Con una serie di condanne pesantissime e una spropositata penale economica (oltre 80mila euro), Giovanni Ceraolo, dirigente sindacale USB ed esponente di Potere al Popolo! di Livorno, insieme ad altri 20 compagne e compagni livornesi sono messi in una condizione di estrema difficoltà da una magistratura che conferma la sua funzione di garante del potere costituito, fatto di ladri e assassini che ogni giorno la fanno franca, come dimostrano le stragi di Viareggio, del ponte Morandi, delle migliaia di morti sul lavoro, per non tornare indietro a Piazza Fontana, a Ustica, alla Moby Prince.
Una scia di sangue per la quale nessuno dei padroni e dei loro mercenari ha mai pagato neppure con un giorno di galera.
Una storia che conosciamo bene, che caratterizza il nostro paese sin dall’immediato dopoguerra, ma che ha visto negli ultimi anni una forte recrudescenza repressiva, accompagnando una crisi economica che mina sin nelle fondamenta del potere e che ha visto negli ultimi anni un vorticoso cambiamento degli assetti politici ed istituzionali, a causa di una “crisi di egemonia” che brucia in un batter d’occhio pseudo leader politici ed interi progetti partitici, da Renzi a Monti, sino ad arrivare a Grillo e Salvini.
Nessuno si salva di fronte alle scelte impopolari alle quali ci costringe l’Unione Europea e un sistema industriale unico nello scenario continentale per avidità, parassitismo e ferocia.
Di fronte a questa situazione di instabilità economica, politica ed istituzionale, aggravate dalla pandemia, scattano i meccanismi di “controrivoluzione preventiva” che ricordano le “leggi speciali” degli anni ’70 del secolo scorso, quando lo Stato fu costretto a rispondere ad un fortissimo movimento politico e sociale che mise in discussione con forza gli assetti di potere, nelle fabbriche e nei quartieri popolari, nelle scuole e nelle università.
Un assalto al cielo che venne fermato con ogni mezzo, dalle stragi alla tortura, incarcerando una quantità di attivisti e militanti superiore in numeri agli imprigionati nel Cile di Pinochet.
Oggi siamo lontani anni luce dai fasti di quella stagione, che i nostri nemici di classe chiamano non a caso “anni di piombo”, ma che per noi sono stati periodi indimenticabili di organizzazione, conflitto e rivolta.
Certo, il movimento di classe nel nostro paese si è fortemente indebolito, ma stiamo ricostruendo con fatica una rappresentanza politica e sociale in grado di interpretare i bisogni di un blocco sociale frammentato e abbrutito dalla crisi di civiltà in corso.
Così il movimento sindacale indipendente e conflittuale, avanguardia di questa lenta ma costante ripresa del conflitto, è , non a caso, il più colpito.
Assistiamo, pertanto, ad una recrudescenza repressiva che in pochi anni ha lasciato sulla strada tre militanti sindacali uccisi, centinaia di lavoratori e i militanti feriti nei conflitti territoriali ed aziendali, altrettante condanne, come quelle comminate a Livorno, che stanno colpendo dirigenti e militanti sindacali, sociali e politici in tutto il paese, dal Nord a Sud.
Lo scopo è evidente: stroncare sul nascere la ripresa di un movimento organizzato in una situazione di profonda instabilità e di crisi sistemica del capitalismo.
Di fronte a questa situazione occorre stringersi attorno a tutti i compagni colpiti dalla repressione, attraverso la ricostruzione di un “soccorso rosso” fatto di assistenza economica, legale e politica, senza mai allontanarsi di un millimetro dal nostro blocco sociale, fonte primaria della nostra legittimazione e della nostra forza.
Con questi propositi e obbiettivi siamo al fianco di Giovanni e di tutti i compagni livornesi colpiti da queste vergognose condanne penali e pecuniarie, indicando anche noi gli estremi per la raccolta fondi a loro favore
Chiediamo di sostenere economicamente, oltre che politicamente, le compagne e i compagni colpiti dalla repressione attraverso un contributo di sostegno alle ingenti spese legali.
Perché ora come allora: Livorno non si piega!
Potete farlo a questo link https://www.gofundme.com/f/eff
Oppure tramite bonifico: IBAN- IT67J0308301610000000018331
N.Conto-00018331
Intestatario- CANESSA GABRIELE Banca- UBI Banca Private Investment
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