Altri due lavoratori morti sul proprio posto di lavoro: congelati nel deposito di azoto alla Humanitas, l’ospedale lombardo in cui lavoravano.
Ma non come dipendenti diretti, bensì agli ordini di una ditta esterna. E appalti ed esternalizzazioni ancora una volta si rivelano un danno nella salute prima ancora che nella tasca dei lavoratori.
Solo ieri Governo e sindacati si sono incontrati per discutere di “sicurezza sul lavoro”.
Hanno parlato della necessità della formazione per dipendenti e imprenditori, come fosse questa la soluzione. Come se non sapessero come troppo spesso viene impartita la formazione alla sicurezza sui posti di lavoro: adempimenti burocratici formali, solo per ottenere certificazioni e via libera al lavoro.
Se vogliamo invertire la direzione, se vogliamo davvero avvicinarci all’obiettivo di “zero morti sul lavoro”, serve altro.
- Assunzioni all’Ispettorato del Lavoro: da mesi si parla di 2.100 nuovi assunti. Dove sono finiti? Detto che sarebbero assolutamente insufficienti, ne servono molte molte di più.
- Impedire che le imprese in cui si sono verificati incidenti possano continuare a prendere incentivi dallo Stato, cioè possano intascare i soldi di noi cittadini.
- Eliminare la giungla di contratti precari, degli appalti e dei subappalti, combattere il lavoro nero, perché se si è costantemente sotto la scure di un licenziamento/mancato rinnovo, si sarà ogni giorno sotto una scure. Il salario contro la vita: è il ricatto dinanzi al quale si trovano troppe lavoratrici e troppi lavoratori.
Il +11% di morti registrati tra gennaio e maggio 2021 rispetto agli stessi mesi del 2019 è un dato che significa tanto. Che la tanto decantata ripresa sta già pensando sulle spalle e sulle vite di lavoratori e lavoratrici.
Noi ci troviamo a piangere Luana, Francesco, Laila e ogni giorno 3 uomini e donne che non tornano più a casa.
“Loro”, invece, a versare lacrime di coccodrillo e a scrivere comunicati sempre uguali a sé stessi e sempre inutili.
*Portavoce nazionale di Potere al Popolo
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