Quando quasi cinquanta anni fa studiavo statistica alla Sapienza, un professore con alopecia Enzo D’Arcangelo, se non ricordo male il nome – insistette molto su come affrontare i dati statistici, che vanno analizzati per capirne il senso.
L’esempio classico che fu portato fu quello della “statistica del pollo”, dove due persone mangiano due polli, ma mentre uno rimane a digiuno, l’altro si sazia con entrambi i polli; la statistica aritmetica banale afferma che, mediamente, ognuno aveva mangiato un pollo.
Questo dilemma dei numeri statistici mi si è parato davanti quando finalmente a inizio ottobre sono state rese note le statistiche relativamente alla “speranza di vita” per l’anno 2021.
Per chi non avesse letto i miei articoli precedenti su Contropiano (“Quello che non è stato detto sulla speranza di vita”, del 27 ottobre 2021 e “Quello che è la speranza di vita nel 2022”, del 8 maggio 2022) torno nuovamente sull’argomento.
In Italia, nel 2021, a fronte di 62 mila morti ufficiali per Covid 19 e di 709 mila morti totali (ricordo che nel 2019 erano stati circa 650 mila), la speranza di vita (SdV) risulta aumentata nuovamente, anche se di poco.
La SdV per gli uomini è passata da 79,8 del 2020 a 80,1 nel 2021 (+ 0,3 anni) mentre per le donne è passata da 84,5 (2020) a 84,7 (2021) per avere come SdV nel 2021, mediamente, 82,4 anni da 82,1 anni del 2020.
Tutti felici, perciò, passata la bufera del Covid 19 si torna ad invecchiare soddisfatti sempre più a lungo e quindi aveva fatto bene il governo Draghi a ribadire che la legge Fornero non si cambia nell’innalzamento dell’età per andare in pensione, che progressivamente e per legge si sposta nel tempo da 67 anni di età a 70 e oltre, nonostante il brusco calo di SdV del 2020.
Eppure questi dati dovrebbero essere in peggioramento, visto che l’epidemia perdura nonostante il governo, avendo fatto anche da inizio 2022 altri 40mila morti. Solo che i morti di Covid 19 sono stati resi ininfluenti perché la sanità pubblica sarebbe migliorata nettamente, abbassando nettamente le morti per altra ragione.
Non mi sembra che la sanità sia migliorata, mentre le liste di attesa per le visite specialistiche rimangono scandalosamente lunghe e, al contrario, perdura l’epidemia.
Per capire queste statistiche della SdV è necessario indagare in altre direzioni.
Come si calcola allora la SdV?
Dal libro di Nora Federici “Lezioni di Demografia” (ed. Elia, terza edizione, senza data, acquistato nel 1975), viene enunciato:
“La vita media (o speranza di vita) non è altro che la media aritmetica degli anni vissuti da ciascuno degli individui che costituiscono le generazioni considerate nelle tavole (numero di vivi secondo i vari anni, ndr), ossia l’età media aritmetica dei morti derivanti da tale generazione. Essa si può ottenere, pertanto, come media ponderata degli anni vissuti dai morti nelle singole età, i cui pesi sono costituiti appunto dai successivi contingenti dei morti”.
La SdV è quindi la somma del rapporto dei vivi rispetto ai morti nati nello stesso anno, moltiplicato e sommato per quanti sono in numero nei rispettivi anni di nascita, dall’anno in corso sino all’anno dell’ultimo sopravvissuto, e perciò tanto più sono i sopravvissuti in età avanzata e tanto più alta è l’eta di SdV a cui si tende ad arrivare e superare.
In Italia la SdV è influenzata anche dalla sempre più bassa natalità, che sposta verso l’alto la media ponderale della SdV.
Così per gli ultimi anni in Italia:
– 2017 con 464 mila nati
– 2018 con 439.747 nati
– 2019 con 420.084 nati
– 2020 con 404.892 nati
– 2021 con 399.431 nati
Quindi in Italia era in corso una netta decrescita della natalità , ma nel 2021, complice essere stati costretti in casa, tale denatalità si è fortemente rallentata rispetto agli anni precedenti al 2020, quindi la decrescita per scarsa natalità è scarsamente influente sulla SdV per il 2021 rispetto all’anno precedente.
Il mistero perciò perdura e si deve perciò indagare in altra direzione.
Per influire sulla SdV allora bisogna guardare cosa è successo nelle generazioni di mezzo sotto l’età media del 2020 (82,1 anni), dato che i numerosi anziani i morti non possono essere rimpiazzati e tantomeno immigrare dall’estero, al massimo sono le generazioni sotto la media e sopravvissute che avavanzano di un anno a modificare in alto la SdV.
Potrebbero perciò influire sulla SdV la registrazione all’anagrafe gli immigrati come residenti, ma tale presenza è praticamente costante negli ultimi cinque anni, oscillando intorno ai 5,1 milioni di individui, un altro dato non influente.
Sulla SdV potrebbero influire gli italiani giovani emigrati per lavoro all’estero, ma di questo dato non ho numeri statistici per il 2021, numeri interessanti da indagare, perché nel 2020, tra partenze e rientri, furono circa 65 mila gli italiani che si trasferirono fuori dall’Italia specialmente per lavoro.
Un dato prodotto sulla SdV per la bergamasca, area dove la falcidia di anziani fu notevole per l’ottimo lavoro prodotto dalla giunta lombarda retta da Fontana, desta particolare stupore.
Rispetto al 2020, dove per la SdV nella bergamasca le morti per covid 19 produssero una caduta di oltre 4 anni, nel 2021 tale dato è salito addirittura di 3,6 anni.
Escluso che parte di questi morti siano resuscitati, il dato in se è indice di una manipolazione, che come insegnava Giulio Andreotti “a pensar male si fa peccato, ma ci si avvicina alla verità”.
Ecco, il mio fondato sospetto, tranne sia smentito da analisi statistiche più centrate delle mie, è che il premier Draghi abbia indotto (consigliato, non sia mai!) ad un uso più cauto dei numeri sulla SdV: la legge pensionistica Fornero non va messa in discussione!
Qui pertanto mi rivolgo a chi queste statistiche le ha prodotte, oppure al collettivo Coniare Rivolta, perché mi spieghino come una mortalità, che perdura elevata specialmente tra gli anziani, abbia fatto aumentare la Speranza di Vita.
In attesa, un saluto comunista a tutti.
Paolo De Prai, sezione Anpi Trullo-Magliana
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