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Bocciato il referendum sull’eutanasia

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito referendario riguardante l’eutanasia. La Consulta ha ritenuto inammissibile il quesito “perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni.

L’obiettivo del referendum era depenalizzare l’omicidio del consenziente, oggi punito dall’articolo 579 del codice penale con la reclusione da 6 a 15 anni. Il testo prevedeva alcune eccezioni: resta un reato se si tratta di un minore e in questo caso si applicano le pene previste per l’omicidio. Sul quesito referendario erano state raccolte un milione e 240mila firme.

“Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia” ha commentato Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni tra i promotori del referendum. “Sull’eutanasia proseguiremo con altri strumenti, abbiamo altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina”.

“Il cammino verso la legalizzazione dell’eutanasia non si ferma. Certamente, la cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale sul fine vita renderà il cammino più lungo e tortuoso, e per molte persone ciò significherà un carico aggiuntivo di sofferenza e violenza. Ma la strada è segnata”.

In Europa l’eutanasia resta dunque illegale Italia e in Irlanda, due paesi fortemente condizionati dalle gerarchie cattoliche. Mentre l’Olanda, è stato il primo paese europeo a legalizzare l’eutanasia diretta e il suicidio assistito. L’Olanda fu antesignana, successivamente, anche con l’approvazione del “protocollo di Groningen” sull’eutanasia infantile.

Il Belgio è stato il primo paese a seguire l’esempio dell’Olanda. Nel 2003 ha legalizzato l’eutanasia e nel 2016 l’ha estesa ai minori. In Lussemburgo, dove è stata legalizzata nel marzo 2009, questa pratica vale invece soltanto per gli adulti e per i pazienti in condizioni di salute considerate “senza via d’uscita”.

La Svizzera prevede sia l’eutanasia attiva indiretta (assunzione di sostanze i cui effetti secondari possono ridurre la durata della vita), sia quella passiva (interruzioni dei dispositivi di cura e di mantenimento in vita), sia il suicidio assistito. La Svizzera dà anche ai cittadini stranieri la possibilità di scegliere il suicidio assistito.

In Gran Bretagna, dove l’interruzione delle cure a certe condizioni è autorizzata dal 2002 e si è introdotto anche il concetto dell’aiuto al suicidio “per compassione”, dal 2010 le sanzioni sono meno dure che in passato.

La Svezia ha legalizzato l’eutanasia passiva nel 2010, tollerata anche in Germania, Finlandia e Austria su richiesta del paziente. In altri Paesi, come Danimarca, Norvegia, Ungheria, Spagna e Repubblica Ceca il malato può rifiutare le cure o l’accanimento terapeutico.

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