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No alla privatizzazione dell’acqua. A dieci anni dal referendum, una manifestazione per riaffermarlo

In occasione dei dieci anni trascorsi dal referendum popolare che bocciò il processo di privatizzazione dei servizi pubblici, dell’acqua e contro l’energia nucleare, il Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, sindacati di base e molte altre associazioni di scopo, chiamano a tornare in piazza per chiedere l’attuazione della volontà popolare che nel 2011 si espresse con un secco no allo smantellamento del carattere pubblico dei beni comuni e dei servizi essenziali.

I governi e diverse amministrazioni locali che si sono succeduti in questi dieci anni dalla netta vittoria in quel referendum, hanno di volta in volta disatteso la volontà degli oltre 27 milioni di cittadini che andarono a votare e dissero un chiaro no alla privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici. Non solo; molti provvedimenti fino ad oggi emanati sia sul piano nazionale che locale sono andati in direzione esattamente opposta a quella espressa con il referendum.

A livello nazionale la stessa filosofia che ispira il PNRR del governo non promette niente di buono, al contrario. Rispetto alla versione precedente, la cosiddetta riforma” nel settore idrico risulta decisamente peggiorativa, in quanto punta ad un sostanziale obbligo alla privatizzazione nel sud Italia prevedendo addirittura una scadenza al 2022 per un generico adeguamento alla disciplina nazionale ed europea ma con un ben più puntuale riferimento a criteri che guardano alla costruzione di grandi soggetti gestori, sul modello delle multiutility quotate in Borsa, che si ammantino della capacità di rafforzare il processo di industrializzazione realizzando economie di scala e riducendo il divario tra il centro-nord e il sud del Paese.
Di fatto si costituirebbero una o più aziende per il Meridione che assumerebbero un ruolo monopolistico in dimensioni territoriali significativamente ampie e sul modello di quelle che ad oggi hanno dimostrato la loro efficienza solo nel garantire la massimizzazione dei profitti mediante processi finanziari.

A Roma, è clamoroso il caso del gruppo Acea che fornisce acqua e luce a molti comuni dell’Area Metropolitana. In questa municipalizzata diventata spa, i privati detengono il 49% delle quote societarie. E i risultati negli anni sono stati evidenti, con sempre meno investimenti per rendere efficienti le reti idriche e sempre più utili agli azionisti, a fronte di continui rincari nelle bollette degli utenti. Per non parlare del sensibile peggioramento delle condizioni di lavoro, con una graduale perdita delle importanti professionalità acquisite e un depauperamento degli aumenti salariali, sostituiti da sistemi incentivanti volti a rendere ancor più flessibili le prestazioni e gli orari di lavoro.

Per ricordare la vittoria nel referendum di dieci anni fa è stata convocata una manifestazione nazionale sabato 12 giugno a Roma (alle 15 a piazza dell’Esquilino) in difesa dei beni e dei servizi pubblici e fuori dalla logica dei profitti!

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