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Napoli. Piazza, bella piazza….

Sono da poco tornato dal presidio di Piazza Plebiscito a Napoli. Migliaia di persone hanno affollato uno dei luoghi simbolo della città e hanno poi raggiunto in corteo Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania.

Si sono visti anche i “fantasmi di Allouin”, i lavoratori e le lavoratrici a nero e quelli informali, che concorrono a formare il 20% del PIL regionale, eppure fuori da praticamente tutte le misure del governo. I barman, invece, hanno dato vita a uno “shakerazo”, un adattamento del “cacerolazo” tipicamente latinoamericano. E si sa che Napoli è forse la più latinoamericana delle città europee. 😉

Queste sono alcune delle anime del nostro popolo, in strada perché non pensano che “affidarsi” alle istituzioni paghi. Come ci si può fidare delle promesse di Governo e Regione se dopo 8 mesi niente è a posto, né la sanità né la possibilità di sostentarsi dignitosamente, malgrado ci avessero voluto far credere che sarebbe andato tutto bene?

In alcuni settori della protesta cominciano a incrinarsi le tolleranze morali nei confronti dei diversi livelli di Governo e si dichiara che non c’è scelta possibile tra morire di Covid o di fame. È proprio la morte a esser rifiutata. E, al contrario, viene affermata la logica della vita.

Per difendere la vita oggi c’è bisogno di misure urgenti per affrontare la pandemia sociale e quella sanitaria: ✅ assunzioni di medici e personale sanitario, ✅ reddito d’emergenza, tamponi gratuiti, ✅ proroga della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti, ✅ misure di sostegno alle partite IVA e ai lavoratori stagionali, ✅ “ristori” per i piccoli commercianti onesti colpiti dalle misure di Regione e Governo.

Ma c’è bisogno di andare oltre la logica dell’emergenza e la temporalità di breve periodo. Abbiamo bisogno di un “Piano per il futuro”, che abbia visione e capacità di programmazione. Che miri alla radice dei problemi, perché, se non agiamo su quelli, gli stessi si riprodurranno continuamente.

Alla radice ci sono, ad esempio, le enormi e crescenti diseguaglianze. Interveniamo lì, perché non è affatto vero che siamo tutti sulla stessa barca. Anche in queste ore, mentre la maggioranza della nostra gente è in sofferenza, pochi stanno facendo più affari di prima.

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Le cose belle (e le cose in sospeso) della piazza di ieri a Napoli.

Prima le belle:

– tante persone, di solito lontane dalla politica;

– età media che si è abbassata, è fondamentale che i giovani prendano parola;

– la determinazione nel far spostare la polizia che senza motivo non ci voleva far arrivare alla Regione;

– il fatto che la cazzata “le proteste sono organizzate dalla camorra” sia stata definitivamente smontata. A qualcuno sembrerà una cosa piccola, per noi che amiamo Napoli e odiamo il razzismo è importantissimo!

Smontata perché per strada c’erano componenti sociali varie, tutte però lontane dalla criminalità organizzata, come peraltro si ricordava in ogni intervento. E perché in altre città d’Italia le cose si sono mosse. Allora o la camorra è magica oppure bisogna riconoscere che c’è un problema sociale vero. E Napoli l’ha solo anticipato…

– il fatto che i contenuti che si sono ascoltati non erano solo quelli, per me non condivisibili, del “non ce ne frega niente del Covid vogliamo stare aperti”.

Noi abbiamo posto ad esempio il tema di conciliare salute e reddito/lavoro, di prendere i soldi dove ci sono, dai ricchi, di risolvere questa crisi investendo su sanità pubblica, istruzione, trasporti…

Abbiamo trovato un’eco inaspettata sia fra i media (screen nei commenti) che fra le persone che abbiamo conosciuto. A dimostrazione che ci sono tanti come noi che non vorrebbero più impresa privata, ma più giustizia e diritti!

Ci sono però anche alcune cose a cui stare attenti:

– si oppone ancora troppo spesso lavoro e salute, fino ad arrivare al negazionismo sul virus. Una cosa è dire: indipendentemente dalle misure sanitarie dobbiamo campare (ed è giustissimo: per questo, se proprio si deve chiudere, si deve avere un reddito di quarantena), una cosa è dire: “libertà di fare il cazzo che vogliamo”. Questo è egoismo che non tiene conto dei più deboli e del fatto che la gente muore davvero.

– non bisogna mollare, ma crescere in coordinamento e consapevolezza. Scrivere una piattaforma che sia valida per tutte le categorie di lavoratori (E LAVORATRICI!). Non mollare nemmeno quando il Governo magari sgancerà alle imprese private due spiccioli lasciando sul lastrico i loro dipendenti…

Noi nei prossimi giorni ci muoveremo in questo senso, con tutte e tutti quelli che vogliono davvero portare la lotta fino in fondo!

* da Facebook

 

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