpaolo Leonardi dell’Usb richiama un passaggio devastante come la modifica del Titolo V della Costituzione voluto dal governo D’Alema/Amato tra il 2000 e il 2001. “Hanno rovesciato il concetto di sussidiarietà affidando tutto ai privati e lasciando al pubblico solo quello che non interessava o costava troppo agli affaristi di ogni risma. L’escalation di privatizzazioni ha provocato danni profondi”.  Anche per Leonardi il “governo parla di nazionalizzazioni ma poi non le fa. E allora entrano in campo i lavoratori per costringere il Parlamento a discuterne”. Leonardi richiama poi le due leggi di iniziativa popolare sulle quali l’Usb sta raccogliendo le firme, in particolare contro la tagliola dell’obbligo di pareggio di bilancio introdotto arbitrariamente nell’art.81 in Costituzione durante il governo Monti e che strozza ogni tentativo di rimettere gli interessi popolari nelle priorità dell’economia.

Riccardo Libutti, del Comitato Attuare la Costituzione animato da Paolo Maddalena,  vicepresidente emerito della Corte Costituzionale ricorda come gli art.41,42 e 43 della Costituzione protegge l’iniziativa dei privati se ha una funzione sociale, ma il come sono andate le cose dimostra esattamente il contrario, “quella delle nazionalizzazioni è una battaglia a tutto campo, politica, culturale e giuridica. Aderiamo pienamente allo spirito della manifestazione del 20 ottobre”.

“Un piano straordinario per la casa con un milione di case pubbliche in dieci anni” è quanto ha rivendicato Giacomo Gresta (Asia/Usb). “Nel contratto di governo si parla solo di sgomberi delle case occupate, e si tratta di 48mila famiglie che hanno occupato per necessità. In Italia si spende solo il 3% del bilancio per l’edilizia pubblica, negli altri paesi europei  siamo a livelli del 2%/30%. Qui occorre un radicale cambiamento di rotta”.

Il VIDEO della conferenza stampa

Il corteo del 20 ottobre verrà aperto da una testa unitaria dietro lo striscione “Nazionalizzare, qui ed ora”. Subito dopo le realtà sociali e sindacali di Genova e poi le aziende dove i lavoratori hanno posto la questione della nazionalizzazione come unica soluzione credibile: dall’Alitalia all’Ilva, dalla Telecom alle aziende dei trasporti municipalizzate dove è in corso una lotta durissima contro la privatizzazione (vedi Atac, Anm ed altre).   A seguire tutte le organizzazioni che hanno aderito alla manifestazione: Unione Sindacale di Base, Potere al Popolo, Partito Comunista Italiano, Piattaforma Eurostop, ex Opg “Je So Pazzo”, Clash City Workers, Risorgimento Socialista, Rete dei Comunisti, Partito della Rifondazione Comunista, Noi Restiamo, Patria e Costituzione, Comitato  “Attuare la Costituzione, Senso Comune, Federazione dei Giovani Socialisti, Rete No War, BastAlternanza ed altre reti locali.

Il corteo partirà da Piazza della Repubblica (appuntamento ore 14.00) per concludersi a Piazza San Giovanni sfilando su via Merulana.  In chiusura gli interventi dei rappresentanti delle organizzazioni  promotrici.

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3 Commenti


  • Mirco

    Unica precisazione: la diga del Vajont non è crollata. E stato un pezzo del momte Toc che stccandosi è finito nel bacino e ha fatto traboccare l’acqua nella valle.


    • Redazione Contropiano

      precisazione corretta, la necessità di sintesi produce parzialità, grazie


  • Fabrizio

    Scusate, ma partecipa anche Rifondazione che faceva parte di quel governo Prodi bis che ha definitivamente svenduto le autostrade pubbliche ai Benetton. Faranno ammenda?

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