Appunti a margine della manifestazione nazionale del 10 giugno.
La giornata del 10 giugno ci ha visti protagonisti, come Noi Restiamo e Opposizione Studentesca d’Alternativa, di un passaggio politico importante, costruito sulla base di un metodo di lavoro che ha le sue radici nell’organizzazione indipendente dei settori studenteschi e giovanili, nella prospettiva di un protagonismo delle nuove generazioni all’interno della battaglia generale per un’alternativa di sistema.
La riuscita piazza a #Roma al Miur ha saputo rappresentare la convergenza tra le battaglie degli studenti medi e universitari e quelle di tutte le figure lavorative del mondo della scuola, della formazione e della ricerca organizzate dalle strutture sindacali dell’USB Pubblico Impiego.
La manifestazione aveva al centro la richiesta di un’inversione di rotta radicale sulle politiche di privatizzazione dei saperi e la rimessa al centro della funzione di emancipazione collettiva dei percorsi formativi: rompere con la didattica per competenze e con il dogma della valutazione per una ripresa delle attività a Settembre in sicurezza per gli studenti e i lavoratori.
L’emergenza sanitaria ha costretto tantissimi giovani a fare i conti con le contraddizioni di un modello sociale costruito sui dogmi della flessibilità del mondo del lavoro, dell’impossibilità di investire sul welfare pubblico e della competizione tra individui.
È all’interno di questo contesto e ricostruendo il percorso di destrutturazione del ruolo della scuola, della formazione e della ricerca pubbliche portata avanti da governi di centrodestra e di centrosinistra negli ultimi 30 anni, seguendo pedissequamente le linee guida dell’Unione Europea, che occorre inserire il decreto Scuola della ministra Azzolina e le dichiarazioni di Manfredi sul futuro dell’Università.
I processi di aziendalizzazione, di elitarizzazione e di progressivo disinvestimento economico sui percorsi formativi e la gestione del sapere vanno infatti contestualizzati all’interno della volontà politica di mettere la conoscenza al servizio della filiera produttiva per una maggiore competitività sul piano internazionale e vengono accompagnati da un’opera di profonda ideologizzazione delle nuove generazioni rispetto ai valori fondanti del sistema economico e sociale dominante.
La crisi economica e sociale senza precedenti che ci accingiamo ad affrontare sarà, come tutte le crisi, un’occasione per la classe dirigente e il mondo imprenditoriale del nostro paese (e non solo) per accelerare le tendenze alla privatizzazione a 360 gradi nella società.
Nel mondo della formazione e della ricerca, la conferma arriva dalle chiare parole del piano Colao dove il diritto allo studio si è trasformato in ‘diritto alle competenze’: nessuna autocritica, come alcuni speravano, ma anzi una velocizzazione del processo di messa a valore dei percorsi formativi.
Di fronte alla mancanza di volontà politica di ripensare le priorità politiche e sociali, noi non possiamo rinunciare al nostro compito storico di costruire, dai banchi delle scuole alle università, un’alternativa organizzata e indipendente che sappia trovare momenti di sintesi politica con il mondo del sindacalismo conflittuale.
Nelle stessa giornata altre mobilitazioni a #Catania e #Genova facevano sentire forte le rivendicazioni per un cambiamento generale del mondo della formazione, dalle piazze di ieri e dalla ripresa della lotta nelle scuole e nelle università finalmente si alza il vento dell’Alternativa.
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