Si è inasprito, dopo l’elezione al governatorato di Takeshi Onaga nel novembre 2014 e la sconfitta dei partiti nazionalisti di governo a dicembre, l’annoso contrasto sulle basi statunitensi che da decenni occupano una porzione consistente dell’isola meridionale di Okinawa.
Lunedì Onaga ha ordinato il blocco dei lavoro sottomarini sul sito scelto da Tokyo e dalle autorità militari Usa per la ricollocazione dell’attuale base navale di Futenma, sempre sulla stessa isola.
Se i lavori, affidati a maestranze selezionate dal ministero della Difesa non dovessero interrompersi entro domenica, il governatore ha minacciato di cancellare i permessi di concessi dal suo predecessore. Al centro della contesa attuale, apparentemente la natura sottomarina della baia di Henoko, dopo che un blocco di cemento calato in mare come base di futuri scavi ha danneggiato un banco di corallo. Timori in questo senso erano già stati sollevati dalla popolazione locale e da numerosi gruppi ambientalisti e di sinistra.
Il governatore è un acceso nazionalista che però, al contrario del governo nazionale, non ha mai fatto mistero della sua volontà di lavorare per accelerare l’abbandono di Okinawa dei numerosi contingenti militari statunitensi ponendosi così in contrasto diretto con il premier Shinzo Abe che intende invece rilanciare l’alleanza con Washington per contenere la crescente potenza cinese e la presunta minaccia nordcoreana.
Lo spostamento della base di Futenma, presso il capoluogo isolano Naha, collocata in un’area densamente popolata e circondata dalla crescente insofferenza della popolazione civile per quanto costituisca una relativa fonte di reddito per la comunità, prevederebbe la costruzione di un nuovo aeroporto militare nel mare prospiciente la base di Camp Schwab, con potenziali conseguenze sull’ecosistema marino.
Okinawa ospita 27.000 dei 50.000 effettivi statunitensi di base in Giappone, ma da lungo tempo i problemi generati dalla presenza in un contesto di spazio limitato e in un ambito socio-culturale con caratteristiche specifiche anche rispetto al resto del paese, ha visto crescere tensioni e proteste contro le basi, mentre il piano di ricollocazione approvato da Washington e Tokyo nel 1996 è sostanzialmente fermo.
Alla fine di febbraio la polizia giapponese aveva preso in consegna due attivisti antimilitaristi nipponici arrestati dai soldati di Washington proprio nel corso di una manifestazione contro la presenza militare statunitense ad Okinawa e la realizzazione della base di Henoko. I due attivisti, arrestati perché avrebbero tentato di penetrare all’interno della base di Camp Schwab. Uno dei due attivisti arrestati era Hiroji Yamajiro, il leader del gruppo Okinawa heiwa undo senta (Centro della pace di Okinawa). L’arresto dei due noti militanti aveva scatenato nei giorni seguenti nuove proteste, e in piazza davanti alla stazione di polizia di Nago si erano concentrate alcune centinaia di persone per chiedere il rilascio dei due attivisti. “Se pensano che fermeranno i dimostranti dall’innalzare le loro voci contro la costruzione della base di Henoko arrestandoli, si sbagliano” aveva detto alle agenzie di stampa una donna di 80 anni, una tra le dimostranti più determinate.
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