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Terra dei fuochi, grande corteo a Giugliano

Di rifiuti e della sua gestione in Campania non si parla più di tanto ultimamente. Almeno a livello nazionale. Ma a livello locale è impossibile soprassedere. Soprattutto se, come in un loop acido, ritornano vecchi problemi irrisolti a rovinare la vita degli abitanti di certi luoghi. Sempre gli stessi. ovvero quelli dove insistono gli impianti di smaltimento rifiuti.

Da un po’ di tempo è il biodigestore nella zona Asi di Giugliano che desta serie preoccupazioni tra i cittadini del comprensorio circostante. Che poi sarebbe una zona di diversi comuni, mezzo milione di abitanti complessivamente.

Strani odori, diciamo così, ammorbano l’aria da settimane. Pesantemente. Invero si dice che da quando ha aperto tale impianto, tre anni fa, gli “olezzi” sono stati una costante. Negli ultimi tempi, però, l’aria è diventata  irrespirabile.

Anche i sindaci della zona ultimamente hanno vibratamente protestato, interpretando correttamente il malumore delle popolazioni. Al sindaco di Giugliano  è stato addirittura vietato, nei giorni scorsi, di entrare nell’impianto per controllare. L’azienda è stata irremovibile. Tensione, arrivo anche del sindaco di Qualiano a dar man forte. Ma nulla.

Successivamente poi, sono diventati 10 i sindaci che ufficialmente si sono rivolte alle istituzioni competenti per chiedere spiegazioni su ciò che accade in quell’impianto, su che materiali si trattano e come. Anche perché la mission dell’impianto è la trasformazione di rifiuti organici, l’umido insomma, in compost o lavorazioni similari. Certi “odori” non si spiegano.

In realtà già da tempo i comitati territoriali si organizzano per mettere fine ai miasmi che appestano le loro zone. Assemblee e riunioni che hanno coinvolto nei vari comuni, migliaia di cittadini. Anche le parrocchie si sono attivate e, molto prima che sindaci e assessori si decidessero ad intervenire direttamente, avevano convocato una giornata di lotta.

Ben 4 cortei che sono andati poi ad unirsi, partendo dai comuni più grandi interessati. Due da Giugliano che, è bene ricordare, con i suoi 130mila abitanti è il terzo comune della Campania. Uno parte dal centro, dalla villa comunale, e l’altro dalla fascia costiera. Gli altri due cortei invece partono da Qualiano e da Parete.

Ci sono, certo, gli attivisti ambientali, ma ci sono sopratutto tante persone comuni.

Che hanno paura per la propria salute, per quella dei loro figli. Vicino all’impianto maleodorante, o comunque non molto lontano, vi è già uno stir (Stabilimento di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti), anch’esso in un recente passato travolto da polemiche.

Per dire che appunto come in un loop si parte sempre daccapo.

I 4 cortei, comunque, quando si sono fusi in uno, nei pressi di un imponente centro commerciale, sono diventati veramente una “cosa grossa”. Si vede qualche fascia tricolore, gli spezzoni con striscione dei comitati locali, gli attivisti contro il biocidio che in questi anni hanno animato le lotte ambientali; e si vedono le bandiere di Potere al Popolo che in effetti è l’unica organizzazione politica presente.

Presente, tra l’altro, non solo con i propri vessilli, ma anche e sopratutto con i propri militanti. Protagonisti dei comitati locali sia in termini di idee che di organizzazione e know-how.

Il corteo, una volta unito, percorre l’ultimo tratto in un paesaggio urbano incredibile. Una distesa ininterrotta di cemento tra grandi strade di raccordo e attività commerciali. In un dedalo di statali e provinciali a grande percorrenza.

L’incedere del corteo rallenta l’imponente traffico di auto, la polizia locale può così indirizzare senza problemi i manifestanti verso la meta finale.

Che è il mercato ortofrutticolo di via S. Maria al Cubito. Il luogo non è casuale.

Qui i comitati da tempo denunciano lo smaltimento abusivo di rifiuti e  relativi roghi tossici. Rifiuti che provengono dalle attività edilizie o industriali di aziende che lavorano evidentemente  in nero.

La giornata si conclude con una assemblea pubblica dove, dagli interventi, si ribadisce che la lotta non si dichiarerà conclusa fin quando non saranno approvati i punti rivendicativi stilati dai comitati. Lo urla forte Pasquale Pennacchio al microfono, lo urlano i presenti.

Primo punto è pretendere la costituzione di un “nucleo interforze”, ovvero forze dell’ordine e  vigili urbani per monitorare le attività dell’impianto. Il tutto in collaborazione con l’Arpac, l’agenzia regionale per la protezione ambientale.

In effetti, in questa faccenda, magistrati e polizia non è che abbiano fatto molto per tutelare la salute dei cittadini. Sostanzialmente mesi a rigirarsi i pollici senza che si vedesse nulla di concreto.

Poi, tra le altre rivendicazioni, si parla di fine di roghi tossici e degli sversamenti abusivi. Dell’opposizione all’insediamento di un nuovo sito di smaltimento rifiuti (ancora? sì, ancora) a Ponte di Riccio e di bonifiche e riconversione.

Una bella giornata di lotta che non sarà sicuramente l’ultima. Per ora si può solo dire che il ciclo dei rifiuti in Campania continua ad essere problematico, che interessi velatamente occulti continuano a farla da padrone e che la salute pubblica è l’ultimo problema delle nostre istituzioni .

Alla lotta dunque. Non ci sono alternative.

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