In queste settimane di allarme Coronavirus c’è stato un enorme rimosso: il gran numero di detenute e detenuti che affollano le carceri del nostro paese.
Mentre in tutto il circo mediatico che si sta rappresentando lungo l’intero arco delle 24 ore delle giornata impazza la babele e un vortice di messaggi schizofrenici, mentre starlette, uomini politici, virologi, presunti scienziati, esperti di tutto e di niente consumano infinite giornate di trasmissioni televisive ed occupano tutti gli spazi d’informazione e di cosiddetto intrattenimento, mentre si sta consumando una tragedia con aspetti assolutamente nuovi ed inediti, mentre tutto ciò monta a mò di una maionese acidula nessuno di questi sacerdoti della comunicazione e del comando ha mai esposto un pensiero di attenzione e di considerazione per l’ampia popolazione carceraria che sopravvive ristretta in un universo/carcerario che già – ordinariamente – mostra orrori e dispositivi punitivi di ogni tipo.
Era evidente che in un contesto di tale tipologia prima o poi doveva palesarsi l’urlo di sofferenza di chi è escluso di tutto e che – a seguito dei provvedimenti governativi degli ultimi giorni – è costretto a subire effetti ancora più restrittivi in materia di socialità, di rapporti con le famiglie e di un possibile usufrutto dei già limitati permessi premi e/o temporanei.
Oggi questa vera e propria pentola sociale ha iniziato a saltare e si è riproposto l’abituale scenario che si è sempre configurato quando la popolazione carceraria ha tentato di prendere parola a fronte di un indecente muro di gomma e di ipocrisia che vige attorno a queste tematiche.
Le carceri della Campania stanno vivendo ore di preoccupazione e di agitazione da parte dei detenuti rinchiusi. Nel grande carcere di Poggioreale a Napoli ed in quello di Carinola (Caserta), noto per la vigenza di alcuni braccetti speciali, si sono registrate fermate dei detenuti e proteste.
Rivolte, anche violente, si sono verificate in altri istituti. La situazione più seria al momento sembra essere quella di Modena, dove i detenuti hanno «conquistato» gli spazi comuni arrivando fino alla portineria, provocando l’uscita del personale presente: una ventina tra agenti di custodia (due dei quali leggermente feriti) e personale sanitario. Fuori dall’istituto sono arrivati poliziotti in tenuta antisommossa, vigili del fuoco e le autorità di pubblica sicurezza.
A Frosinone un centinaio di detenuti ha scavalcato alcuni muri interni della prigione – senza quindi evadere, come si era pensato in un primo momento – e chiesto di parlare con il garante regionale Stefano Anastasia, che è giunto sul posto.
A Salerno, invece, nel carcere presente nella zona di Fuorni, c’è stata una protesta dura e radicale. Oltre 200 detenuti sono saliti sui tetti per protestare contro la sospensione dei colloqui con i familiari. Abbiamo visto levarsi da alcuni reparti fiamme che testimoniano della radicalità delle forme di lotta adottate dai detenuti.
In serata centinaia di agenti della Polizia Penitenziaria, coadiuvati da polizia e carabinieri hanno fatto irruzione nell’edificio e – da come recitano le agenzie di stampa – sarebbe stata “riportata la calma ristabilendo l’ordine nell’intera struttura”.
Sulle modalità adottate per “ristabilire la calma” lasciamo ai nostri lettori immaginare le forme e gli strumenti adottati a tale scopo.
Segnaliamo che nelle ore della protesta dei detenuti in alcune pagine Facebook di alcuni “sindacati” della Polizia Penitenziaria potevano leggersi commenti che invitavano a “regolare i conti con la feccia”, “ad utilizzare i manganelli con la necessaria determinazione” e “stroncare ogni velleità dei delinquenti”.
Questo a dimostrazione del clima oggettivo di odio e livore che lievita contro i detenuti e che le politiche securitarie degli anni trascorsi hanno contribuito a radicare profondamente.
Naturalmente – in sintonia con il clima di repressione di cancellazione di ogni anelito di civiltà giuridica di cui i recenti Decreti Sicurezza sono una compiuta esemplificazione – non si registrano voci a difesa delle condizioni di vita e di salute dei detenuti anzi, come se non bastasse, alcuni aspetti afferenti alla governance dell’emergenza/Coronavirus stanno contribuendo ad una ulteriore involuzione autoritaria della società.
Torna, quindi, necessaria ed oltremodo urgente, l’importanza di un provvedimento svuotacarceri che ristabilisca dignità, condizioni di civiltà generalizzate e l’affermazione di una cultura giuridica garantista a fronte del clima forcaiolo e giustizialista che da tempo – troppo tempo – vige nel nostro paese.
Le carceri sono una autentica discarica sociale su cui è sceso l’oblio ed un silenzio complice verso le aberrazioni che, quotidianamente, si consumano. Nella complicata situazione generale delle ultime settimane la popolazione carceraria corre il concreto rischio di pagare un ulteriore prezzo umano e materiale.
E’ tempo di squarciare questo tetro velo di violenza, di oscurantismo e di sopraffazione. E’ tempo di una battaglia culturale e politica che alluda a forme di Amnistia/Indulto per determinare spazi e condizioni di libertà.
Tacere o voltare lo sguardo da un’altra parte sarebbe imperdonabile!
P.s. Qui il video della protesta a Poggioreale (Napoli).
ADESSO AL CARCERE DI POGGIOREALE!
I detenuti sono saliti sul tetto. L’emergenza coronavirus esiste anche nelle galere. Nessuno faccia finta di niente.
Da ieri i detenuti di alcune carceri italiane (come a Salerno, o Poggioreale) hanno fatto sentire la propria voce contro chi ha deciso di sospendere i colloqui con i familiari.
Le proteste rivendicano cose importantissime, come ad esempio il diritto ad avere un trattamento degno, ricevere più umanità!
Qualcuno in questo Paese ha pensato di fare, ancora una volta, cittadini di serie A e di serie B: e così i detenuti appartengono alla seconda categoria, dimenticati da tutti.
Che lo Stato faccia subito qualcosa per ribaltare la situazione perché è davvero indecente. Che lo Stato trovi un’alternativa al carcere per questi esseri umani, uguali a tutti gli altri!
P.s. 2. In questo momento (ore 17 circa) dovrebbe essere in corso l’irruzione. La celere mantiene, a fatica, i familiari distanti dal carcere. Tutte le foto seguenti si riferiscono alla situazione di Poggioreale.
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