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Le nere impronte lasciate da Steve Bannon in Italia

Nel suo peregrinare non certo innocente, Steve Bannon ha avuto la possibilità di incontrare, discutere e suggerire strategie utili per gestire un “comando e dominio” in diversi territori, nazioni e “mercati da sfruttare a proprio profitto, uso e consumo”!

Nel suo tour europeo avvenuto nel 2018, Bannon non era capitato per caso fortuito, bensì ha seguito la sua indole “eversiva”, indole già espressa nella campagna elettorale che permise nel 2016 l’elezione alla presidenza USA di Donald Trump, noto in precedenza sopratutto per i suoi scandali sia economici sia “gossippari” con modelle, starlette televisive e programmi Tv all’insegna del peggior “trash”.

Il suo tour europeo, dopo aver incontrato i leader della destra francese e ungherese, si è incentrato soprattutto sulle figure della destra italiana di maggior spicco (parlare di prestigio sarebbe offensivo), con l’obiettivo politico dichiarato di “sparigliare” il campo politico immaginando e perseguendo un possibile allineamento – se non alleanza – tra schieramenti apparentemente diversi o disomogenei come Lega (Salvini); Fratelli d’Italia (Meloni) e il M5S di Di Maio.

Nascono così alcuni incontri privati con personaggi di spicco della politica “arruffona” italica (Siri; Arata senior e junior, Salvini) o in incontri pubblici come con la Meloni nel suo storico appuntamento di Atreju (la festa annuale di Fratelli d’Italia). Tutti momenti nei quali ha potuto illustrare la sua strategia sia politica sia comunicativa.

Su quest’ultima, in particolare, ha suggerito un uso sistemico dello strumento dei social, contribuendo alla nascita de “la Bestia” (gestito da un specifico team nel quale era inserito il figlio dell’attuale presidente Rai Marcello Foa).

Nel 2018, Giorgia Meloni non risparmiò certo i sorrisi per accoglierlo e in quella festa del partito, si parlò anche del come realizzare una grande rete sovranista internazionale onorandosi di avere l’appoggio di uno come Bannon.

 

E proprio il palco di Fratelli D’Italia fu usato da Bannon per il lancio di The Movement la nuova coalizione che avrebbe unito in una linea comune e invincibile i sovranisti d’Europa e del mondo.

Tra le sue “potenti frasi” si ricorda quella rivolta a Lega e M5S secondo cui: «Dal vostro governo partirà la rivoluzione», evidenziando però la sua diffidenza nei confronti del M5S (a quell’epoca al governo con La Lega).

Le due forze di governo venivano indicate come i perseguitori della politica trumpiana e della Brexit per indebolire il rafforzamento di una Unione Europea considerata troppo concorrenziale contro le politiche statunitensi USA. “Farete quello che Farage e Ukip sono riusciti a fare nel Regno Unito; quello che Trump e il Tea Party hanno iniziato a eseguire negli Stati Uniti. Ora la torcia è stata passata a voi” ha detto Bannon concludendo il suo intervento alla festa di Atreju suscitando l’ovazione e l’entusiasmo dei partecipanti (Meloni compresa).

Non è affatto da sottovalutare la strategia comunicativa di Bannon che si avvale dell’attività di Mischaël Modrikamen, il quale da Bruxelles coordina le attività di The Movement, e del britannico Benjamin Harnwell, direttore dell’ong cattolica Dignitatis humanae institute (Dhi). Quella che ha rilevato la Certosa di Trisulti in Ciociaria per farne il proprio centro studi.

Nel suo tour europeo – ma fortemente interessato alle vicende politiche italiane – Bannon ha avuto modo di incontrarsi anche con Casaleggio (Una fonte vicina a (Steve) Bannon ha confermato a Wired che quando era a Roma, a giugno 2018, Bannon ha incontrato Davide Casaleggio»).

Di incontri Bannon ne ha avuti diversi anche con altri protagonisti delle “zone grigiedella scena politica italiana come Paolo Arata e Armando Siri.

Bannon, come è noto, è stato arrestato alcuni giorni fa per frode, accusa in concorso con altre tre persone, nell’ambito della campagna online di raccolta fondi We Build The Wall per la costruzione di un muro al confine tra Usa e Messico. Ha pagato una cauzione milionaria ed subito uscito di prigione.

Si tratta di una “truffa” ai danni di sprovveduti – e orrendi – “polli” che avevano sottoscritto donazioni per oltre 25 milioni di dollari. Secondo l’accusa un milione di dollari è stato sottratto e usato da Bannon per spese “personali”.

La trasmissione televisiva Report, in una sua puntata ha mostrato come Arata Jr (figlio del già citato Paolo Arata) si sia fatto garante, dell’incontro portando Salvini da Bannon. Lo stesso Arata jr. fu poi premiato volta tramite un’assunzione a Palazzo Chigi alle dipendenze dello stesso governo nel quale Salvini era ministro degli Interni e vice premier.

Salvini viene infatti considerato da Bannon uno degli esponenti di riferimento del sovranismo, definito come “l’umile uomo del popolo diventato il politico più influente d’Europa”.

E lo stesso Salvini, è diventato il fiduciario in Italia degli interessi statunitensi, l’esponente forse più in vista di quel “Partito Amerikano” che da decenni condiziona le pagine più nere della storia del nostro paese. Questo partito oggi ha le sembianze dell’orrido mondo di Trump, ma ha avuto spesso anche le sembianze dell’establishment clintoniano e obamiano.

Le impronte lasciate da Bannon in Italia appaiono dunque ben visibili e velenose. La connessione sentimentale tra l’Alt Right (destra alternativa statunitense) e la destra italiana ed europea, è forte, simile, orribile, convergente.

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