Questa mattina, 4 novembre, poco dopo le sei del mattino un nutrito contingente di Polizia e Carabinieri ha sgomberato l’occupazione di una parte del Dipartimento di Storia della Statale di Milano, in Via Festa del Perdono.
L’occupazione era nata, un paio di settimane orsono, su iniziativa del Collettivo Rottura in Corso per rivendicare spazi di studio liberi e adeguati, ma soprattutto di ritrovo, socialità e agibilità politica degli studenti.
L’Università sta perdendo sempre più il suo carattere formativo e sociale che prevede che gli studenti possano incontrarsi e discutere del proprio presente e futuro, anche organizzando la critica alle istituzioni. L’Università non ha più il ruolo di luogo di cultura aperto e libero e di circolazione democratica delle idee e della scienza che la dovrebbe caratterizzare. Oggi il progetto è di costruire un’università che sia solo luogo di esami, anche cercando di perpetuare l’insegnamento “a distanza” che oggi, placatasi la pandemia, non può essere un’esperienza da riproporre e che frammenta il corpo studentesco, ridotto a recettore acritico di contenuti.
Inoltre, attraverso i progetti enunciati nel capitolo “Dalla Ricerca all’Impresa” del PNRR il Ministero dell’Università si propone di sottomettere sempre più l’Università alle esigenze di formazione e di ricerca delle imprese. Di ciò sono testimonianza i progetti di “dottorati d’impresa” e la creazione di figure di ricercatori (ovviamente precari) che dovrebbero muoversi sul dettato delle industrie seguendo il “modello Emilia Romagna” cioè la cooptazione dei privati negli orientamenti e nella gestione dei progetti universitari. Progetti che trovano la naturale opposizione degli studenti che invece desiderano una formazione critica, democratica e libera dalle ingerenze del capitale.
Deve essere condannato, infine, l’atteggiamento del Rettore che ha prima negato pretestuosamente un incontro al Collettivo CRIC e in seguito è passato alla repressione.
Riportiamo il comunicato di Cambiare Rotta di Milano sullo sgombero dell’occupazione e sulla continuazione della lotta.
Il 19 ottobre come Cambiare Rotta, nel collettivo studentesco C.R.I.C Collettivo Rottura In Corso, con altre realtà politiche e studentesse e studenti dell’università, abbiamo aperto un nuovo spazio autogestito nell’ex dipartimento di storia nel chiostro Legnaia dell’Università Statale di Milano.
Dopo due settimane di occupazione e autogestione delle 4 aule studio, attorno alle 6:15 di stamattina sono entrati in Università polizia, carabinieri e digos con uno stuolo di agenti a sgomberare le 30 studentesse e studenti che si trovavano dentro, che sono stati denunciati.
La scelta di aprire un nuovo spazio per studiare e confrontarsi all’interno dell’università era nata dalle necessità materiali di studentesse e studenti, di fronte all’insufficienza di posti in aule e biblioteche aperte per studiare, rispetto al numero di persone che quotidianamente attraversano l’università.
A partire da questa rivendicazione, il collettivo ha sviluppato una critica generale all’Università, dalla Statale di Milano fino all’intero modello a cui le riforme in atto nel mondo della formazione tendono.
Le ragioni della carenza e dell’inadeguatezza degli spazi sono tante: innanzitutto molti di essi sono vuoti o inutilizzati; in secondo luogo, altri, in particolare quelli della sede di Festa del Perdono, vengono messi a disposizione di enti privati che irrompono nell’ambito accademico per fare profitto – ne è un recente esempio il Fuori Salone.
In aggiunta, la pandemia ha esasperato questa strutturale carenza di spazi per gli studenti, riducendo la quantità e la disponibilità oraria delle aule.
A mancare, inoltre, non sono esclusivamente i luoghi deputati alla didattica, ma anche quelli che offrono occasioni di socialità, aggregazione e crescita politica e culturale.
L’università, infatti, al posto di incentivare l’esercizio al dibattito e al pensiero critico, che dovrebbe essere il suo primo obiettivo, è vettore di una sempre crescente frammentazione e disgregazione del corpo studentesco, un vero e proprio esamificio in cui si assiste alla conservazione dell’ideologia dominante e si riproducono le logiche di individualismo, competizione e meritocrazia che permeano questa società.
E’ chiaro dunque che quest’università non faccia gli interessi degli studenti, bensì che sia sempre più subordinata al profitto e orientata alle logiche del mercato del lavoro: in questa direzione vanno sia il processo di privatizzazione che quello di aziendalizzazione dell’università, nonché la sua trasformazione in senso sempre più elitario ed escludente per la maggior parte degli studenti, che si devono conformare da un punto di vista qualitativo e quantitativo alle necessità produttive di questo modello sociale ed economico.
Alle richieste degli studenti di maggiori spazi di studio e di confronto e di vedere messe al centro le necessità di chi studia – invece della continua svendita dell’università ai privati -, il rettore Franzini ha prima negato l’incontro che come C.R.I.C Collettivo Rottura In Corso avevamo chiesto, per poi rispondere con la repressione.
All’interno di questa università non c’è più spazio per nessuna forma di dissenso. Terremo oggi alle 14 un’assemblea pubblica nel chiostro centrale dell’Università Statale di Milano per dare una risposta organizzata alla repressione che abbiamo subito da parte del rettore Franzini e dell’università.
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