Il dibattito alla Camera ha mostrato come tutto il sistema politico, quello nazionale come quello regionale, di governo come di opposizione, si sia rivelato totalmente impreparato e inadeguato ad affrontare l’epidemia.
Il Parlamento, riempito per un sesto per ragioni di sicurezza, era in realtà vuoto di idee e anima.
L’intervento di Conte è stato freddo e burocratico nel peggiore democristianese: “abbiamo fatto tutto quello che potevamo”, “quello che non si è fatto si farà”, “lasciateci lavorare”, “del senno di poi son piene le fosse”, la più sciocca citazione manzoniana possibile.
Le opposizioni di destra hanno mostrato tutta l’inutilità, oltre che il ridicolo, del loro armamentario pre-crisi: “riducete le tasse alle imprese”, “chiudete le frontiere ai cinesi”, “non ci avete ascoltato”, ma cosa dicevano poi?
Il PD E il M5S invece hanno detto “viva il paese unito”, “vogliamoci bene”.
Le domande che si fanno tutte le persone normali sono altre: perché se da gennaio siamo in emergenza, come ha detto il presidente del consiglio, mancano ancora le mascherine e le protezioni ai sanitari, si fanno i tamponi a Dybala ma non ai medici?
E come si fa a garantire la sicurezza di chi deve lavorare e a fermare davvero chi non dovrebbe?
E perché non abbiamo ancora un piano sanitario nazionale e in una regione si fanno i tamponi a tappeto, in un altra solo ai malati gravi?
E come e possibile che il capo della Protezione civile, prima di ammalarsi, fornisse ogni giorno i numeri ufficiali dei contagi e poi in un’intervista affermasse che quelli veri sono dieci volte di più?
E perché la Regione più ricca d’Italia, la cui sanità governo ed opposizione hanno sempre omaggiato, è invece giunta al collasso del suo sistema?
E i tagli alla sanità pubblica e le privatizzazioni, quanto hanno pesato sul disastro che stiamo affrontando?
E, infine, domanda delle domande, perché se il 21 febbraio abbiamo avuto il primo contagiato grave a Lodi, dopo un mese abbiamo SETTEMILACINQUECENTO morti, record negativo mondiale?
Perché il sistema Italia, non solo la politica, tutto il sistema, è stato ed è tuttora così impreparato?
Ecco, non solo non hanno tentato di dare risposte a queste domande governanti e oppositori in Parlamento, ma neppure se le sono poste. E sul resto il solito chiacchiericcio. “Difenderemo le imprese italiane”, “cambieremo l’Europa che ci dovrà aiutare”, “ci saranno i soldi che servono”, “no, noi saremmo capaci di farlo meglio”.
Chissà come vedono questo lato economico della discussione i due milioni di lavoratrici di cura e domestiche che hanno perso ogni reddito, come la marea di lavoratori precari ed informali. Nessun accenno a questo, ai poveri, ai tanti soli, niente. “Ce la faremo e rilanceremo l’economia”, “no saremo più bravi noi”.
Forse era illusorio sperare che il Parlamento della Repubblica, in uno dei momenti più difficili della storia del paese, fosse una sede nella quale discutere e davvero vivere politicamente la crisi che ci colpisce tutti.
Forse era come credere che la Confindustria fosse “socialmente responsabile”.
Certo però che vedere ancora una volta governo e opposizione, centrodestra e centrosinistra dire le solite cose e accusarsi reciprocamente di non essere capaci di fare la politica – la stessa che fanno ovunque governino – beh, ha dato la stessa sensazione di vedere cittadini affollati per un’apericena in piena epidemia.
Sottovalutazione ed incoscienza.
Affrontiamo il momento peggiore del nostro paese con la peggiore delle classi politiche. Quando sarà finita l’epidemia dovremo guarire anche dalla politica e dal sistema malati che l’hanno aggravata, ricostruire anche qui.
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