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12 dicembre. La dichiarazione della “guerra sporca” contro il movimento operaio

In questi anni abbiamo ripetuto che il 12 dicembre non sarà mai una data come le altre sul calendario. La Strage di Stato in piazza Fontana nel 1969 segna infatti la vera e propria “Dichiarazione di guerra nella guerra non dichiarata” da parte dello Stato italiano, insieme ai servizi militari Usa e alle organizzazioni fasciste, contro il movimento operaio, la sinistra e i comunisti nel nostro paese.

Quella dichiarazione di guerra scatenò in Italia ciò che le dottrine controinsurrezionali statunitensi definiscono “guerra a bassa intensità”, che ha provocato in diciotto anni (1969-1987) quasi 500 morti, centinaia di feriti, migliaia di prigionieri politici.

I tempi e il contesto storico raccontano molto di questa guerra che lo Stato, le forze politiche e i giornalisti – oggi come allora –  continuano a negare.

Fino al 1974 nei paesi dell’Europa euromediterranea c’erano dittature militari apertamente sostenute dagli Stati Uniti: in Grecia, Portogallo, in Spagna fino al 1979.

In Italia nel 1964 (De Lorenzo) e nel 1970 (Junio Valerio Borghese) misero in atto due tentativi di colpo di stato.

Dopo piazza Fontana, nel dicembre 1969, nel 1974 ci furono altre due terribili stragi di Stato: a maggio ‘74 in piazza della Loggia, a Brescia, contro una manifestazione antifascista e ad agosto dello stesso anno sul treno Italicus, diretto a Bologna contro ignari passeggeri. E poi si arrivò alla strage della stazione di Bologna nell’agosto del 1980 e alla strage sul treno 904 nel dicembre 1984.

Fino al 1974 in Italia c’erano state azione armate da parte delle organizzazioni clandestine della sinistra, ma sempre senza effetti mortali. Tuttalpiù erano frequenti durissimi scontri di piazza, contro la polizia o i fascisti. Una escalation particolare va segnalata nell’aprile del 1975 quando in tre giorni fascisti e polizia uccisero in circostanze diverse quattro militanti di organizzazioni della sinistra a Milano, Torino, Firenze.

C’è stata dunque una guerra non dichiarata e di “bassa intensità” condotta per annichilire un movimento operaio in ascesa sul piano delle conquiste sindacali, sociali e politiche e per terrorizzare i militanti della sinistra e la popolazione.

Quella guerra fu iniziata dagli apparati dello Stato in collaborazione con i servizi militari Usa, usando gruppi neofascisti come manovalanza.

Il ricorso alla violenza da parte delle organizzazioni della sinistra fu una reazione, spesso spontanea, contro un attacco a tutto campo teso a rovesciare i rapporti di forza sociali nel paese e che vedevano il movimento operaio avanzare sulla strada di cambiamenti sempre più profondi del sistema esistente.

Di questo, come Contropiano insieme alla Libreria Quarto Stato di Aversa, abbiamo provato a fare una ricostruzione dettagliata e divulgativa per le nuove generazioni nel libro “Piazza Fontana. Una strage lunga cinquanta anni” stampando una prima edizione nel 2009 e una seconda – ampliata e aggiornata – nel 2019 insieme alla Rete dei Comunisti e alla rete universitaria Noi Restiamo. Il libro è stato recentemente tradotto anche in francese ed è stato presentato alcuni giorni fa a Parigi.

Per impedire la rimozione e la manipolazione della storia recente del nostro paese e ristabilire una verità storica e politica sui fatti, spesso nascosta sotto una “verità giudiziaria” sagomata sulla “ragion di Stato”.

(la grafica in copertina è di Federico Ruxo)

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