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Vaccinazioni per fasce d’età: le solite balle

Circa un mese fa aveva destato scalpore l’accordo tra Regione Lombardia, Confindustria e Confapi che prevedeva l’effettuazione di vaccinazioni nelle aziende in totale dispregio del criterio di precedenza per età.

A quell’accordo erano seguite dichiarazioni e direttive, apparentemente imperiose, del governo che imponevano invece lo stretto rispetto della precedenza delle vaccinazioni sulla base dell’età ed erano stati stabiliti scaglioni precisi per le vaccinazioni. Tutto sembrava tornare a posto, ma si trattava solo della ormai abituale balla.

Infatti, il governo, per opera dei ministri Orlando e Speranza, ha firmato un accordo con le organizzazioni padronali, l’INAIL e i sindacati collaborativi CGIL CISL UIL per cui le vaccinazioni anti Covid si potranno fare in fabbrica e ovviamente non solo in Lombardia ma su tutto il territorio nazionale.

L’accordo prevede che dal mese di maggio si attiverà un canale di vaccinazioni parallelo a quello ordinario per fasce d’età che sarà gestito a proprie spese dalle aziende, in ragione della disponibilità di dosi.

L’istituzione di tale canale potrebbe essere fatto positivo se la disponibilità dei vaccini fosse illimitata, ma così invece non è, per cui è semplice immaginare che tale operazione sottrarrà dosi di vaccino destinate al piano nazionale.

Tra l’altro, la malafede del governo è testimoniata dal fatto che molte regioni non hanno ancora oggi completato la vaccinazione degli ultraottantenni e non si sa quando lo faranno, così come non è noto quando si inizierà effettivamente quella dei settantenni, che in maggio non sarà certamente terminata.

In pratica, il governo ha, ancora una volta, riaffermato la priorità della produttività su quella della salute dei cittadini, già presente nella logica delle mezze misure di “mitigazione” della pandemia ben attente a non disturbare gli interessi padronali che peraltro vanno comunque molto bene negli ultimi mesi.

C’è poi qualcosa di ideologicamente molto inquietante in quest’ultima decisione, poiché le misure restrittive del governo sono tutte rivolte a ridurre gli spazi di socialità dei cittadini mandandoli comunque al massacro nei luoghi di lavoro e sui trasporti insicuri e affollati.

In pratica, tutti a contagiarsi ammassati sulla metro e poi in azienda, ma poi rientrare subito a casa, perché una birra al bar è pericolosa. In buona sostanza, trasformare il cittadino in un animale da produzione.

A questo proposito, sovvertire il giusto criterio di vaccinazione per fasce d’età con la vaccinazione in azienda, destinata a salvare la produzione, conferma che il governo ha tutta l’intenzione di trasformare il cittadino-lavoratore in animale che deve produrre.

Quanto agli anziani che continuano a morire, è già stato calcolato che l’INPS realizzerà, a causa della strage di pensionati in atto da un anno, un risparmio di 11, 2 miliardi di euro, che potrà essere ulteriormente incrementato.

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3 Commenti


  • nico

    mi dicono che il protocollo è stato firmato anche da USB. ovviamente tentare di gestire in una visione che tenga conto dei lavoratori è giusto, ciò che mi rammarica è la drammatica frammentazione nella sinistra di base anche sindacale.

    un credente avrebbe esclamato come nella bibbia:” da dove mi verrà l’aiuto” non certo da questa disgraziata famiglia gli risponderei


  • Licia

    Ti hanno detto una cosa sbagliata; USB non ha firmato un protocollo che alimenta le disuguaglianze tra categorie di lavorator* e con chi un lavoro non ce lo ha proprio; che disattende le priorità vaccinali per anziani e fragili; che fa ricadere sul servizio pubblico (Inail) i costi della campagna vaccinale delle piccole imprese; che rivendica il ruolo del governo e di cgil cisl e uil nell’aver consentito, fin dall’inizio della pandemia, la prosecuzione delle attività commerciali e produttive con la sottoscrizione di un protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che, ad oggi, ha prodotto oltre 160 mila infortuni sul lavoro da COVID, molti dei quali con esiti mortali.


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