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Presidio di San Didero sotto sgombero

I cantieri del TAV tentano di ripartire con il favore delle tenebre. Nella notte di ieri è stato disposto un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine intorno al presidio di San Didero, l’ex-autoporto in bassa valle gestito dal Movimento NoTav e luogo nel quale si concentreranno i lavori nel prossimo futuro.

La militarizzazione è stata – come sempre quando si tratta di TAV – impressionante. Blindati, idranti, auto e camionette, partite in gran parte da Torino, hanno praticamente assediato il presidio di San Didero. Sulle strade i posti di blocco che impediscono ai solidali di arrivare al presidio non si contano più, nonostante questo durante la notte il Movimento NoTav ha risposto all’occupazione militare ordinata dalla questura.

Nei boschi intorno al presidio sembra di stare su uno scenario di guerra, le forze di polizia per rispondere ai tentativi di rallentamento dei lavori hanno usato ogni mezzo tra cui il lancio dei lacrimogeni ad altezza d’uomo (vietati nei teatri di guerra).

La ripartenza dei lavori avviene con un tempismo che sarebbe sciocco ritenere casuale. Infatti, oggi ci sarà l’udienza per Dana, attualmente detenuta nel carcere di le Valette. Una provocazione bella e buona che si inserisce nella strategia di criminalizzazione degli attivisti del movimento NoTav per giustificarne la violenta repressione che questi stanno subendo da anni.

La notte di ieri in valle dimostra plasticamente – come se ce ne fosse bisogno – la vera natura del governo Draghi, in stretta continuità con i governi precedenti e sempre al servizio del partito trasversale degli affari. Si continua a finanziare un cantiere dannoso per la popolazione della valle, oltre che inutile, con il solo obiettivo di assicurare profitti a quelle ditte che speculano sulle grandi opere come il TAV. Le misure per il contenimento del COVID si usano direttamente per reprimere chi lotta contro TAV – e non solo – e si spendono migliaia di euro per occupare militarmente una valle. Nel frattempo in Europa si supera il milione di morti ma evidentemente, per la classe dirigente, convivere con il virus significa costruire il TAV e mantenere gli ospedali sulla soglia del collasso.

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