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Infortuni sul lavoro sono omicidi “programmati” per il profitto

Dagli accertamenti tecnici ordinati dalla magistratura sul funzionamento dei dispositivi di sicurezza del macchinario tessile, un orditoio, in cui è rimasta incastrata la giovane operaia di 22 anni, Luana D’Orazio, madre di un bambino di 5, in una ditta di Montemurlo il 3 maggio scorso, emerge che era stata rimossa la saracinesca protettiva del macchinario nel quale è rimasta stritolata la giovane. Presumibilmente per aumentarne la produttività senza ulteriore impegno di energia elettrica.

IN QUESTO CASO, DUNQUE, COME SEMPRE PIU’ SPESSO SI VEDE NELLE RICOSTRUZIONI DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO, C’E’ UN MOVENTE: IL GUADAGNO, E UN PIANO: OTTENERLO ANCHE A COSTO DI INCIDENTI.

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Non esiste una relazione astratta tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, indipendentemente dal modo di produzione in cui avviene la riproduzione sociale generale (GSR), cioè il processo generale mediante il quale una entità sociale produce e riproduce i suoi mezzi di sussistenza.

All’interno di questo processo si colloca il fondamentale rapporto tra lavoro e capitale che lo contraddistingue. Vale la pena ricordare che il processo lavorativo in astratto, in generale, non è lo stesso della forma capitalista. Il processo del lavoro in astratto ha, infatti, elementi che lo caratterizzano in primo luogo e indipendentemente dalla forma storica che assume, perché caratteristico dell’attività umana in relazione alla natura; Questi elementi sono, quindi, l’attività lavorativa, i mezzi di lavoro, l’oggetto del lavoro, la individuazione di uno scopo.

La conoscenza non sorge spontanea, non è il risultato di un atteggiamento individuale di intima riflessione sulla realtà al di fuori dell’individuo pensante, ma piuttosto appare nel processo di produzione della vita sociale come espressione della vita materiale. In ogni epoca storica, la conoscenza è determinata dalle condizioni di sviluppo sociale, esprimendo la portata e i limiti della società del momento. È per questo motivo che la conoscenza è storicamente determinata; la conoscenza non è neutra, ma basata sulla classe.

Il cambiamento del modello di accumulazione e la sua trasformazione in senso “postfordista” non può avvenire pienamente se le trasformazioni che avvengono nell’economia, nel contesto della riorganizzazione dei processi produttivi, non sono accompagnate da mutamenti organizzativi e conflittuali di confronto tra classi e gruppi sociali, oltre che nell’ideologia e nella cultura, intese come stile di vita. Ciò significa che una nuova unità organica tra economia politica, ideologia e cultura deve essere stabilita, Gramscianamente.

Il rapporto tra lavoro manuale e lavoro intellettuale si sviluppa secondo le leggi del modo di produzione dominante. Oggi, nella “società della conoscenza” di cui abbiamo delineato le ambiguità, il consenso prevale e si produce con una forma di vero totalitarismo culturale.

L’intellettuale diventa una funzione organica della classe dirigente, subordinata e funzionale in primis ai bisogni, ai valori, alle logiche del profitto, del mercato, degli affari, tentando con ogni mezzo la distruzione sociale e culturale dei “ribelli”, dei “non approvati”. Questo, almeno nei punti più alti dello sviluppo capitalistico, ha portato con sé nuove modalità di dominio che hanno fatto anche della ricerca del consenso attivo dei governati un punto centrale della loro ragione d’essere.

Quella che Gramsci chiama “egemonia” è proprio la rappresentazione plastica di questa nuova tendenza del potere a proiettarsi con decisione anche a livello politico-culturale in senso lato, delle rappresentazioni del mondo, e così via.

L’accumulazione di conoscenza e capacità di abilità, delle forze produttive generali del cervello sociale e, quindi, delle scuole come fabbrica di conoscenza per il capitale, è assorbita dal capitale in relazione al lavoro e si presenta come proprietà del capitale e, più precisamente, di capitale fisso, in quanto entra come mezzo di produzione reale nel processo produttivo.

È ora responsabilità dei marxisti evidenziare le condizioni di ampia diffusione delle scuole come direzione della conoscenza del fattore capitale e della sua mercificazione, esaminare le basi metodologiche e concettuali attraverso le quali passa la creazione di valore nell’era dell’economia della conoscenza. E il valore mercantile non ha contenuto altro che il valore del lavoro, l’applicazione dell’energia umana, fisica e mentale, la produzione di beni, tra cui ora c’è la conoscenza stessa.

Dal nostro punto di vista, la conoscenza è un lavoro complesso, cioè, nelle parole di Marx, un semplice lavoro potenziato che include il processo di produzione, i servizi e la conoscenza stessa, compreso un alto livello di produttività e, quindi, tanta competitività. Questa conoscenza incorporata può generare e genera innovazione di prodotto, così come nuove tecnologie e nuove conoscenze. Il lavoro intellettuale come opera complessa ha un valore creativo.

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