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Rogo di Primavalle, parla Oreste Scalzone: “Lollo ha pagato più di altri”

Dopo la morte di Achille Lollo, condannato per il rogo di Primavalle, il giornale Il Riformista ha intervistato Oreste Scalzone, tra i fondatori di Potere operaio e Autonomia operaia.

Scalzone, che cosa è stato il rogo di Primavalle?
Una tragedia. Anzi: un concatenamento di tragedie.

Solo una tragedia?
Quale altra parola può esservi associata?

Ma lei rivendica di aver aiutato i compagni del gruppo a sottrarsi all’arresto, e fuggire
Potrei dire che l’accusa lanciata da tribunali mass-mediatici e Procure non era che un sospetto, e che nello stesso lèssico giuridico formale (che lo si consideri o meno una “nov-langue” nel senso di Orwell) si conclama che la presunzione d’innocenza vige fino a sentenza definitiva: la “verità giudiziaria” assunta per forzosa convenzione come coincidente con quella “storica”.

Ma vado oltre. Ho sempre rivendicato a viso aperto il fatto che negli anni ho continuato – ovviamente con altri – ad aiutare questi compagni nel restare al riparo dal “braccio violento della Legge’’.

Come lo giustifica?
Per noi, il riflesso solidale immediato, effetto d’empatia, viene prima di qualsiasi giudizio di merito. “Krinomai” è ambivalente: significa “critica” nel senso che amiamo, “radicale” nel senso che punta ad approssimare la radice delle cose; ma significa anche “giudizio” nel senso di chi “giudica e manda”. In odio a quest’ultima accezione, val la pena di sospendere il tutto… Mi sovviene Artaud, “Pour en finir avec le Jugément de Dieu!” (che poi è un ‘“Giudizio d’IO”, che surrettiziamente si stende sul mondo, volendosi imporre come misura e Norma universale).

Di questo mio/nostro modo di “esserci” è costitutivo il “tentare di non lasciarsi mai estorcere una confessione d’innocenza”: ché l’accedere alla dialettica dell’Innocenza e della Colpa scivola in colpevolizzazione attiva, che esporta addosso ad altrui il sentimento della propria.

E dunque decise di aiutare Clavo e Grillo a lasciare il Paese.
Fui attivamente tra chi decise di rompere questo concatenamento penale per cui l’unica via è aggiungere male al male. L’ossessione di privilegiare la logica detta “retributiva” è ormai divenuta universale, pressoché totalitaria.

Se c’è persona fuggiasca, stigmatizzata, maledetta, inseguita da una muta di linciatori nel senso fisico, o anche verbale, prima di pensare di chi si tratti, e anche di quali siano i contesti d’ogni tipo, il mio primo gesto è quello di interpormi.

Vi furono tesi complottistiche di ogni tipo… Non associo a “Primavalle’’ la parola “Affaire”. Ne ho scritto e detto a iosa, con scrupolo spasmodico di “parresìa”, la piccola verità, veridicità, senza pretesa di Aletheia, la Grande Verità, “Pravda”… Ma la parresìa è uno sforzo, si veda il lavorìo per ricostruire durate, sequenze, cronologie. Si deve sempre cominciare dal dubitare anche di sé… Ora poi, che sempre più si annega nel simulacro, e nella simulazione di simulacro…

Cosa intende per simulacro?
Prendiamo il rogo di Primavalle. Il sopravvento è stato preso da quella foto, tremenda (il corpo carbonizzato di Stefano Mattei contro la finestra, ndr), che diventa una icona inappellabile. Mi viene in mente “Storia di una foto” di Umberto Eco, a proposito di un’immagine di anni dopo…

Morirono un ragazzo e un bambino innocenti.
Mi corre l’obbligo di dire che la “verità giudiziaria”, cioè la sentenza ultima della Cassazione, stabilì essersi trattato di “omicidio pretereintenzionale”, comminando una condanna a 18 anni.

Poi venne aperto il fascicolo per strage, procedimento che poi, bisogna dire, nel 2010 fu dichiarato inagibile.
Appunto. La strage è definita un “reato di pericolo”, talché non esiste il capo d’imputazione di “tentata strage”. Come afferma Foucault, «La Giustizia – e dunque ogni sentenza – è un dispositivo di produzione di effetti di verità». In questo specifico caso la “verità giudiziaria” ha alla fine attenuato la qualificazione dei fatti. Ma il punto è: o uno si prende – dentro il paradigma corrispondente – per Dio, oppure come può dire di detenere la Verità Assoluta? E chi sarebbe l’interprete supremo della “Vox Dei”? L’espressione “vox populi, vox dei” è minata: quanti “popoli”? Ognuno, persona o gruppo umano, si tiene la sua verità, eppoi la pretende Norma Universale.

L’interposizione fu quella di aiutare a riparare Clavo e Grillo in Svizzera?
Certo. Anche partecipando di persona.

Perché in Svizzera e non in Francia?
Solo sette-otto anni dopo arriverà quella che impropriamente sarà chiamata “Dottrina Mitterrand’’. E poi la Svezia, dove esisteva un “asilo umanitario”, che fu concesso a Clavo e a Grillo.

Parliamo di Lollo. Perché esfiltrare gli altri e lasciare lui solo, qui?
Ma era in galera! Non si era mosso da casa. Credo, per una sorta di soprassalto di fedeltà al gruppo cui aveva appartenuto. Per dare una prova psicologico-morale d’innocenza e così anche ostacolare la criminalizzazione del gruppo. Visto che era nella rete, sviluppammo una campagna accanita per tirarlo fuori. Umberto Terracini riprese la toga per difenderlo. Ci fu un accanimento furibondo dall’una e dall’altra parte. Già dalla prima udienza successe di tutto: vetrate rotte, pandemonio, scontri e sparatorie in piazza Cavour e nelle vie adiacenti, uccisione di Mantakas…

Da parte sua, nessuna dissociazione?
Impensabile. Anche se qualcuno vuol pensare che questa sia una impennata di orgoglio identitario dico: non si troverà mai in tutta la pubblicistica nostra una riga in cui si accetti di sconfessare, “dare in pasto ai cani” chicchessia, appartenuto al nostro gruppo o ad altri o a nessuno. Al contempo, ci siamo battuti contro il coinvolgimento, a buon bisogno penale, di giornali, testate, “gruppi dirigenti” quali mandanti morali, istigatori…

Ci fu una forte pressione da parte di altri…
Ci si intimava di dissociarci dal destino di queste persone, pena l’essere associati al loro nell’obbrobrio. Non potemmo non scegliere di condividere l’obbrobrio.

Vogliamo entrare nei fatti? Come maturò l’azione?
Penso che all’origine ci fosse tra l’altro un sopravvenuto disamoramento di quel piccolo gruppo rispetto al “primo amore-Potere Operaio”… “l’amore che strappa i capelli è finito ormai/non resta che qualche svogliata carezza e un po’ di tenerezza”. (canta, ndr). Comunque: quell’azione era un gesto di tipo intimidatorio, volevano sbruciacchiare una porta.. Accadevano migliaia di episodi del genere. Si può dire che il fuoco non si controlla, certo. Ma che dietro a quella porta ci fossero accatastati quintali di barattoli di vernice e di liquidi infiammabili – come poi è stato inequivocabilmente stabilito – chi poteva saperlo? Sono più le sequenze casuali che accadono “sotto le stelle”, che non quelle causali.

Qual era il contesto?
Quello specifico che, colpo contro colpo, era in corso una – piccola, ma neanche tanto – guerra civile tra “fascisti” e “compagni”. Ci furono decine di episodi anche terribili. Ma tutti si gettarono su “Primavalle’’, per un effetto d’icona, e anche per chiuderla con quella che sembrava “una nefasta utopia di Potere Operaio”: cioè non lanciare “slogan”, canti, fino all’idolatria, per tutto quanto di “guerrigliero” fosse accaduto o accadesse lontano nel tempo e/o nella geografia, e stigmatizzarlo a morte se “qui e ora”.

Achille Lollo ha pagato per tutti?
No. Ha pagato più di altri, ma poi è stato sottratto a un destino.

Giocare in modo alterno, o ibridare, determinismo sociale e colpevolizzazione morale mi sembra un gioco abietto in cui tanti si esercitano. Noi, No. “Non ci sono angeli di luce e idoli di fango”… Nelle pieghe infinite della persona di ognuno c’è di tutto.

Che ricordo personale ha di Achille Lollo?
Ricordo il ragazzo generoso di quegli anni. Poi, in alcuni suoi testi recenti ho dovuto cogliere una componente – probabilmente sviluppatasi reattivamente – di una sorta di mitomania un po’ megalomane. Tutte quelle Presidenze, tra Angola e Brasile… Compresa la candidatura, qualche anno fa, a Rio, come capolista della lista elettorale degli italiani all’estero… Ne ho una vena di tristezza…

Come possiamo rileggere la violenza di quegli anni alla luce della storia?
I cosiddetti “anni di piombo” non ci apparivano gonfî della violenza che c’è oggi nel mondo. Oggi, appare in piena luce, abbagliante, una vocazione sterminatrice e sterministica dei poteri costituiti, poteri statali, simil-statali…

Regimi, civiltà, paesi, città sono destinati ad essere ingoiati: d’altronde, sono caduti imperi e regni che fino a un minuto prima si sentivano invulnerabili. Sono finite specie biologiche di ogni genere. La “razza umana” può finire e forse sta finendo, prima ancora che “fisicamente”, mentalmente, sentimentalmente…

Un ottimo motivo per lottare e impegnarsi per il futuro. Ma un giudizio su quegli anni?
Direi, lottare nel e per il presente. Prendiamo gli “omicidi bianchi”: vite “spremute e buttate”. “Usa e getta”. E in più, “giudica e manda”…

Il rogo di Primavalle fu la fine di Potere Operaio?
Mah, ci sono fini che sono meno peggio che una sopravvivenza, come dire, da “zombie”. È un po’ il paradosso dei dolorosamente “Happy few’’ della chiusa della “Certosa di Parma”, no?

* da Il Riformista

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