Domani a Roma, Potere al Popolo terrà la sua sesta assemblea nazionale. La prima nel novembre del 2017 (Teatro Italia) lanciò il percorso, una seconda (Teatro Ambra Jovinelli) varò il nome e il simbolo, la terza (Teatro Italia) subito dopo il risultato elettorale del 4 marzo, fu quella che materializzò la possibilità che Potere al Popolo potesse diventare altra cosa da una semplice coalizione elettorale.
Questa sesta assemblea in poco più di un anno e mezzo, scandita in mezzo da altre assemblee nazionali organizzate anche con i tavoli di lavoro (Napoli, Roma) e da un campeggio la scorsa estate a Marina di Grosseto (e convocato anche quest’anno a fine agosto a Isola Capo Rizzuto) dovrà fare un bilancio delle cose fatte e decidere il programma di azione dei prossimi mesi in un contesto complicato, pieni di variabili ma che richiede una presenza e un intervento capaci di portare le energie disponibili, e quelle da acquisire, fuori dal pantano.
Un governo fragile, sempre più a trazione leghista, sta facendo precipitare il paese indietro di decenni. Decreti sicurezza che puzzano di fascismo, decreti “sblocca cantieri” che promettono di ricoprire il nostro paese di cemento bypassando i controlli e regalando il territorio alle mafie, autonomia differenziata che creerà un Sud sempre più periferico e desertificato e un Nord dove solo i ricchi vivono bene… Nel frattempo l’economia è ferma, il ricatto lavorativo enorme, non c’è nessuna risposta su temi sociali come la scuola, la casa, la sanità…
Di fronte a tutto questo non si può confidare in nessuna opposizione parlamentare. Perché PD e soci, al di là della facciata, non si discostano dall’impianto classista di molti provvedimenti di questo Governo, che sperano cada per i diktat dell’Unione Europea o per la speculazione finanziaria.
Sembrerebbe quindi non esserci speranza. E invece non è così. Fuori dal perimetro parlamentare, sui posti di lavoro e sui territori, si moltiplicano segnali di resistenza collettiva e individuale. A fianco alla domanda di sicurezza, di autorità, a fianco a questa guerra fra poveri che è il frutto della crisi e degli interessi dei ricchi, in Italia esiste anche una domanda di riscatto, di giustizia, che resta ancora inevasa.
È a questa domanda di cambiamento che Potere al Popolo vuole dare voce, sin da quando è nato e soprattutto quando ha superare tornanti difficili (i risultati del 4 marzo 2018, aver saltato un giro alle europee) che avrebbero tagliato le gambe a qualsiasi altra esperienza politica. Dopo un anno e mezzo Potere al Popolo si ritrova ad essere una delle più importanti realtà organizzate e dinamiche del paese e si assumendo una grande responsabilità: diventare uno strumento collettivo per cambiare le cose. Per arrivare a incidere però occorre crescere in quantità e qualità, organizzarsi sempre meglio, allargare il confronto e la partecipazione.
Oggi a Roma, alla vigilia dell’assemblea, si riunisce il coordinamento nazionale di Potere al Popolo, mentre l’assemblea si terrà domani a partire dalle 10.00 presso lo spazio Spin Time Lab, via Santa Croce in Gerusalemme 63 (Metro A Manzoni o San Giovanni, Metro C San Giovanni)
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