A Milano ci si aspetta un sabato di tensione. CasaPound ha annunciato per sabato prossimo, 23 marzo, una festa-concerto con il gruppo ZeroZeroAlfa, di cui fa parte Stefano Iannone, capo del suddetto gruppo fascista. Occasione della festa è la “celebrazione” del centenario della fondazione dei Fasci di Combattimento, avvenuta a Milano proprio il 23 marzo 1919 (e non a caso il concerto è annunciato per le ore 19.19). Si temono anche altre provocazioni, come un annunciato “omaggio” alla cappella degli squadristi del Cimitero Monumentale, fondata da Mussolini nel 1925, ma l’evento più importante resta il concerto, anche perché si attendono autobus organizzati da altre città italiane e forse europee. Il luogo del concerto è tenuto segreto, come sempre in queste occasioni, ma sarà un luogo privato comunicato poche ore prima.
Le iniziative fasciste hanno avuto un’immediata risposta da parte del sindaco Sala, che ha chiesto al questore e al prefetto di vietarle, cosa che in effetti è avvenuta limitatamente alla possibilità di sfilare in corteo, ma non per il concerto. E’ indispensabile, comunque, che i democratici sabato siano in piazza a vigilare in massa e non deleghino l’antifascismo alle istituzioni che ne hanno fatto un rituale vuoto di significati. Tra l’altro, il principio della non delega alle istituzioni si colloca, in questo momento, in un quadro cittadino che ne accresce il significato.
Infatti, lunedì scorso 18 marzo, il consiglio comunale di Milano ha approvato una grottesca mozione di “sostegno umanitario” al Venezuela in cui si dice, tra altre sciocchezze, che “il presidente Guaidò insediatosi in forza delle sue prerogative costituzionali (sic) rappresenta un grande segnale di libertà per il popolo venezuelano e per gli italiani residenti in Venezuela”.
Riproduciamo in copia la mozione affinché i lettori possano apprezzarne la miscela di falsità e di luoghi comuni sparsi a piene mani dai reazionari di tutto il mondo. Tale mozione non è stata proposta, come si potrebbe immaginare, da un consigliere di estrema destra, bensì da Enrico Marcora, eletto nella Lista Sala.
Per la cronaca, la mozione ha ottenuto i voti della maggioranza e di parte della minoranza consiliare e non è stata approvata soltanto dai consiglieri di Milano Progressista (lista proposta a suo tempo da SEL), dal consigliere di Milano in Comune (lista vicina al PRC), dai 5Stelle (che a Milano hanno solo tre consiglieri) e da un consigliere del PD. Nella stesura iniziale, la mozione proponeva nientemeno di dare a Guaidò la cittadinanza onoraria di Milano, ma questo obbrobrio è stato stralciato su richiesta del sindaco. Ciò evita un’onta a Milano, ma non cambia la sostanza politica dei fatti.
E’ noto che la città di Milano è retta da una giunta di centro-sinistra che si dichiara antifascista e antirazzista. Le sale comunali sono vietate alle iniziative dei gruppi fascisti, mentre il Comune ha più volte promosso manifestazioni di carattere antirazzista. Se ci si ferma alla superficie, dunque, l’approvazione di una mozione di sostegno a un golpista quale è Guaidò può sembrare incoerente con la politica della maggioranza di Palazzo Marino.
Non è così, poiché esiste una logica precisa che unifica tali scelte. Come abbiamo scritto più volte, la giunta milanese di Sala è espressione di quel capitalismo “moderno” ed “europeo” che ha avuto nell’Expo la sua manifestazione più importante. Un capitalismo che vuole una città in linea con le altre metropoli europee, agganciata al carro delle regioni più ricche e produttive dell’Unione e che sogna qualche grande opera come la riapertura dei Navigli o eventi come le Olimpiadi invernali.
Non è un caso che il sindaco Sala abbia votato Si al referendum sull’autonomia differenziata promosso due anni fa dalla Lega, intravedendo la possibilità di realizzare un progetto di cooperazione tra regioni europee ricche. E’ chiaro che una città di questo tipo ha bisogno di un’amministrazione efficiente e adeguata ai tempi e vede nei fascisti degli ingombranti e fastidiosi rottami del passato. Ma questo non significa, anzi si oppone, a denunciare che l’origine del fascismo sia nel capitalismo, ieri come oggi. Tra l’altro, i fascisti sono sempre pronti a riemergere nei momenti di crisi economica e di grande difficoltà delle classi popolari, come quello attuale.
Nella stessa cornice politica, la giunta Sala è disposta a mettere al bando il razzismo e accettare sul proprio territorio una percentuale importante di migranti, superiore alle altre città, nel quadro dello sviluppo produttivo. Giova ricordare che in occasione dell’ultima manifestazione antirazzista milanese la posizione di Sala si sia espressa ponendo in relazione il grande numero di migranti che abita Milano con l’importante percentuale di PIL che il capoluogo lombardo offre all’Italia. I migranti, quindi, non ostacolano la produttività, fatto che è un’evidenza, ma che non può costituire la motivazione per essere antirazzisti e che soprattutto non deve far dimenticare la realtà di sfruttamento e di discriminazione a cui tali lavoratori sono spesso sottoposti.
Nella politica della giunta milanese, dunque, antifascismo e antirazzismo sono, al di là di qualche afflato umanitario, funzionali alla realizzazione di una città “europea” di capitalismo avanzato. Per questo, non desta stupore che quando un popolo, come quello venezuelano, cerca di emanciparsi dal capitalismo autodeterminando il proprio futuro, la narrazione della città “democratica” del centrosinistra entri in crisi sino a giungere a sostenere un personaggio come Guaidò. Salvo poi, tra qualche anno, firmare magari unappello contro le persecuzioni dei democratici che sarebbero certe se il golpista filoamericano riuscisse disgraziatamente a giungere al potere.
Questo tipo di antifascismo e di antirazzismo va denunciato e respinto e proprio per questo gli antifascisti milanesi devono essere in piazza sabato con la chiarezza politica che il fascismo è uno degli scenari possibili del capitalismo e che nessuna battaglia antifascista può essere coerente ed efficace se prescinde della consapevolezza di tale realtà.
Sabato 23 sono previsti a Milano due presidi: in mattinata dalle 9.30 in poi al Cimitero Monumentale e dalle 14 in Piazza San Sepolcro, dove era la prima sede dei Fasci di combattimento.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa