Il giorno nel quale la multinazionle italiana ENI ha fatto sapere che distribuirà utili d’oro ai suoi azionisti, in rete è circolata la foto del palco del concertone del 1° Maggio organizzato da CgilCislUil, quest’anno organizzato all’Auditorium invece che in piazza San Giovanni.
Sul palco troneggia la sponsorizzazione dell’Eni che così, oltre che il gas e petrolio in vari paesi, è riuscita a prendere possesso anche del concertone del 1° Maggio dei sindacati più complici che questo paese ha mai avuto dalla caduta del fascismo.
A onor del vero, anche se non visibili come l’ENI, tra i grandi sponsor dell’evento oltre alla nota multinazionale ci sono anche due banche: Banca Intesa e Unipolsai. Non solo. L’ENI è stato lo sponsor anche del concertone del 1° Maggio 2019, ma la sua presenza visiva era stata decisamente meno ingombrante. Nel 2021 sembra proprio che i freni inibitori dei pasdaran della supremazia dei profitti privati siano diminuiti sfacciatamente.
La coincidenza ha voluto che proprio mentre la foto del palco diventava virale sulla rete suscitando commenti non certo amorevoli, l’ENI rendeva noto ai suoi azionisti che l’utile operativo è stato di 1,32 miliardi, in crescita rispetto al quarto trimestre 2020 (+171%) mentre l’incremento sullo stesso periodo del 2020 è dell’1 per cento. L’ utile netto è di 270 milioni pari a quasi cinque volte quello conseguito nel primo trimestre 2020, e qui verrebbe da dire: alla faccia della pandemia che ha messo ginocchio l’economia del paese!
Alla luce di questa performance economica, è chiaro che l’ENI due spicci per sponsorizzare anche il palco di Cgil Cisl Uil il 1° Maggio li ha trovati di sicuro.
La cosa non sembra aver creato alcun imbarazzo alla società che organizza il concertone del 1 Maggio e ai suoi promotori “sindacali”.
Chissà perché resiste l’idea che l’Eni sia ancora una azienda pubblica, magari ancora ispirata alla “mission” di Enrico Mattei sull’autosufficienza energetica del paese. In realtà si tratta ormai di una azienda in gran parte privatizzata negli anni Novanta e che ha assunto tutto i connotati di una multinazionale del tutto simile a tutte le altre, nel merito e nel metodo.
Era solo il 2019 quando associazioni molto, ma molto, collaterali a CgilCislUil definivano l’ENI una nemica del clima o ne denunciavano le malefatte in Libia e stampavano dossier per denunciare le azioni delle multinazionale. Altri dossier ne documentano le “negligenze” in Nigeria.
Difficile dire oggi se fa più schifo la multinazionale ENI o Cgil Cisl Uil.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa