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Parigi. Nuova udienza contro gli esuli politici italiani

Si è svolta ieri pomeriggio, presso il Palais de Justice de Paris, l’udienza sugli esuli politici italiani in Francia per cui l’Italia ha chiesto l’estradizione.

A sei mesi dall’arresto con l’operazione di polizia battezzata “Ombre Rosse” e il rilascio in libertà vigilata dopo neanche 48 ore, questi esuli politici si sono ritrovati nuovamente nelle aule del Tribunale, in una Île de la Cité militarizzata dall’ingente dispiegamento della gendarmerie francese.

Infatti, in contemporanea, hanno avuto luogo le udienze di Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio della ragazza uccisa e fatta a pezzi per aver rifiutato un matrimonio combinato lo scorso aprile, e del terrorista islamista Salah Abdeslam, implicato negli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi.

Una fortuita coincidenza che però fa riemergere alla memoria le dichiarazioni scandalose e infami del ministro della Giustizia francese, Eric Dupond-Moretti, il quale aveva paragonato gli “ex terroristi italiani” arrestati in Francia ai jihadisti del massacro del Bataclan: “Noi avremmo accettato che uno dei terroristi del Bataclan, ad esempio, se ne fosse andato a vivere 40 anni, tranquillamente, in Italia?”.

Come nelle udienze del 23 e del 30 giugno scorsi, i corridoi della Corte di Appello di Parigi si sono riempiti di familiari, amici, sostenitori, di lunga data e più recenti, che hanno abbracciato e accompagnato gli esuli politici italiani durante tutta la lettura del pronunciamento da parte del pubblico ministero.

L’estate non ha fermato la solidarietà costruita e organizzata dalla Campagne Non à l’extradition, la quale continua ad opporsi all’estradizione e a pretendere la fine di tutte le persecuzioni giudiziarie alimentate dalla vendetta di Stato.

Presenti in aula Giovanni Alimonti, Luigi Bergamin, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Narciso Manenti, Marina Petrella e Raffaele Ventura; assenti Sergio Tornaghi e Giorgio Pietrostefani, il quale non aveva potuto essere presente già all’udienza di giugno a causa di un ricovero in ospedale per una grave malattia.

Il parquet (il pubblico ministero francese, ndr) ha rigettato la questione preliminare di costituzionalità sollevata dagli avvocati Irène Terrel e Jean Louis Chalancet, che contestava in particolare lo status dell’avvocato che rappresenta lo Stato italiano, William Julié, il quale può intervenire nel corso delle udienze ma non prendere parte alla procedura.

Inoltre, ha accolto il supplemento di informazioni richieste dalle difese e dalla Procura; pertanto, gli esuli per i quali è stata richiesta l’estradizione dovranno fornire, entro e non oltre il prossimo 5 dicembre, tutta una serie di documenti ed elementi giudiziari necessari per la valutazione della domanda di estradizione avanzata dall’Italia e accolta dalla Francia.

Tutti e nove, dovranno fornire copia ed estratti, tradotti in francese, delle sentenze della Cassazione di oltre 30 anni fa, il casellario giudiziario completo, gli elementi riguardanti l’imprescrittibilità della pena e la condanna in contumacia, oltre alle informazioni relative ad eventuali precedenti domande di estradizione.

Per gli avvocati, si prospetta un immenso e faticoso lavoro giuridico per costituire i relativi dossier, che saranno poi analizzati per decidere sull’eventuale estradizione.

All’avvocatessa Irène Terrel, la quale ha fatto notare la ristrettezza dei tempi concessi dal parquet, il pubblico ministero ha risposto chiedendo uno sforzo di sintesi, soprattutto in occasione dell’arringa (la plaidoirie, in francese) prevista per la prossima udienza, fissata al 12 gennaio 2022.

Quella di gennaio rischia, quindi, di essere l’ultima udienza vera e propria, con la requisitoria del parquet e la presentazione dei dossier da parte degli avvocati in difesa degli esuli a rischio estradizione. Il 12 gennaio, ricompariranno tutti in aula, dato il rifiuto da parte del parquet di prevedere e calendarizzare udienze separate e specifiche.

Dietro alla motivazione avanzata dal pubblico ministero, circa la montagna di altri casi giudiziari, si cela il rischio di voler procedere rapidamente, per arrivare già ad una sentenza da parte della Chambre de l’Instruction per la fine di febbraio dell’anno prossimo.

In vista delle elezioni presidenziali dell’aprile 2022, il Presidente Macron ha già da tempo intrapreso una “rincorsa a destra”, di cui la torsione autoritaria e securitaria è uno degli aspetti più evidenti, con “l’accordo oscuro” fatto con il Premier italiano Mario Draghi, in cui i corpi e la memoria di questi esuli politici ultra-settantenni rappresenterebbero la moneta di scambio ideale per soddisfare la sete di vendetta dello Stato italiano.

Ricostruire il filo rosso che collega l’esperienza di quegli anni alla situazione attuale e alla prospettiva di trasformazione sociale è l’obiettivo del mini-documentarioLe radici per aria. Appunti per una Storia di classe”, ideato e prodotto dalla Rete dei Comunisti, per aiutare a comprendere le lotte politiche e sociali degli anni ‘60 e ‘70 in Italia, le ragioni di quello scontro politico, perché lo Stato non vuole chiudere quella stagione e di cosa ha ancora paura.

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