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Torino. Provocazioni contro Askatasuna e No Tav

Due notizie in contemporanea, a Torino, difficilmente non hanno un legame. Specie se riguardano – se non altro per l’intenzione – la cosiddetta “galassia antagonista”, ma in una versione piuttosto strana.

La prima è chiaramente una provocazione. Qualcuno ha attaccato nottetempo sulle mura del centro sociale Askatasuna, perseguitato da anni dalla magistratura torinese, dei manifestini con un fotomontaggio: il presidente leghista della Regione, Alberto Cirio, al posto di Aldo Moro nella famosa foto da prigioniero delle Brigate Rosse.

Sotto la foto, la scritta “I cosplayer che vogliamo”. Cosplay è termine preso dai manga giapponesi, e sta ad indicare l’imitazione di una “supereroe” indossandone il costume e scimmiottandone il comportamento. Insomma: gente che “fa finta”, esplicitamente, di essere altro.

La chiamiamo provocazione perché è fin troppo evidente l’intenzione “malevola” – a voler essere tranquilli – nei confronti dei compagni dell’Aska, appena colpiti con l’arresto di Dana Lauriola.

Appena un po’ più problematica la definizione della seconda notizia.

Anche qui il “casus belli” è costituito da manifestini, appiccicati però su box della rete elettrica e fermate d’autobus nei pressi del Tribunale di Torino.

Le “parole d’ordine” vorrebbero essere di “solidarietà” con Dana e altri arrestati nella No Tav, ma molto probabilmente per ottenere l’effetto opposto.

A campeggiare sono infatti le foto del questore Giuseppe De Matteis, il prefetto Claudio Palomba, il dirigente della Digos Carlo Ambra, e alcuni magistrati tra cui, il procuratore generale Francesco Saluzzo.

Con su la scritta: «La mafia del Tav siede in prefettura, questura, tribunale: smascheriamo la cupola! Accusiamo gli accusatori».

Non ci vuole una laurea per capire che una cosa del genere viene “a fagiolo” proprio dei persecutori del movimento di lotta della Val Susa, favorendone l’ulteriore criminalizzazione e l’intimidazione nei confronti dei veri comitati di solidarietà che si sono attivati.

Tanto più che “la firma” del volantino è una sigla strettamente collegata a quella dei Carc, ossia il sedicente “nuovo Pci”, che si autodefinisce “clandestino” ma con regolare indirizzo a Parigi.

Un guazzabuglio di singolare confusione, come si vede, dove l’unica assente è la logica. Soprattutto quella politica.

In questo caso, però, ci sono due fermati, di cui non vengono fatti i nomi neppure da La Stampa, quotidiano cittadino della famiglia Agnelli (come Repubblica e L’Espresso, ormai) specializzato nelle operazioni di criminalizzazione del movimento No Tav.

Tirate da soli le vostre conclusioni…

A seguire, il comunicato dell’Askatasuna

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LA PANTOMIMA DEL TERRORE

Su manifesti, questura e giornalismo.

Se tutto quello che viene appiccicato sui muri dell’Aska e dintorni ci appartenesse dovremmo rivendicarci gli annunci istituzionali del Comune di Torino, miracolose diete dimagranti e dossier sugli Ufo nel canavese (con tutto il rispetto per gli ufologi).

Di cosa stiamo parlando? Dell’ennesima trovata ad uso e consumo giornalistico (e questurino) per spargere un po’ di terrore nei nostri confronti. Ieri su tutti i giornali è apparso un fotomontaggio di Cirio inserito nella famosa foto del sequestro Moro che sarebbe stato appiccicato in diverse parti delle città tra “la zona intorno al centro sociale askatasuna” (sic!).

Tanto è bastato ai giornalisti per desumere che il manifestino con il fotomontaggio, non firmato, sia nostro. E giù di canea mediatica, dichiarazioni di solidarietà a Cirio bipartisan e sviolinate sul “clima di violenza” che si respirerebbe.

Peccato che in questa città in cui la politica è rappresentata da post-fascisti “ripuliti”, magnaccia mancati e sindacalisti venduti siamo gli unici a esserci caratterizzati, in vent’anni di storia, per un solo motto: “fare ciò che si dice, e dire ciò che si fa”.

Abbiamo sempre firmato i nostri volantini, abbiamo sempre messo la faccia in prima persona in ogni iniziativa a cui abbiamo partecipato o che abbiamo organizzato. Non ci siamo mai nascosti, nel bene e nel male (per non parlare del fatto che è sempre stata anche una questione di stile e una grafica così demodé non l’avremmo stampata neanche nel ’96, anno di occupazione del centro sociale).

Una messinscena così palese non meriterebbe neanche un commento, ma lasciateci dire una cosa. È stato osceno vedere ieri il susseguirsi di comunicati stampa dei pezzi grossi di PD, Lega, Forza Italia e FDI sulle terribili intimidazioni al povero Cirio mentre c’è una nostra compagna, Dana, che si trova proprio in questo momento tra le mura del carcere per avere tenuto il megafono durante una protesta notav.

Questi grotteschi paladini delle libertà politiche non si vergognano neanche di denunciare la “violenza” di un collage mentre una ragazza viene stritolata dai meccanismi repressivi di uno stato deciso a soffocare ogni opposizione che esca dal teatrino che questi signori chiamano politica.

Guarda caso questa boutade mediatica costruita ad arte viene fuori proprio nel momento in cui Dana sta ricevendo una grande solidarietà alla luce del moto d’indignazione che ha provocato la vergognosa sentenza nei suoi confronti.

Sarà che nelle redazioni torinesi e in questura (ormai due luoghi indistinguibili) sono spaventati dal fatto che il giochetto della criminalizzazione di chi porta avanti le lotte sociali in valle e in città si sta rompendo?

Centro Sociale Askatasuna

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1 Commento


  • Emanuele Lepore

    In pratica affermate che carc e (n) PCI collaborano con la polizia nelle provocazioni contro Askatasuna? Se si, sarebbe bene affermarlo con più chiarezza per il bene di tutti, non credete?

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