Una delle cosiddette “eccellenze” della sanità privata lombarda, l’ospedale San Raffaele di Milano, è tornato al centro di una inchiesta giudiziaria per presunti rimborsi illeciti da parte della Regione, un pò come era già accaduto alla fine degli anni ’90.
Questa volta la Procura di Milano contesta alla dirigenza del San Raffaele una presunta truffa da 28 milioni di euro su circa 4 mila interventi chirurgici e si appresta a chiedere il processo per nove persone, tra amministratori, dirigenti e primari dell’ospedale privato, tra cui anche il prof. Alberto Zangrillo, il direttore della terapia intensiva, nei giorni scorsi era assunto alle cronache per le sue dichiarazioni rassicuranti sullo stato della pandemia di Covid 19 affermando che “clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più”.
Una dichiarazione che ha suscitato la reazione di gran parte della comunità scientifica, ma che ha indubbiamente fatto un favore alla Giunta della Regione Lombardia, alla Confindustria e a tutti i “relativisti” sulla perdurante pericolosità del virus Covid 19.
Ma che fosse una versione piegata a questa logica, ha rivelato anche come non fosse una visione del tutto disinteressata, anzi è una conferma dello stretto intreccio tra sanità privata e fondi pubblici fondativa nella narrazione sulla sanità d’eccellenza in Lombardia.
Come si legge negli atti della Procura di Milano, l’ospedale privato San Raffarele in circa 2 mila interventi chirurgici gli anestesisti o chirurghi professionisti erano stati sostituiti da medici specializzandi, mentre in 989 casi, nelle sale operatorie, mancava il primo operatore. Sui registri, invece, sarebbe stato segnalato che tutti i “requisiti di presenze dei medici” erano stati rispettati, così da ottenere i cosiddetti `rimborsi dei drg´, cioè per prestazione, dal sistema sanitario pubblico.
Il San Raffaele, in una nota con cui ha replicato alle accuse della Procura, contesta le accuse che gli vengono avanzate ritenendole “assolutamente insussistenti alla disciplina amministrativa relativa all’accreditamento”.
Al contrario, per il pm i dirigenti dell’ospedale privato con la complicità dei primari, avrebbero truffato il sistema sanitario, violando proprio i “requisiti di accreditamento” e, in particolare, quelli “relativi al numero minimo ed alle qualifiche degli operatori chirurgici ed anestesisti che debbono essere presenti per ogni tipo di intervento”. Avrebbero fatto “apparire assolti tali requisiti attraverso `Registri Operatori´ riportanti equipe in apparenza regolarmente costituite” in modo da percepire i conseguenti rimborsi dal “servizio sanitario regionale”, indotto, però, “in errore”.
E poi negli atti giudiziari c’è un giudizio di merito pesante come un macigno ma rivelatore di tutta la logica del sistema: “Il tutto con un ingiusto profitto rappresentato dall’indebito incasso dei finanziamenti pubblici consistiti nei rimborsi del costo degli interventi”.
I rimborsi vengono ritenuti illeciti e che per un capo di imputazione ammontano ad un totale di «18.436.018» euro e per l’altro a «10.309.022» euro.
Agli indagati viene contestata anche l’aggravante “di aver commesso il fatto con violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione”.
Sulla vicenda anche la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha aperto un fascicolo per presunto danno erariale, mentre cinque indagati (Alfieri, Chiesa, Zannini, Montorsi e Zangrillo) si dicono “indignati e sconcertati per un’accusa radicalmente inventata”.
Infine, risultano indagati per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, anche l’ospedale (formalmente rappresentato dal presidente Gabriele Pelissero) e la Fondazione Monte Tabor (di cui il legale rappresentante è Claudio Macchi). La Fondazione Monte Tabor, nel novembre del 2019, ha patteggiato un milione di euro di sanzione pecuniaria e una confisca di altri 9 milioni di euro come provento del reato di corruzione nell’ambito del processo sul caso Maugeri, che vede tra gli imputati l’ex Governatore della Lombardia Roberto Formigoni.
In conclusione è bene rammentare a tutti, che le esternazioni del prof. Zangrillo sono state contestate radicalmente, con toni più o meno felpati o decisi, dalla maggior parte della comunità scientifica. Relativizzare la pericolosità del virus Covid 19, per offrire una sponda a chi vorrebbe riportare le lancette a prima dell’esplosione della pandemia, rimane una operazione inaccettabile e, a questo punto, lo è ancora di più per la fonte da cui proviene.
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Patrizio Landolfi
Ma guarda un po! avrà mica rotto qualche uovo “miliardario”, nei panieri di qualcuno???
Redazione Contropiano
O forse sta difendendo qualche uovo miliardario che, da primario del San Raffaele, “eccellenza” della sanità privata lombarda, ha covato per decenni…
Carmela
CHE VERGOGNA PER LORO INVECE CHE LAVORARE È CURARE PERSONE L’UNICA COSA CHE FANNO È TRUFFARE.
Caterina Consuelo Di Gregorio
Non è questo il modo di presentare le notizie, mettere in relazione fatti che non ne hanno per accreditare certe prospettive.
Alfonso
Ma Burioni è indenne a questa inchiesta? Visto che siede nel consiglio di amministrazione, del S. Raffaele? Come mai non viene sentito dagli inquirenti?
alessandro misirocchi
Forse essere nel cda non implica l’associazione alla truffa, non dovrebbe perché non è una carica operativa.
Orietta
Ma guarda un po’ che tempismo.
Franco
Mi pare tutto un poco esagerato, si parla di stimati professionisti come di imbroglioni da quattro soldi.Pemso sarebbe bene accertare i fatti, se ci sono, è poi lasciar fare alla magistratura.
Redazione Contropiano
Diciamo solo che alcuni “stimati professionisti”, in questo caso in anestesia-rianimazione, non in virologia o epidemiologia, ricopre incarichi centrali nel sistema di potere della sanità lombarda e ha buonissime ragioni (non mediche) per sconfinare in campi e valutazioni su cui, come qualsiasi altro medico non specializzato, dovrebbe camminare in punta di piedi. Le sue sortite pubbliche, invece, sono sempre – sempre – una difesa d’ufficio del duo Gallera-Fontana oppure un assist a Confindustria sponda Assolombarda…