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Contro la guerra? Sì, ma non parliamo di Trump, Usa, Nato, imperialismo…

Erano partiti benissimo, bisogna dire:

Il generale Qassem Soleimani è rimasto ucciso con altri 7 (i feriti sono almeno 12 soldati iracheni oltre a diversi civili) in un attacco con elicotteri e razzi all’aeroporto di Baghdad per mano di Trump.

Adesso basta! Mentre ci dilettiamo a discutere se Carola Rackete debba o meno indossare il reggiseno salvando gente in mare, se quello del sindaco sia un lavoro o diletto, se il Papa abbia o meno il diritto di irritarsi contro una maleducata, non vediamo che abbiamo mostri in casa e mettiamo trappole per topolini.

Per ARCI-ANPI-CGIL è fin troppo chiaro che non è, come narrato dalle destre sovraniste, uno scenario lontano che riguarda qualche minoranza o parti arretrate del mondo, fatti che comunque meriterebbero aiuto e attenzione: i padroni della guerra stanno ancora una volta mutando gli scenari mondiali. L’abbiamo capito? o serve uno schemino?

In effetti quel che sorprende è la firma (Arci-Anpi-Cgil), ma per il resto non si può che essere d’accordo. Specie se poi, com’è giusto, si spiega con grande precisione la “causa” vera di qualsiasi guerra:

La guerra è il fenomeno invisibile responsabile di fenomeni visibili, quali per esempio le migrazioni, ma anche creatrice di logiche economiche in grado di influenzare i mercati finanziari. Il potere e non la politica è responsabile della distruzione della pace. Oggi, dopo l’arrogante attacco di Trump, ci avviamo verso uno scenario diverso, dove la violenza della guerra non sarà più a bassa intensità, ma centro economico fondamentale che potrebbe chiamare in causa altre superpotenze interessate all’IRAQ e all’IRAN, paesi certamente non rispettosi dei diritti umani ma non per questo attaccabili secondo i ”capricci” delle finanze statunitensi. La NATO prende silenziosamente le distanze, la Cina in area di accordi commerciali si attesta su un timido richiamo. Trump rilancia cinicamente l’economia statunitense, grazie al 60% del PIL prodotto dall’indotto bellico . La guerra vale 1800 miliardi di dollari l’anno, oltre il 2 per cento del Pil mondiale. Le imprese che producono materiale bellico operano in regime di oligopolio con fatturati superiori al PIL di stati anche sovranisti. Il 50% della ricchezza mondiale è in mano a molto meno dell’1% della popolazione.

Le spese militari nel modo di produzione capitalistico sostengono il profitto e di fronte a deflazione,disoccupazione, contrazione dei consumi e sovrapproduzione, rappresentano un settore che permette rendimenti assai elevati.

La guerra serve a distruggere capitale in eccesso per rilanciare nuovi cicli di crescita. Così affronta la crisi il cinico mondo delle finanze mondiali.

Inevitabilmente, visto che il comunicato è firmato dalle sezioni locali livornesi delle tre organizzazioni, si chiude il discorso cone l’invito a organizzare una manifestazione davanti alla base Usa-Nato di Camp Darby.

Il ruolo di CAMP DARBY, il più grande deposito di mezzi militari e armamenti al di fuori degli USA, appare grave anche in questo scenario. Con Trump è ancora più evidente la gravità dell’aver ceduta la sovranità di un pezzo di territorio italiano, le cui attività sono classificate come segreto militare, impedendo anche la diffusione dei piani di sicurezza per le popolazioni residenti nelle vicinanze. Livorno non può restare muta mentre avvengono atti di una gravità irreparabile. Chiamiamo istituzioni, cittadini/e lavoratori/trici a una grande mobilitazione. Le armi verso il Medio Oriente e l’Africa passano dal nostro porto. Le mani dei nostri lavoratori/trici aiutano il traffico di armi. Adesso è l’ora di dire basta.

Senza ironia, da applausi. Praticamente la stessa identica presa di posizione con cui Potere al Popolo, in Toscana, ha convocato una manifestazione proprio davanti alla base di Camp Darby, domenica 12 gennaio.

Non c’è bisogno di ricordare che Livorno è città di sinistra, sanguigna, I cui attivisti politico-sindacali sono culturalmente sempre più a sinistra delle organizzazioni nazionali di appartenenza. Essere contro la guerra, chiamando i guerrafondai per nome e cognome, sta nell’ordine “naturale” delle cose. Che senso avrebbe, infatti, dichiararsi “contro la guerra” e glissare sui responsabili? Sarebbe come dirsi “contro la violenza” e poi rifiutarsi di distinguere tra il violento e la vittima. Insomma, se non si individua l’avversario vero, si fa moralismo d’accatto.

Ma una sortita così “estremista” non poteva passare inosservata neanche ai vertici nazionali di Arci, Anpi e Cgil, che sull’argomento prendono gli ordini dai vertici del Pd e dunque dal governo in carica.

Non sappiano quante telefonate e incontri ci sano stati. Né quante parole grosse siano volate tra i vertici e i “soliti livornesi”. Però l’iniziativa ha cambiato radicalmente di segno.

Invece di una manifestazione antimperialista a Camp Darby, una più anodina “manifestazione per le vie della città”.

Invece di una critica feroce di questa guerra, voluta (ma con qualche timore di andare davvero allo scontro) dagli Usa e da Trump, i versi della poesia Promemoria del gradissimo Gianni Rodari.

Bellissimi, ma senza alcun riferimento (impossibile per definizione) al presente concreto, al fatti di cui si parla e contro cui ci si voleva schierare.

Da un gesto politico forte a un singhiozzo imbarazzato. Livorno e i pacifisti di questo paese non meritano queste stronzate. La guerra è una cosa troppo seria per farci sopra questi giochetti da complici…

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1 Commento


  • jeff hoffman

    non avete parlato del 25 gennaio, rete civica livornese e tavolo pace e fronte imperialista hanno indetto un ispezione dei lavori in corso a camp darby per la giornata globale di mobilitazione contro la guerra in iran. 25 alle ore 11 al bombolone del gas-poi pranzo e assemblea al circolo arci

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