La Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento firmato dall’on. Maurizio Lupi (Noi Moderati) con il quale si elimina la parola “congrua” nel testo della norma che prevede che i percettori del Reddito di cittadinanza perdano l’assegno quando rifiutano la prima offerta di lavoro.
Con le nuove regole si perderà il diritto al Reddito di cittadinanza quando si rifiuta una qualsiasi offerta di lavoro. E non, come era finora, quando si rifiuta una offerta di lavoro “congrua”.
Un’offerta di lavoro veniva ritenuta “congrua” se considerava le esperienze formative e professionali maturate dal percettore del Reddito di cittadinanza, ma anche la distanza tra il luogo di lavoro e il domicilio della persona disoccupata: distanza che non doveva essere superiore agli 80 chilometri e doveva essere percorribile con i mezzi pubblici in 100 minuti.
Da ora in poi quindi chi prende il reddito di cittadinanza sarà tenuto ad accettare un’offerta di lavoro localizzata in qualsiasi parte del territorio nazionale.
Se si guarda obiettivamente alla situazione occupazionale nel paese (soprattutto al Nord) e alla estensione del Reddito di cittadinanza nella zone a più alta disoccupazione (soprattutto al Sud), siamo decisamente di fronte ad un combinato disposto tra “lavoro coatto” e incitazione all’emigrazione di massa.
Ma l’on. Lupi non è nuovo a provvedimenti caratterizzati dall’accanimento contro i poveri e le persone a forte disagio sociale. E’ stato anche ministro delle Infrastrutture nel governo Renzi ed è suo infatti il famigerato Decreto contenente l’art.5, che priva di ogni “esistenza” le famiglie che vivono in occupazioni abitative o in condizioni abitative non regolari.
Negando la residenza, a decine di migliaia di persone senza casa, dall’entrata in vigore del Decreto Lupi (2013), sono state negate per anni prestazioni sociali essenziali come la scuola per i figli, le prestazioni dell’Inps, l’assistenza sanitaria.
Solo recentemente, dopo anni di mobilitazioni, il Comune di Roma ha dato un primo segnale di civiltà sospendendo l’applicazione dell’art.5 a migliaia di famiglie in occupazione o in condizione abitativa “non regolare”, ripristinando almeno nella Capitale un ritorno alla normalità e all’uguaglianza dei diritti da parte di tutti i cittadini di questo paese.
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Sergio
odio di classe puro.
marco
E’ la carità cristiana che gli hanno insegnato a CL…
Giovanna Tripodi
Purtroppo molti concittadini hanno forti pregiudizi vs reddito cittadinanza. È con loro che dobbiamo parlare.
Pasquale
È proprio vero. Odiano i poveri in quanto tali. Loro non lottano contro la povertà. Eseguono gli ordini impartiti dalla cupola della finanza mondiale. Concorrere alla eliminazione dei fragili e improduttivi.