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Avvoltoi bene informati

Che questo nostro paese non brilli quanto ai rapporti tra governo e opposizione è cosa risaputa.

Che non vi sia traccia del benché minimo “garbo istituzionale” è altrettanto evidente, così come abbracciare a casaccio simboli religiosi, raccomandarsi ai santi o leggere passi del Vangelo svela anche agli occhi dei più sprovveduti che si tratta solo di mezzucci per alzare un po’ di confusione.

La partita che ci troviamo a giocare, determinata dall’effetto devastante della pandemia, si colloca su un terreno ben più impegnativo, sia per gli attori che la giocano davvero, sia per le conseguenze che le scelte adottate o le decisioni subite avranno sul nostro paese a partire dai settori più svantaggiati.

La prima domanda da porci è se sia chiara a tutti l’entità delle misure economiche necessarie non solo per tamponare l’emergenza attuale ma pianificare e programmare il futuro; stiamo parlando di cifre che viaggiano nell’ordine delle centinaia di miliardi di euro, ben oltre quindi gli sforzi che può pensare di mettere in campo il singolo paese.

E’ altrettanto evidente che alla luce delle previsioni che indicano per l’Italia un rapporto deficit/PIL intorno al 160% pensare di ricorrere ad altri prestiti che, pur ipotizzando le migliori condizioni possibili, non farebbero che peggiorare l’indebitamento e di conseguenza mettere un’ulteriore pesantissima ipoteca sulle future scelte economiche e sociali.

Ecco quindi che, pur non nutrendo alcuna speranza sullo spirito solidaristico della EU (del quale fino alla crisi coronavirus risulta non esservi traccia), potrebbero essere adottare misure che si muovano nella direzione di fornire aiuti massicci sotto forma di sussidi, pena l’implosione del progetto europeo.

Ma tornando alla pianificazione e programmazione di cui si accennava prima, sommandola alla ipotetica ma auspicata iniezione massiccia di liquidità si pongono due ordini di problemi, il primo dei quali è rappresentato da CHI gestirà questa massa di denaro, mentre il secondo consiste nella domanda per farci COSA.

A questo punto è opportuno lasciarci guidare dal fascino della dietrologia e mettere in fila alcuni elementi che potrebbero illuminarci sulle strane coincidenze di questi nostri giorni travagliati:

1) pochi giorni dopo l’esplosione pandemica Mario Draghi pubblica un articolo sul FT, nel quale dichiara la necessità di superare le logiche di austerity fin qui seguite in ambito europeo e immagina un futuro caratterizzato da debito crescente per far fronte alla crisi;

2)  immediatamente la figura di Draghi assurge a simbolo di tutti coloro che mal sopportano l’attuale maggioranza e viene indicato come il candidato ideale per un governissimo di unità nazionale;

3) la nomina a capo di Confindustria cade su Bonomi, che da subito parte all’attacco candidandosi come il vero e proprio partito degli industriali, il cui peso indiscusso si vede già nelle fasi acute dell’epidemia durante la quale chiedeva a gran voce la riapertura delle attività produttive;

4) un ridisegno della mappa dell’informazione che vede un valzer di poltrone che portano sostanzialmente il grosso del gruppo editoriale Repubblica sotto il controllo della della Gedi di John Elkann, che nomina direttore Maurizio Molinari al posto di Carlo Verdelli, licenziato lo stesso giorno nel quale fascisti avevano pubblicato il necrologio e fissato le esequie per il 25 aprile. Fin dal 25 aprile stesso è evidente che la mano che guida la Repubblica ha già indicato la nuova direzione di marcia;

5) l’agenzia di rating Fitch ha declassato l’Italia ad un passo dai titoli spazzatura, sia in relazione alle prospettive di PIL legate al coronavirus (sic) sia per quanto riguarda in generale lo stato della finanza italiana.

Questi elementi fanno ritenere che ci siano in atto manovre finalizzate a creare le condizioni per le quali la ripresa che dovesse essere possibile con notevoli sussidi europei dovrà essere affidata a mani esperte e affidabili, capaci di garantire l’assoluta continuità con il passato, altro che la normalità era il problema!

La preoccupazione fondata è che anziché ricercare profonde discontinuità con le logiche che ci hanno governato fin d’ora assisteremo ad uno scontro aspro tra chi ha subito fin ora gli effetti devastanti delle politiche neo liberiste e chi da quelle stesse politiche ha continuato ad ottenere straordinarie rendite di posizione.

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