Nelle trattative tra banditi è come nelle partite a poker: non sei mai sicuro che l’altro non abbia un punto migliore.
Se poi hai cominciato da tempo ad accettare il ricatto delle riduzioni di spesa previste dalla manovra 2019, che puntano ovviamente verso le tue “misure simbolo” (quota 100 e reddito di cittadinanza), allora non ne puoi uscire vincente neanche se l’altro ha in mano una coppia di sette…
Ogni sera i due viceprimi ministri si riuniscono con il premier conto terzi e il ministro dell’economia altrettanto; ogni sera tagliano qui, limano là, abbassano una spesa per ingrandirne un’altra, e ogni giorno da Bruxelles arriva la telefonata che dice “Non basta ancora…”.
Non basterà mai, fin quando quel che verrà proposto al Parlamento con voto di fiducia da approvare in pochi minuti – a proposito, vi ricordate tutte le fole sulla “democrazia parlamentare” parlata, ma non difesa, dal presidente Mattarella? – non sarà più o meno uguale al testo che l’Unione Europea ha scritto a suo tempo.
Chiaro che qualcosina delle “misure simbolo” dovrà restare, per non far perdere completamente la faccia all’unico governo europeo che – a dispetto della logica e dell’onore di un paese – può ancora vantare un consenso maggioritario, per quanto diffidente. Come andiamo dicendo da giorni, alla fine ci sarà la “quota 100” per l’autista di Salvini e il reddito di cittadinanza per un residente a Pomigliano d’Arco. Ma la dimensione sociale di questi due eventuali provvedimenti è già morta sotto le sforbiciate quotidiane. Che peraltro non sono ancora finite.
Bruxelles, e Pierre Moscovici in particolare, da un lato fa caricare la pistola della procedura di infrazione (c’è uno staff che la sta preparando), dall’altra si dice oggni giorno più convinto che “sarà possibile evitarla”.
Facce da poker di lunga esperienza, sanno che una volta accettato il quadro delle compatibilità fissato nei trattati europei, la strada è segnata. Lì dovrai arrivare, anche se continui a recitare la pare del bastian contrario che ha strappato 10 dopo aver promesso 100.
L’ultimo intoppo è sorto intorno alla lettera che il governo ha spedito a Bruxelles nella notte di domenica, dopo il vertice quotidiano. Secondo le attese di Moscovici, lì ci dovevano essere i provvedimenti necessari a confermare la riduzione del “disavanzo strutturale” italiano. O perlomeno a tenerlo fermo.
Qui, nel gioco delle tre carte imbastito intorno alle “entrate stimate”, ci sono molte voci di dubbio realismo (come in ogni stima), e altre di sicuro sottostimate (le spese per affrontare le emergenze come alluvioni, crolli, frane, terremoti, ecc). Per Bruxelles ci sono ancora 3 miliardi che il governo gialloverde scrive sulla carta ma che non si sa da dove possono uscire.
Questioni di lana caprina, anche quantitativamente, ma utili a far capire a un esecutivo tronfio e dissennato che il gioco non è in mano sua. Per Bruxelles, infatti, sono inaccettabili come “entrate strutturali” (permanenti, insomma) misure che incidono per un solo anno contabile, come l’eco-tassa sulle auto di lusso o supermotorizzate. Vogliono “ciccia vera”, tagli su pensioni, sanità e – naturalmente – “sussidi improduttivi” come il reddito di cittadinanza. Per essere ancora più convincenti, nei giorni scorsi il governo tedesco ha chiesto esplicitamente la rinuncia a “quota 100” per le pensioni. Senza che nessun media mainstream avesse nulla da eccepire (pensate a cosa accadrebbe se fosse il governo italiano a pretendere misure di bilancio specifiche da parte del Parlamento tedesco) su una evidente invasione di campo.
Vero è che la Commissione Europea in scadenza (dopo le elezioni europee di maggio i governi nazionali indicheranno i nuovi “commissari”, e di certo la componente nazionalista sarà più nutrita di oggi, ma non conflittuale su questi temi; anzi…) deve affrontare contemporaneamente altre due grosse grane come la Brexit senza accordo e le ambasce francesi (Macron ha promesso ai manifestanti “correzioni” che costano tra i 10 e i 15 miliardi, con relativo – ennesimo – sforamento del 3&% di deficit). Dunque, in teoria, non ha alcun interesse a far partire per la prima volta una procedura di infrazione nei confronti del paese che è pur sempre la terza economia dell’Unione. Ma non può neppure accettare che dei parvenu ancora sulla porta dell’establishment continentale (ci entreranno, ci stanno entrando, non abbiate dubbi…) possano portare a case risultati rivendibili come “fine dell’austerità”. Sia pure delle dimensioni di una briciola.
Nello sforzo di trovare “coperture”, questi criminali improvvisatori hanno messo mano alle pensioni. Con la scusa del popolarissimo “taglio alle pensioni d’oro” hanno in realtà prorogato il blocco dell’adeguamento delle pensioni, sulla falsariga del famoso ed ignobile “meccanismo Letta”. L’indicizzazione resterebbe piena (100%) solo per gli assegni fino a 3 volte il minimo (circa 1.530 euro). La misura farebbe risparmiare circa un miliardo e mezzo in tre anni. Non male, per il “governo del cambiamento” che ancora dice di “voler rimettere qualche soldo nelle tasche degli italiani”.
Ricordatevene, quando incontrerete uno che ha la faccia di ripetere in queste ore: “Queste sono ore decisive per il dialogo con l’Europa. Tutto quello che potevamo fare lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo. Abbiamo fatto una legge di bilancio che mantiene le promesse e stiamo anche facendo un’offerta all’Unione Europea di riduzione del deficit, che ci permette quindi di stare non proprio del tutto nei parametri ma di dare un segnale di dialogo. Non ci sarà nessun accordo se ci chiederanno di tradire gli italiani. Ci sarà un accordo sulle promesse mantenute, non su quelle tradite“. Si chiama Di Maio, ed è abituato alle partite “in nero”…
E altrettanto dovrete fare con Salvini, visto che la cifra stanziata per ritoccare la legge Fornero (da 7 a 4,7 miliardi per l’anno prossimo, ma è su questa voce che Bruxelles sta facendo la massima pressione) è ormai scivolata a livelli tali da non coprire più che una fascia molto ristretta dei lavoratori che pure hanno i requisiti per usufruirne.
Ci sarà da divertirsi, quando milioni di persone si accorgeranno che anche questa manovra è l’ennesima “sòla”…
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