Avete presente quando fate una critica al cosiddetto «mondo libero» e vi sentite rispondere che «potete sempre andare a vivere a Mosca/Pechino/Pyongyang»?
Una volta era una battuta da bar, adesso è diventato un argomento che viene usato seriamente dai governi del cosiddetto mondo libero e dai vari non sempre disinteressati cantori della libertà e della democrazia.
All’inizio di questa guerra, una nota rivista statunitense aveva fatto una copertina con un carro armato russo e il titolo «The return of history», il ritorno della storia.
Una risposta ai tanti che credevano – qualcuno lo crede ancora – che la storia fosse finita con il crollo dell’Unione Sovietica: il mondo libero ha vinto e questo è il suo ordine. Obama una volta disse che «questo è il miglior momento storico di sempre per vivere». Il concetto è quello.
Ovviamente la storia non è mai finita, e solo da questa parte del mondo lo abbiamo pensato sul serio. Il dibattito sul ritorno della storia è morto sul nascere – troppo difficile -, stroncato da quello sulla necessità di armare il popolo ucraino aggredito dall’invasore russo.
Tutto bene, ma due giorni fa il capo del Pentagono Lloyd Austin ha chiarito che al suo paese – e anche ai nostri – degli ucraini gliene frega fino a un certo punto, perché l’obiettivo finale è, cito, «indebolire Putin per impedirgli di fare altre guerre».
[State tranquilli, di tutto questo non terremo conto quando a breve il nostro parlamento discuterà di un nuovo pacchetto di finanziamenti per fornire armi all’Ucraina: si dirà ancora che è per foraggiare la loro “resistenza”]
La verità è che, nella seconda metà del XX secolo, la sola esistenza dell’Unione Sovietica aveva portato il mondo libero a concedere diritti sociali e civili in discreta quantità: bisognava dimostrare che il paradiso socialista non era tale, e che i lavoratori e i poveri stavano meglio da questa parte del mondo che da quell’altra. Era vero, peraltro.
Adesso però le cose sono cambiate. I diritti sociali vengono considerati come un inutile orpello ideologico che frena l’impetuosa avanzata della nostra libertà. Il conto del tanto che abbiamo perso e del nulla che abbiamo guadagnato negli ultimi trent’anni non è difficile da fare. Riforme, pacchetti, liberalizzazioni, tagli: avete capito, no?
Tutto questo per dire cosa? Che da qui in avanti tendenzialmente si abbandonerà la retorica della resistenza ucraina e si passerà a quella della difesa del mondo libero contro i suoi nemici. Perché, almeno nelle dichiarazioni, la guerra in Ucraina pare destinata ad allargarsi (o a durare moltissimo) e ognuno verrà chiamato a fare la propria parte.
Ci sarebbe da chiedersi quale “mondo libero” si vorrebbe difendere. E soprattutto a quanti milioni di persone verrà chiesto di soffrire per farlo.
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