Una maledizione che ricorre in tutta la storia d’Italia, anzi da prima che si completasse il processo unitario come nel caso della spedizione sabauda in Crimea contro lo zar di Russia nel 1855.
Il partecipare immancabilmente agli appuntamenti bellici internazionali sulla scia della superpotenza di turno: prima l’impero britannico, poi la Triplice Intesa, poi ancora la Germania nazista, infine gli Stati Uniti d’America e la Nato. Non è bastata la vergognosa debacle in terra afgana per fare i conti con la storia e provare ad acquisire un po’ di autonomia politica-diplomatica e militare dall’Alleanza Atlantica.
Ecco allora che con l’escalation della crisi Ucraina-Russia, alle soglie di una guerra che potrebbe anche essere mondiale e nucleare, l’Italia si dice pronta a fare la sua parte agli ordini di Joe Biden e Jens Stoltenberg.
“L’Alleanza ha previsto un rafforzamento delle misure di deterrenza sul proprio fianco est a cui anche l’Italia partecipa nell’ambito di dispositivi di operazioni e missioni già autorizzate dal Parlamento: se saranno assunte ulteriori decisioni, l’Italia darà il suo ulteriore contributo e farà la propria parte, riaffermando il valore della coesione dell’Alleanza”.
arole forti, inequivocabili, quelle del ministro Lorenzo Guerini. Pronunciate come ora mai è deprecabile prassi non nelle dovute sedi istituzionali (le Camere), ma durante un’esclusiva intervista a la Repubblica il 26 gennaio scorso, prontamente rilanciata integralmente in home page dal sito web del Ministero della difesa.
“Lo Stato maggiore ha incrementato la prontezza dei reparti di rinforzo ossia la rapidità con cui potranno prendere posizione; se la tensione non dovesse calare, saranno in grado di rischiararsi nell’Europa dell’Est in pochissimi giorni”, rivela il quotidiano.
Tredici giorni dopo Guerini si è presentato davanti alle commissioni parlamentari Esteri e Difesa per fare il punto sulla situazione in Ucraina e fornire qualche informazione in più sulle intenzioni dell’esecutivo.
“Il rapporto transatlantico è il cardine della sicurezza e della pace in Europa e chi coltiva l’obiettivo di dividerci resterà deluso”, ha esordito il ministro. “La strada principale seguita dal governo italiano, così come da tutti gli Alleati, è quella di insistere sulle possibilità di dialogo, in tutte le sedi. Ma allo stesso tempo assieme condividiamo la determinazione a trasmettere un messaggio inequivocabile alla Russia: qualsiasi aggressione contro Kiev avrebbe gravi conseguenze”.
Poi la nostalgica per i tempi bui dei blocchi militari contrapposti. “Nel complesso si tratta di bilanciare la deterrenza e il negoziato, lo strumento militare e la diplomazia: quel double track che a suo tempo fu la strategia vincente della Nato nella fase finale della Guerra Fredda”.
Il ministro Guerini ha spiegato che le modalità con cui sarà potenziato il dispositivo militare Nato in prossimità delle frontiere russe saranno stabilite nel corso del Meeting inter-ministeriale alleato del 16 e 17 febbraio.
“Sarà questa l’occasione per discutere anche dell’opportunità di prevedere una presenza stabile anche nei paesi del fianco Sud – Est dell’Alleanza, in analogia a quanto in atto in Polonia e nei Paesi Baltici e di aumentare l’offerta di assetti aerei”. (1) Non solo dunque più militari, più carri armati e più cacciabombardieri ad est, ma anche sul fronte sud-orientale (Albania? Grecia? Macedonia del Nord? Turchia?).
Citando una “fonte militare” top secret, Il Giornale ha preannunciato che dopo il vertice Nato l’Italia potrebbe decidere l’invio di “ulteriori truppe” nei paesi orientali dell’Alleanza atlantica. “L’Italia ha pronti 1.000 uomini delle forze che a rotazione sono in prontezza per intervenire”, avrebbe riferito la fonte al quotidiano. (2)
Comunque vada a finire il pericolosissimo braccio di ferro tra gli alleati atlantici e la Russia, è certo che in Romania sarà attivato un nuovo Battle Group multinazionale Nato a guida francese e composto da 1.500 militari, il quinto dopo quelli istituiti in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia a seguito della decisione assunta dai Capi di Stato e di Governo dell’Alleanza durante il Summit di Varsavia del luglio 2016. (3) Il Battle Group si affiancherà in Romania allo squadrone “Striker” dell’esercito USA in via di trasferimento dalla base tedesca di Vilseck.
Ma come riferito in conferenza stampa dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a conclusione del primo giorno di meeting interministeriale (16 febbraio 2022), “stiamo discutendo la possibilità di stabilire battaglioni multinazionali in Europa centrale, orientale e sud-orientale”. Cioè altri dopo quello destinato alla Romania.
L’Italia prende parte al dispositivo di “deterrenza” anti-Russia con il Task Group Baltic schierato in Lettonia nell’ambito del battaglione multinazionale di pronto intervento NATO guidato dal Canada e di cui fanno parte pure Albania, Islanda, Montenegro, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Spagna.
“Dinnanzi a una deteriorata percezione della sicurezza e a seguito di specifica richiesta avanzata da parte dei Paesi Baltici e della Polonia, la NATO ha ritenuto opportuno rafforzare la propria presenza sul fianco est dello spazio euro-atlantico, varando una misura di enhanced Forward Presence (eFP)”, spiega il ministero della Difesa.
“L’eFP è una misura di natura difensiva, proporzionata e pienamente in linea con l’impegno internazionale della NATO e rappresenta un chiaro esempio della determinazione nell’assolvere la missione primaria di sicurezza collettiva dell’integrità territoriale euro-atlantica contro ogni possibile aggressione e minaccia, nonché di riaffermazione della coesione e della solidarietà tra i Paesi membri. (4)
Attualmente il contingente nazionale impiegato è di 238 militari appartenenti al 2° Reggimento Alpini di Cuneo, al Reggimento “Nizza Cavalleria” di Bellinzago Novarese (inquadrato nella Brigata Alpina Taurinense), al 2° Reggimento Trasmissioni di Bolzano e al 17° Reggimento Artiglieria Contraerea “Sforzesca” di Sabaudia (Latina). Centotrentacinque i mezzi da guerra terrestri impiegati, tra carri armati e blindati.
Che non si tratti di una missione di mera presenza “dissuasiva” è lo stesso Stato maggiore delle forze armate a dirlo con linguaggi e narrazioni che ricordano tanto i reportage di guerra dell’Istituto Luce del ventennio mussoliniano.
“Il 17 gennaio 2022 ad Adazi, Lettonia, le Truppe Alpine dell’Esercito Italiano hanno condotto una serie di attività addestrative tese a consolidare il proprio stato di prontezza e sviluppare l’interoperabilità all’interno del Battle Group a connotazione multinazionale”, riporta l’ufficio stampa della Difesa.
“Le Truppe Alpine della Brigata Alpina Taurinense, caratterizzate dalla capacità di operare su neve, ghiaccio e in condizioni climatiche avverse per periodi prolungati, si sono rivelate utile strumento per la condotta di operazioni in ambiente compartimentato a connotazione boschiva, con l’utilizzo di veicoli cingolati blindati BV 206”.
Il 20 gennaio è stata la volta delle esercitazioni con i blindati. “Truppe Alpine dell’Esercito hanno effettuato manovre di avvicinamento e combattimento con azioni in bianco e a fuoco con blindo armata Centauro”, annota la Difesa.
Nuove attività per incrementare le capacità di tiro dinamico il 31 gennaio per la task force in territorio lettone, stavolta però con il supporto dei blindati “leggeri” VTLM Lince prodotti dal gruppo industriale Iveco Defence Vehicles di Bolzano.
Infine l’esercitazione multinazionale Ajax Strike conclusasi l’11 febbraio nella base militare di Camp Adazi alla presenza di Lorenzo Guerini, giunto nel baltico per un faccia a faccia con il ministro della difesa lettone Artis Pabriks.
Anche l’Aeronautica Militare è stata chiamata a fare la sua parte contro l’orso di Mosca. Dai primi di dicembre 2021, in Romania, sulla base “Mihail Koglnicean” di Costanza sono operativi quattro caccia intercettori di quarta generazione Eurofighter 2000 con equipaggi di volo provenienti dal 4°Stormo di Grosseto, dal 36° di Gioia del Colle, dal 37° di Trapani-Birgi e dal 51° di Istrana.
“Questa è la seconda volta, dopo la prima esperienza nel 2019, che i velivoli Eurofighter 2000 vengono rischierati in Romania in operazioni di Air Policing”, scrive con enfasi lo Stato maggiore dell’Aeronautica italiana.
“L’Air Policing è una missione di difesa collettiva NATO, condotta in tempo di pace ininterrottamente, 365 giorni all’anno, allo scopo di assicurare l’integrità e la sicurezza dello spazio aereo di tutti i Paesi dell’Alleanza. La NATO ha deciso un potenziamento di tali attività – la cosiddetta enhanced Air Policing – a favore dei Paesi membri del fianco orientale come nel caso della Romania”. (5)
La missione di “controllo” dello spazio aereo dell’Europa orientale è condotta sotto la supervisione del Comando delle forze aeree alleate (AIRCOM) di Ramstein, Germania.
In questi ultimi mesi si sono moltiplicate contestualmente le esercitazioni e le attività di proiezione avanzata nel Mediterraneo orientale delle unità da guerra della Marina militare, sia in ambito Nato che in accordo con le Marine di paesi partner.
L’ultima operazione di dirompente visibilità muscolare si è conclusa qualche giorno fa (Neptune Strike), con il coinvolgimento dell’incrociatore portaeromobili “Cavour”, nave ammiraglia della Marina italiana, e di due portaerei a propulsione nucleare, l’“Uss Harry Truman” della Marina Usa e la “Charles de Gaulle” di quella francese.
Dal 21 febbraio al 4 marzo sarà invece la volta di “Dynamic Manta 2022”, war games Nato in cui cacciabombardieri, pattugliatori anti-som e unità navali daranno la caccia ai sottomarini a capacità e propulsione nucleare in immersione nel Canale di Sicilia e nel mar Ionio.
Nell’escalation militare alleata anti-Russia stanno giocando un ruolo chiave alcune delle maggiori installazioni militari statunitensi e/o Nato ospitate in territorio italiano. A Lago Patria, frazione di Giugliano (Napoli) è operativo il secondo quartier generale in importanza strategica dell’Alleanza Atlantica, l’Allied Joint Force Command (JFC)-Naples, che sovrintende proprio alle operazioni delle forze multinazionali terrestri e aeree schierate in est Europa, esercitando contestualmente il controllo del nuovo sito di “difesa missilistica” del sistema Aegis Nato di Deveselu in Romania.
Sempre a Napoli ha sede invece il Comando delle forze navali degli Stati Uniti in Europa ed Africa e della Sesta Flotta, a capo di tutte le unità navali di superficie, sottomarine e delle forze aeree di US Navy dislocate in un’ampia area geografica comprendente l’Oceano Atlantico orientale, il Mar Mediterraneo e il mar Nero e le acque adiacenti al continente africano.
A Vicenza è presente il quartier generale della 173^ Brigata Aviotrasportata di US Army, stabilmente impiegata proprio ai confini orientali della Nato e in attività di addestramento e consulenza militare a favore delle forze d’élite e dei parà ucraini. Dalla vicina base di Aviano (Pordenone) decollano quotidianamente i cacciabombardieri a capacità nucleare F-16 “Fighting Falcon” del 31° Stormo di US Air Force, reparto aereo statunitense stanziale in Friuli ma con basi operative avanzate in territorio polacco.
Ancora più provocatori i voli-spia sul Mar Nero, la Crimea e ai confini con Russia e Bielorussia dei droni “Global Hawk” di US Navy e del sistema di sorveglianza terrestre AGS della Nato schierati stabilmente nella grande stazione aeronavale di Sigonella, in Sicilia. Sempre da Sigonella decollano i nuovi pattugliatori P-8A “Poseidon” della Marina Usa, dotati di sofisticati apparati d’intelligence e per la guerra elettronica, utilizzati alternativamente per missioni in Europa orientale o in Siria, paese ospite delle navi da guerra e dei cacciabombardieri strategici russi.
Italia in prima linea, dunque, nella folle corsa Usa e Nato verso il baratro-palude ucraino
*da Pagineesteri.it
NOTE E LINK
3 https://www.nato.int/cps/en/natohq/opinions_191839.htm
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