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La Commissione europea riforma le regole per imporre una “austerità riconfezionata”

Le regole dell’UE sul debito necessitano da tempo di una seria verifica della realtà. Tuttavia, la Commissione europea preferisce abbandonarsi alla fantasia e al dominio fiscale. Si attiene ancora e strettamente al limite del 60% per il rapporto debito pubblico/PIL e del 3% per il deficit di bilancio.

Questi limiti, come ampiamente dimostrato, sono completamente arbitrari, privi di una chiara base economica e semplicemente irraggiungibili per la maggior parte dei Paesi dell’UE.

E’ evidente la metodologia funzionalista nell’architettare le nuove procedure, non si cancellano gli strumenti acquisiti – Maastricht, Semestre europeo, mentre si rivedono alcuni meccanismi del Six e Two Pack – che danno vita a nuove procedure e istituzioni” commenta Franco Russo dell’Osservatorio sull’Unione Europea – “E’ un caso esemplare di institution building, che mentre non rientra nelle vecchie logiche  studiate dal diritto pubblico e costituzionale, costruisce penetranti poteri che svuotano ulteriormente  la democrazia parlamentare”.

Secondo Franco Russo si riprende la metodologia del PNRR e la si estende alle procedure di decisioni delle politiche di bilancio, e gli attori divengono la Commissione, il Consiglio, i governi degli  Stati membri – i parlamenti, sia europeo che nazionali, scompaiono proprio nel campo della politica delle entrate e delle spese pubbliche che fu il terreno privilegiato della lotta al vecchio assolutismo,  per l’affermazione dei poteri della rappresentanza politica – i poteri della borsa.

Come chiamare tutto ciò? Ulteriore accentramento dei poteri oligarchici sempre più nelle istituzioni UE, con la compartecipazione dei governi degli Stati membri”.

La proposta di revisione delle regole di bilancio mantiene i limiti di debito e deficit senza senso. È un attacco alla democrazia e allo Stato di diritto“, afferma l’eurodeputato portoghese José Gusmão, mentre l’eurodeputata di France Insoumise, Manon Aubry sottolinea che: “Regole più severe e più sanzioni: sotto le mentite spoglie di una riforma, la Commissione apre la strada a un potente ritorno dell’austerità. Non possiamo accettare che gli Stati rimangano vincolati da regole fiscali assurde e controproducenti, mentre ciò di cui hanno effettivamente bisogno è un maggiore margine di manovra per investire nei servizi pubblici e nella transizione ecologica.”

Le proposte sono inadeguate ad affrontare le esigenze e le condizioni degli Stati membri, in particolare di quelli con un elevato debito pubblico, e non riescono a dare risposte alle asimmetrie tra di loro. Abbiamo bisogno di una riforma radicale per un nuovo Patto per la crescita sostenibile e l’occupazione che non ripeta gli errori del passato che hanno portato al fallimento e imposto l’austerità“, aggiunge l’eurodeputato greco Dimitrios Papadimoulis.

L’UE non può legarsi in modo permanente al guinzaglio corto dei finanziatori dei mercati finanziari. I freni al debito e i rimbalzatori del debito dovrebbero essere aboliti del tutto. Abbiamo invece bisogno di un patto europeo per una politica fiscale orientata al futuro e a prova di crisi nella lotta contro le disuguaglianze e il cambiamento climatico. Abbiamo bisogno di investimenti per scuole elementari moderne e turbine eoliche. Dobbiamo essere in grado di eliminare gli squilibri sociali e la povertà. Abbiamo bisogno di programmi di stimolo e di aiuto flessibili per affrontare le crisi del nostro tempo“, afferma l’eurodeputato tedesco Martin Schirdewan.

L’eurodeputato irlandese Mick Wallace conclude che: “Il Patto di stabilità e crescita è stato un disastro per i cittadini dell’UE. Ha imposto anni di prolungate difficoltà economiche, stagnazione e tagli al settore pubblico in tutta Europa, ostacolando la capacità dei singoli Stati membri di prendersi cura al meglio dei più bisognosi. Questo patto ha sancito l’austerità e il neoliberismo nell’UE e appartiene alla pattumiera della storia… Queste nuove riforme sono semplicemente l’austerità riconfezionata“.

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