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Razzismo industriale nel bresciano. “I corrieri li vogliamo solo bianchi”

“Chiediamo tassativamente, pena interruzione di rapporto di fornitura con la vs Società, che non vengano più effettuate consegne utilizzando trasportatori di colore e/o pakistani, indiani o simili”.

E’ questo il testo choc della mail inviata dalla Chino Color srl – un’azienda di lavorazione di metalli nel Bresciano – il 21 giugno scorso, a tutti i suoi fornitori.  A rendere noto il documento è stato “Il giornale di Brescia”. La denuncia sarebbe partita da una delle aziende fornitrici che ha ricevuto il messaggio.

Nella comunicazione mail, che ha per oggetto “comunicazione importante”, è scritto che: “Gli unici di nazionalità estera che saranno accettati saranno quelli dei paesi dell’est, gli altri non saranno fatti entrare nella nostra azienda né tantomeno saranno scaricati”.

La Chino Color srl, è una azienda di Lumezzane nata nel 1929 e che nel suo sito così dichiara: “Qualunque azione o attività aziendale è coerente con i nostri valori di base, che rappresentano delle fondamentali regole di condotta da applicare nel lavoro quotidiano. I nostri valori base si fondano su un totale rapporto di fiducia con i nostri clienti con il fine ultimo di soddisfare o, nei limiti del possibile, superare le loro aspettative”.

Diciamo che con quel messaggio mail l’azienda ha indubbiamente chiarito quale siano i suoi valori di base ed ha sicuramente superato le peggiori aspettative. Sembra che il problema sia nato dagli orari delle consegne, ma un corriere o è puntuale o non lo è, non che dipenda dalla “razza”.

Il boicottaggio di questa azienda razzista, con ogni mezzo necessario, diventa quindi conseguenza morale e naturale.

Queste sono le coordinate per cominciare a inviare quantomeno messaggi di protesta alla Chino Color srl: Via Alessandro Manzoni 1/8, 25065 Lumezzane (BS)
Telefono: +39 030 8920861- +39 030 8920862
Fax: +39 030 826226
E-mail: info@chinocolor.com

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A seguire, il commento di Giorgio Cremaschi, portavoce di Potere al Popolo, che conosce benissimo la “cultura” degli imprenditori bresciani.

INDIGNA MA NON STUPISCE IL RAZZISMO PADRONALE A LUMEZZANE.

Provincia di Brescia, migliaia di fabbriche, costruite col sudore di centinaia di migliaia di immigrati, prima meridionali oggi extracomunitari.

Cittadina ricchissima con tanti piccoli e medi imprenditori che esportano in tutto il mondo. Molti di loro profondamente reazionari, qui si lavora e niente sindacati, conosciuti proverbialmente come tali anche nel resto del padronato bresciano.

A Lumezzane, durante la repubblichetta fascista di Salòm il collaborazionismo imprenditoriale coi nazisti fu diffuso, i partigiani lo raccontavano con rabbia ed indignazione.

Nel dopoguerra, fino alla Strage di Piazza della Loggia, Lumezzane fu sede di gruppi neofascisti e di ricchi finanziatori del MSI di Almirante.

Evidentemente il filo nero di quel fascismo padronale è giunto fino ai razzisti di oggi, che non si vergognano di pretendere che solo i bianchi facciano consegne in fabbrica.

Quel filo nero a Lumezzane c’è sempre stato, ma riemerge oggi sfacciatamente perché al governo c’è Salvini, che in quello filo nero si arrotola con gusto e ottusa protervia.

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1 Commento


  • Giordano Bruno

    Un commento a lato. Pur di non dire “vogliamo solo fattorini bianchi”, questo italianissimo padrone adotta un registro burocratichese insulso. Sarà che aveva troppa vergogna a leggersi scrivere “no negri”? Qual è il motivo? Magari se uno gli chiede se è razzista, quello ti fa pure “non è possibile, faccio le adozioni a distanza”.
    ll suo giro di parole antropologicamente e geograficamente orrendo denota ancora di più l’ignoranza “di classe” dietro a questo suo pensiero:
    – confonde nazionalità con fenotipo
    – Pakistan e India sono paesi dell’Est pure loro
    – gli italiani erano (nazionalmente) classificati come “people of color” nello stesso miscuglio che lui fa (il meglio del suo peggio è quell'”e/o” fra “di colore” e “pakistani”)
    Insomma, un padrone molto confuso su tutto fuorché sul “razzismo multilevel” che tende a stratificare ancora di più un mercato del lavoro già etnicizzato, tirando inesorabilmente verso il basso salari e diritti per tutti, bianchi neri rossi e a pallini.

    P.S. due refusi sull’articolo:
    – chinO color, non chinA color come scritto nel terzo rigo;
    – l’azienda non è nata nel 1029 come scrivete.

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