Sabato 11 luglio alle ore 10 manifestazione davanti ad Autostrade per l’Italia (via Bergamini, Roma)
Le terribili immagini del 14 agosto 2018, giorno in cui crollò il Ponte Morandi, sono ancora vive nelle nostre menti: di quella tragedia rimasero vittime ben 43 persone. Prima responsabile della tragedia è stata l’incuria e la mancata manutenzione su quel ponte da parte della società Autostrade per l’Italia, controllata dalla holding Atlantia di proprietà della famiglia Benetton. Oggi sta esplodendo il dibattito intorno alla stessa Autostrade per l’Italia ancora concessionaria di quel tratto autostradale e a cui, ad oggi, sarebbe assegnato il ricostruito ponte di Genova: un vero e proprio schiaffo in faccia alle vittime! Come ha denunciato anche l’Anac nei giorni scorsi, Aspi aveva troppo spesso rinviato manutenzioni necessarie alla stabilità della struttura, oltre ad opporre gravi resistenze nel fare chiarezza sull’accaduto.
Già nei mesi successivi a quei tragici eventi, come Potere al Popolo abbiamo indicato i responsabili i politici e gli imprenditori di morte: il crollo del Morandi, infatti, è l’ennesimo dramma causato da un sistema fallimentare fatto di privatizzazioni, gare al ribasso e concorrenza sfrenata, dove il profitto delle imprese sta prima della vita delle persone.
Quanto, ancora, saremo costretti a piangere i nostri morti a causa delle operazioni di speculazione portate avanti dai miliardari di turno?
Per noi, così come due anni fa, l’unica soluzione è ripubblicizzare la rete autostradale italiana, nazionalizzando un’infrastruttura fondamentale e garantendo la sicurezza a tutti i cittadini.
Nei mesi successivi ci siamo mossi su questa linea, fino ad arrivare ad una partecipatissima mobilitazione che ha portato in piazza migliaia di persone sul tema della nazionalizzazione dei settori strategici dell’economia: la politica istituzionale è però rimasta sorda di fronte alle istanze di quella mobilitazione, quanto sta succedendo in questi giorni ne è l’ennesima conferma.
Non ci basta quindi la revoca della concessione a Benetton, l’unica soluzione è un cambio di sistema radicale, in contrapposizione alla logica di grande opera che pervade anche il recentissimo decreto “semplificazioni”. Di nuovo si tenta di far ripartire il paese tramite il cemento, con lo scempio di ambiente e territori e senza tenere in minimo conto le istanze delle popolazioni locali. Noi ci opponiamo con forza a questa logica della grande opera, che dalla TAV in Val di Susa arriva fino alle porte della capitale con la Roma Latina e altre decine di cantieri inutili sparsi per tutto il paese.
Quello in cui crediamo e che vogliamo costruire è un sistema che si basi sulla pianificazione pubblica, la programmazione economica ed il controllo popolare: non abbiamo bisogno di nuove grandi opere utili solo ai grandi speculatori e ai signori del cemento, ma della messa in sicurezza dei territori, di una viabilità e un trasporto pubblico a misura di tutte e tutti.
Sabato mattina alle 10:00, in via Alberto Bergamini 50, di fronte alla sede di Autostrade per l’Italia
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