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Lisa Canitano: “Al posto giusto e nel modo giusto. Soddisfatta della nostra campagna elettorale”

Intervista a Lisa Canitano, candidata sindaca a Roma per Potere al Popolo.

Allora Lisa, ormai siamo agli sgoccioli di una campagna elettorale che hai vissuto all’insegna di un intenso attivismo. La tua candidatura è stata oscurata dai media ufficiali, ma conosciuta nelle tantissime iniziative alle quali hai partecipato. Che esperienza e quali bilancio porti a casa?

L’oscuramento da parte dei maggiori mass media è un capitolo vergognoso. Con la scusa che solo il “poker” dei quattro fosse in competizione per il Campidoglio hanno fatto sparire tutto il resto, soprattutto i temi e le proposte avanzate dalle altre forze tra cui Potere al Popolo, che con la sua proposta di Città Pubblica ha messo in campo una visione complessiva di cambiamento e alternativa per Roma e un programma di lotta conseguente.

Abbiamo sopperito a questo oscuramento decidendo di essere presenti in tutte le iniziative, in tutte le occasioni nelle quali era possibile presentare e fare avanzare questa proposta, e sono state decine e decine.

Abbiamo accumulato contatti, rapporti, interesse che rappresentano un patrimonio sociale, politico e umano che sarà decisivo dopo le elezioni comunali. Abbiamo respirato ma anche fatto respirare un’aria di riscatto che mancava da troppo tempo.

 

Hai seguito la vicenda dei licenziamenti all’Alitalia fin dall’inizio. I tuoi competitori si sono presi i fischi dei lavoratori o si sono resi latitanti nei momenti più difficili. Al contrario, le lavoratrici e i lavoratori ti hanno riconosciuto come una che stava con loro, al posto giusto e al momento giusto. Che significato ha la vertenza Alitalia e che peso avrà sulla situazione sociale e del lavoro a Roma?

Migliaia di licenziamenti all’Alitalia saranno un costo sociale enorme per Roma, che già era alle prese con la fuga delle aziende verso Milano e con il boom del “lavoro povero”.

Ma la vicenda Alitalia è anche un crimine economico contro il paese. Ridurre la compagnia di bandiera a una società di navette al servizio di monopoli come Air France e Lufthansa, e ridurre l’attività in città dove arrivano milioni di turisti e passeggeri, persegue una logica veramente distruttiva e suicida, ma avallata dal governo attuale e da quelli precedenti.

Noi diciamo che salvare Alitalia con una vera nazionalizzazione significa non solo salvaguardare i posti di lavoro, ma anche una risorsa strategica per il paese, così come per Roma.

Siamo stati tra le lavoratrici e i lavoratori dell’Alitalia da mesi e non solo in campagna elettorale, lo abbiamo fatto per solidarietà “di classe”, ma anche avanzando proposte semplici e credibili. Questa cosa è stata compresa e apprezzata e l’essere stati al posto giusto, nel tempo giusto e nel modo giusto, ci fa un immenso piacere.

 

L’emergenza abitativa è stata una priorità ignorata nella campagna elettorale degli altri e centrale in quella di Potere al Popolo. Dalle occupazioni abitative ai picchetti antisfratto, dalle case popolari alla piattaforma delle famiglie dai Piani di Zona hai seguito passo passo tutte le vicende. Con quale emergenza abitativa dovrà continuare a fare i conti Roma?

Proprio in questi giorni abbiamo sottoscritto la piattaforma degli inquilini rimasti intrappolati nella truffa dei Piani di Zona, cioè di quella che doveva essere uno strumento urbanistico di edilizia popolare convenzionata e si è rivelato invece una rapina ai danni delle casse e del suolo pubblico e delle migliaia di famiglie coinvolte. Queste spesso rischiano lo sfratto per case che hanno comprato a prezzi di mercato invece che convenzionati.

E poi siamo andati a protestare contro i distacchi dell’acqua nelle case comunali e nelle case popolari, a fare i picchetti contro gli sfratti nei quartieri, a sostenere le occupazioni abitative minacciate di sgombero.

Eppure, dell’emergenza abitativa non ne ha parlato nessuno degli altri candidati sindaco, né i mass media, che gli hanno, come si dice a Roma, “retto er gioco”. È un’ipoteca pesantissima sul passato e sul futuro di Roma, che richiede soluzioni definitive e dignitose.

Città Pubblica significa che la questione abitativa va sottratta al compromesso al ribasso con gli interessi privati, cioè costruttori, cooperative e proprietari immobiliari.

 

Su Atac, Ama e Acea avete fatto tana alla codardia delle amministrazioni comunali di questi trenta anni e alla loro subordinazione a liberismo e privatizzazioni. In base alla Legge 142/90, i Comuni avrebbero potuto fare le Aziende Speciali e invece hanno scelto tutti di farne delle spa, con i risultati deludenti e devastanti che abbiamo visto su trasporti, rifiuti, acqua.

Anche sulla base dell’esperienza del Comune di Napoli sull’acqua, come pensate di insistere su questo obiettivo delle municipalizzate come Aziende Speciali pienamente pubbliche e veramente nelle mani del Comune?

È evidente che i contratti di servizio stipulati tra le aziende municipalizzate diventate spa con il Comune vanno rivisti da cima a fondo. In tal senso la soluzione migliore è che cessino di essere società per azioni e vengano trasformate invece in Aziende Speciali, completamente in mano al Comune, come del resto prevedeva la Legge 142.

Invece, con il furore liberista e privatizzatore, tutti i comuni hanno scelto la strada delle spa, anche esse previste da quella legge.

Il risultato sono o l’ingresso dei privati con la supremazia dei dividendi agli azionisti rispetto alla funzione pubblica e sociale dei servizi, oppure il sottofinanziamento pubblico alle municipalizzate, che quindi hanno tagliato occupazione, servizi, manutenzione, hanno esternalizzato lavorazioni e segmenti importanti, incluse le linee di trasporto nelle periferie o la gestione del ciclo dei rifiuti. I risultati, come noto, sono stati devastanti.

 

Durante le tante iniziative della campagna elettorale spesso ti sei dovuta allontanare per rispondere riservatamente alle tante donne in difficoltà che ti telefonano in ogni momento per avere aiuti, consigli, soluzioni. Come medico e come ginecologa della sanità pubblica non eri andata in pensione?

Sono in pensione, si, ma continuo a lavorare non solo rispondendo alle donne del territorio dove lavoravo che possono avere bisogno di me, ma anche per l’Associazione Vita di donna, di cui sono Presidente, sita nella Casa Internazionale delle donne, che dà informazione, sostegno e consulenza gratuita alle donne di tutta Italia, ma a volte anche all’estero.  

 

A differenza di altri candidati, oltre ai militanti più consolidati sui territori e nei luoghi di lavoro, hai fatto una campagna elettorale circondata e sostenuta da decine di giovani e giovanissimi attiviste/i. Che effetto ti ha fatto?

È stata la spinta decisiva e innovativa, sia per la mia candidatura che per Potere al Popolo. Un’iniezione di energia e la dimostrazione visibile che una certa stanchezza e residualità della “sinistra” è superabile.

Le compagne e i compagni più giovani si sono integrati alla grande con quelli più storici e legati all’insediamento sociale nei quartieri. Una contaminazione vera, che ha messo in sinergia due mondi e due fronti di lotta i quali, senza una sintesi e una proposta come Potere al Popolo, stentavano a trovare un terreno comune.

E poi, se posso dirlo, mi sono sentita interna e “coccolata” da una comunità vivace e combattiva. Per chi ha visto e vissuto il declino politico e umano della “sinistra” è una cosa straordinaria.

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