Le elezioni comunali nelle grandi città incombono. Venerdi pomeriggio a Roma in Piazza Vittorio, in una “assemblea pubblica e popolare” come è stata definita, varie forze politiche e sociali della sinistra antagonista hanno esposto all’assemblea in piazza il tentativo in corso di dare vita ad una coalizione alternativa al blocco di partiti che sostiene il governo Draghi: Pd, destra e M5S.
Dopo una introduzione condivisa (vedi il testo in fondo all’articolo) che ha spiegato lo spirito e i passaggi che hanno portato all’assemblea pubblica in Piazza Vittorio, nei molti interventi in piazza si sono alternate sia realtà sociali – dai lavoratori Alitalia su cui incombono 5.500 licenziamenti con effetti devastanti su Roma alle occupazioni abitative minacciate di sgombero, dai comitati inquilini delle case popolari al comitato per l’acqua pubblica, dagli studenti e chi si occupa di beni comuni – e poi sono intervenute le realtà politiche: Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, Coalizione del conflitto, Csi, Inventare il Futuro, Pci, Democrazia Atea.
Nelle scorse settimane tra queste ci sono state diverse riunioni che hanno discusso i contenuti e il perimetro politico registrando sostanziali convergenze. “L’incaglio” è quello sul candidato o candidata sindaco che dovrebbe rappresentarne il volto pubblico. Fin qui sono in campo le proposte di Elisabetta Canitano, medico e sostenuta da Potere al Popolo e l’urbanista Paolo Berdini sostenuto da Prc, Pci e SA. Nei mesi scorsi è entrata nel confronto anche la Coalizione del conflitto, nata dai movimenti di lotta per la casa e disponibile a dialettizzarsi con la scadenza elettorale.
L’assemblea di ieri aveva l’obiettivo di una operazione onestà e cioè esporre pubblicamente il punto al quale si è arrivati in questo percorso e presentare pubblicamente i due candidati sindaco, le loro argomentazioni e la fisionomia con cui intendono affrontare la campagna elettorale a Roma, mettendo così in condizione chi dovrà misurarsi con la campagna nei prossimi mesi di fare le proprie valutazioni e decidere la scelta migliore a rappresentarla.
Ma qui l’incaglio è diventato un nodo politico e sotto certi aspetti etico. Paolo Berdini, con un messaggio, ha consapevolmente scelto di disertare l’assemblea pubblica in Piazza Vittorio adducendo “i veti” sulla sua candidatura di una parte dei promotori.
Una decisione, incomprensibile e immotivata, che ha creato seri imbarazzi a chi ha sostenuto finora la sua candidatura. Ma che va ad aggiungersi alle troppe assenze da altre assemblee e momenti di mobilitazione nella città che anche alcuni suoi sostenitori avevano cominciato a segnalare come motivo di evidente disagio. Un ripetuto snobbare istanze e momenti di conflitto sociale che in qualche modo delinea anche il tipo di interlocuzione sulla quale si intende affrontare le elezioni in una metropoli irta di contraddizioni come Roma, le sue periferie, i suoi punti di acutizzazione della crisi sociale.
In piazza Vittorio dunque come candidata sindaco alla fine è intervenuta solo Lisa Canitano che, al contrario, si è messa a disposizione e si sta misurando a tutto campo con le iniziative di lotta sociale/sindacale nei territori e nei momenti di confronto pubblico in città, anche quelli più “rognosi”. Insomma tutt’altro atteggiamento.
Intanto nei prossimi giorni incombono lo sgombero dell’occupazione abitativa di via del Caravaggio e i 5.500 licenziamenti dell’Alitalia, mentre da settimane la Carovana nelle periferie sta attraversando e presidiando i territori dove si gioca la partita sulle elezioni a Roma.
Il problema che adesso ha di fronte una possibile coalizione alternativa alle elezioni comunali di Roma si è palesato fin troppo nitidamente. Uno sforzo di convergenza serio è stato fatto ed anche con convinzione. Il tempo rimasto però non è molto, anzi è pochissimo, e una decisione va presa entro la prossima settimana. Poi si andrà a misurare concretamente la propria credibilità come alternativa anche sul piano elettorale con le contraddizioni, le aspettative e la rabbia di quella parte di Roma che chiede riscatto sociale, ma chiede anche una coerenza, una voglia di rottura e cambiamento e un coraggio politico di cui negli anni – a sinistra – si è persa traccia, a Roma ma non solo.
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L’introduzione dell’assemblea di Piazza Vittorio
Pensiamo che questa città appartenga a chi ci vive, chi la abita e chi l’attraversa, non agli affaristi e agli interessi privati che l’hanno portata al totale degrado e all’impoverimento sociale. La pandemia di Covid 19 ha solo rivelato e appesantito tutte le contraddizioni già esistenti nella nostra città.
Destra, Pd e Cinque Stelle hanno governato Roma negli ultimi quindici anni facendo sostanzialmente le stesse cose, assecondando gli stessi interessi economici privati, smantellando il carattere pubblico dei servizi sociali e della città stessa.,
Se non introduciamo una rottura tra un prima e un dopo, non ci sono né ci saranno soluzioni credibili né alternative possibili.
Noi vogliamo provarci seriamente a cambiare lo stato delle cose nella nostra città, rovesciando le priorità sociali e il senso di marcia delle scelte decisive. Stiamo unendo le forze, definendo gli obiettivi, confrontando le proposte per raggiungerli.
Di questo vogliamo discutere con chi ritiene che la sfida per l’alternativa a Roma meriti di essere praticata anche confrontandosi con la scadenza elettorale. Lo vogliamo fare con chi, in questa città, ha prodotto idee, conflitto, pratica sociale e solidarietà.
Ma questa è anche una città delle mille ricchezze umane, espressa – ad esempio – nei centri antiviolenza autogestiti, nella solidarietà mostrata durante la pandemia, nelle lotte in difesa degli spazi sottratti all’abbandono e alla speculazione, nelle battaglie antirazziste, nella resistenza di lavoratrici e lavoratori alle privatizzazioni, alla precarietà e ai licenziamenti, nelle decine di vertenze in difesa dei territori e contro la speculazione, per il diritto all’abitare, nel mutualismo conflittuale, troppo spesso in difesa e frammentato. Ci sono pezzi importanti in questa città che hanno necessità e voglia di riscatto, a cominciare dalle periferie.
Per partecipare alle prossime elezioni al comune di Roma, in diverse forze e con percorsi differenti, abbiamo invece iniziato un lavoro comune, che sarà complesso, articolato e non scontato, che necessita di ogni sforzo possibile e impossibile per costruire una idea di città che vogliamo condivisa, popolare e contaminata dalle culture dell’alternatività, con idee e proposte che nascano dal basso, dai luoghi del conflitto e della resistenza, dalle mille energie disperse che pure in questa città continuano ad esprimersi e lavorare sul piano sociale e politico
Abbiamo verificato che su molti punti di vista politici e di contenuto non ci sono differenze significative. Che è possibile dare vita ad una coalizione convergente di forze e soggetti intorno ad una alternativa per Roma nelle prossime elezioni comunali.
Abbiamo fatto insieme un pezzo di strada e stiamo cercando di arrivare a sintesi. Per fare tutto questo abbiamo prima di tutto messo in discussione noi stessi e la nostra frammentazione.
Intendiamo agire insieme nelle prossime elezioni a Roma per rompere il ricatto dell’eterno impossibile, quel ricatto del debito di questa città verso le banche che viene usato per impedire qualsiasi cambio di passo nelle priorità sociali e che ha consegnato la città alle stesse banche che vedono in Draghi, sostenuto da Lega, Partito Democratico e Cinque Stelle, il salvatore della patria.
Intendiamo agire per costruire una frattura, un prima e un dopo, e vogliamo farlo alla rovescia, costruendo, sulle risposte ai bisogni inascoltati di questa città, un programma e una proposta elettorale partecipata, antagonista a quella del PD, dei Cinque Stelle e della destra.
Vogliamo – dunque – farlo insieme e vogliamo farlo attraverso assemblee pubbliche come questa in Piazza Vittorio, con incontri nei territori e praticando collettivamente il conflitto, con un percorso che punti ad essere coinvolgente ed aggregante.
Una sfida difficile ma entusiasmante, che deve essere animata dall’ambizione di riportare nel dibattito cittadino la possibilità del cambiamento e dell’alternativa. Per farlo serve il contributo ed il sostegno di chi in questi anni in questa città ha resistito, ha lottato e di chi ha iniziato a farlo ora, anche durante i lunghi e terribili mesi della pandemia.
Il tempo è ora, noi abbiamo iniziato.
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