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Gli amari bocconi di Bruxelles per il governo Meloni

Prima il MES da accettare senza condizioni, poi la direttiva europea sulla casa. Se il governo Meloni pensava di essersela cavata con la Legge di Bilancio nelle sue relazioni con gli apparati dell’Unione Europea, il conto da pagare è arrivato come e prima del previsto.

Le modifiche chieste dall’Italia alla riforma del MES non saranno consentite. “Eventuali emendamenti al Mes non saranno negoziati. Dovrà essere ratificato così com’è. Ovviamente continueremo la discussione su come sviluppare il Mes ma è una discussione che va avanti tutto il tempo e soprattutto partirà solo una volta che sarà completata la ratifica”. Questo è quanto ha dichiarato un alto funzionario dell’Ue rispondendo a una domanda sulle richieste dell’Italia di modificare il Mes, (o Fondo salva-Stati) prima della ratifica. “Il presidente dell’Eurogruppo è stato a Roma lunedì e ha avuto un incontro con il ministro Giancarlo Giorgetti. La discussione è stata costruttiva, siamo convinti che il Governo italiano avvierà il processo di ratifica che si concluderà in modo positivo”, ha aggiunto il funzionario Ue.

La Meloni aveva incontrato venerdi a Palazzo Chigi i vertici del Mes e aveva provato ad esporre le sue perplessità sul Meccanismo Europeo di Stabilità. Indicativo il fatto che nonostante la crisi economica nessun governo europeo ha mai fatto richiesta di accedere ai fondi del Mes, e questo a  causa delle stringenti condizionalità dell’eventuale prestito, e anche per il carattere “prioritario” degli eventuali debiti contratti col Fondo, che di fatto farebbe declassare il resto del debito a “secondario” e concorrerebbe a far schizzare in alto i tassi d’interesse.

Ma i bocconi amari da Bruxelles riguardano anche uno dei capisaldi della campagna e del blocco elettorale del governo della destra: i proprietari di case e i palazzinari.

Infatti la direttiva europea per l’efficientamento energetico degli edifici in discussione a Bruxelles e Strasburgo, ha scatenato una levata di scudi in Italia.

Secondo l’Ance (l’associazione dei Costruttori, ndr), con la nuova direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici, in Italia dovrebbero essere ristrutturate più di due case su tre. “La proposta di direttiva europea sull’efficienza energetica degli immobili”, spiega il Presidente dell’Ance Federica Brancaccio, “pone obiettivi ambiziosi, in particolar modo per l’Italia che possiede un patrimonio immobiliare particolarmente vetusto. Ben il 74% dei nostri immobili è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica”.

La Confedilizia prefigura una tensione “senza precedenti” sul mercato delle ristrutturazioni, “con una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie”.

A fargli da sponda politica è stato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti,  che ha annunciato la presentazione di una risoluzione in Parlamento per chiedere al governo Meloni di scongiurare l’approvazione della normativa: “La casa è sacra e non si tocca”, ha affermato, raccogliendo anche il grido d’allarme dei proprietari.”

La direttiva è stata presentata dalla Commissione europea lo scorso 15 dicembre. La presidenza di turno svedese dell’Unione europea si è impegnata ad approvare la cosiddetta direttiva sulle case green entro sei mesi. Il testo avanzato dall’esecutivo europeo, che dev’essere negoziato con il Consiglio e con il Parlamento, prevede che a partire dal 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione debbano essere a zero emissioni; i nuovi edifici pubblici dovranno esserlo già dal 2027. Ma soprattutto viene rivisto anche il modo con cui attualmente vengono classificate le prestazioni energetiche degli edifici.

Per gli edifici esistenti “le classi di prestazione energetica saranno ridefinite nell’ottica della visione comune di un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050, tenendo conto allo stesso tempo delle differenze nazionali in termini di parchi immobiliari: la classe A più elevata rappresenta un edificio a emissioni zero, mentre la classe G più bassa includerà il 15% degli edifici aventi le prestazioni peggiori del parco immobiliare nazionale. Gli altri sono distribuiti proporzionalmente tra le classi comprese tra G e A”.

Secondo i calcoli della Commissione europea, il passaggio dell’efficientamento eneregetico da G a F riguarderà circa 30 milioni di unità immobiliari a livello europeo. E per favorire il sostegno necessario per gli investimenti, saranno stanziati fino a 150 miliardi di euro per l’attuazione delle norme minime di prestazione energetica fino al 2030.

Saranno esenti dalle ristrutturazioni gli edifici storici, i luoghi di culto, i fabbricati temporanei con un tempo di utilizzo non superiore a due anni, siti industriali, officine ed edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno energetico; gli edifici residenziali che sono usati o sono destinati ad essere usati meno di quattro mesi all’anno (le case per le vacanze, ndr) o, in alternativa, per un periodo limitato dell’anno e con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall’uso durante l’intero anno; e i fabbricati indipendenti con una superficie utile coperta totale inferiore a 50 metri quadri.

L’iter legislativo europeo prevede che la proposta della Commissione venga approvata dal Consiglio e dal Parlamento. In sostanza, il Consiglio presenta una proposta modificata e la negozia con il Parlamento. Il Consiglio (che rappresenta gli Stati) ha già approvato, lo scorso 25 ottobre, la sua versione proponendo però delle importanti modifiche. Per quanto riguarda gli edifici nuovi, ha deciso per zero emissioni per quelli di proprietà di enti pubblici dal 2028 e dal 2030 per tutti gli edifici nuovi.

L’idillio tra il governo Meloni e la Ue sembra quindi messo a dura prova. L’eredità di Draghi è già stata consumata ed ora l’esecutivo si trova a fare i conti con i diktat di Bruxelles come tutti gli altri governi dei paesi europei più deboli. La fedeltà atlantica serve solo per mostrare le baionette nella guerra in Ucraina, in Europa i rapporti tornano ad essere quelli di sempre: pienamente subalterni. A meno che….

 

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1 Commento


  • Marco

    Una truffa come l’auto elettrica… e le domeniche ecologiche TOTALMENTE INUTILI ad uso e consumo di turisti ben paganti e “ZTL”, biciclettari (come il sottoscritto da 45 anni) e antiproletarie auto elettriche ( vecchietti a casa e cafoni chiusi in periferia)…
    Per vincere facile facciamo scommesse su chi saranno i partiti e gli pseudo ambientalisti che applaudiranno
    a questo progetto UE antiproletario.
    Meloni si frega le mani…!

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