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“Compagni, li rovineremo!” Solidarietà al movimento contro la riforma pensionistica in Francia

La Francia è alla vigilia del secondo sciopero generale contro la riforma pensionistica fortemente voluta dal presidente Macron.

Il primo giorno di sciopero generale indetto il 19 gennaio da tutte le organizzazioni sindacali (CFDT, CGT, FO, CFE-CGC, CFTC, UNSA, Solidaires e FSU) vi è stata una adesione massiccia e delle mobilitazioni, con manifestazioni in più di 200 città dell’Esagono.

Si è trattato della più grande mobilitazione, in termini numerici, degli ultimi 10 anni, più massiccia di quella del 5 dicembre del 2019, primo giorno dello “sciopero inter-categoriale” contro il precedente progetto di riforma pensionistica “a punti”.

La riforma è stata poi accantonata, grazie alla forte pressione popolare ed al sopraggiungere della crisi pandemica. Allora erano stati principalmente i lavoratori delle ferrovie, della metro parigina e del settore petrolchimico, a farsi carico della continuità delle proteste, tra un sciopero e l’altro.

La riforma del sistema “per ripartizione” è diventata poi perno del programma di Macron per le elezioni presidenziali ed è stata presentata martedì 10 gennaio dal primo ministro Elisabeth Borne.

Secondo il Ministero dell’Interno, il 19 giugno, hanno partecipato alle mobilitazioni 1,12 milioni di persone, di cui 80 mila solo a Parigi, una sottostima evidente: la CGT parla di “più di 2 milioni” di manifestanti in totale, di cui 400 mila nella sola capitale.

Una “manifestazione importante”, ha dovuto riconoscere lo stesso ministro del lavoro, Olivier Dussort. Ma il governo ha intenzione di “tirare dritto”, anche se non dovesse avere i numeri in Parlamento per far passare la sua proposta di legge, nonostante dopo il 19 sia cresciuta, stando i sondaggi, la già ampia disapprovazione nei confronti di questa ipotesi di riforma.

Un sondaggio Elabe del 25 gennaio, per esempio, riporta che il 57% degli intervistati pensa che bisogna bloccare il paese contro l’ipotesi di riforma.

A parte la dimensione numerica della prima mobilitazione, vi è un dato geografico e sociologico importante, come ha rilevato anche Laurent Berger, segretario della “riformista” CFDT, essendoci state manifestazioni di massa con una partecipazione che è andata ben oltre la platea abituale, anche in città di media grandezza.

La sera stessa del 19 i dirigenti dell’“intersindacale” hanno proclamato una seconda giornata di sciopero e mobilitazioni per il 31 gennaio, ma lo spazio intercorso tra queste due date è stato occupato da una importante mobilitazione a Parigi – sabato 21 gennaio – promossa da una decina di organizzazioni giovanili e sostenuta da La France Insoumise (LFI); e soprattutto da scioperi, blocchi e azioni dei sindacati di categoria della CGT delle raffinerie, dei porti, e dell’energia per tutta la scorsa settimana.

Nella dichiarazione congiunta delle tre federazioni della CGT, in previsione delle azioni che sarebbero state intraprese, si leggeva: «questo processo di lotte di lotte strutturate e coordinate rinforzerà la mobilitazione pianificata e organizzata per la nostra confederazione CGT. Queste chiamano tutti i lavoratori ed i pensionati dei loro campi professionali ad agire e a scioperare».

La branca del sindacato dell’energia della CGT – FNME CGT – ha svolto due giorni di scioperi “prorogabili” compiendo numerose azioni “Robins de bois”, nel corso delle quali in tutto l’Esagono sono stato forniti gas ed elettricità a scuole, complessi di case popolari (HLM), ospedali; accordando tariffe ridotte ai piccoli commercianti, oltre a ripristinare l’erogazione di energia a chi era stata tagliata.

É la prima volta che questo avviene in maniera coordinata in tutta la Francia”, ha detto Fabrice Coudour, segretario generale della FNME CGT. A questa azione solidale si sono affiancate invece riduzioni dell’erogazione dell’energia nelle centrali nucleari ed in quelle idroelettriche.

In differenti città della Francia, nella serata del 26 gennaio, si sono svolte delle marce notturne illuminate dalle torce – “marche aut flanbeaux”.

Una specie di coronamento di una giornata di riuscitissimi “scioperi offensivi” di 24/48 ore – a seconda delle categorie – nei porti, nelle raffinerie e nel settore energetico.

Un importante momento per fare il punto sulle mobilitazioni e per il loro rilancio è stato il comizio organizzato dalla UD 13 della CGT, la sezione territoriale della regione marsigliese che aderisce alla FSM, alla piattaforma petrolchimica di Lavera.

Nella rotonda all’entrata del complesso chimico di Martigues, chi ha preso la parola è stato chiaro rispetto alla strategia di lotta offensiva da intraprendere per poter vincere e alla necessità di opporsi non solo alla riforma delle pensioni, ma di porre la questione della ripartizione della ricchezza e della critica dell’attuale sistema, con una chiarissima identificazione del nemico di classe.

Compagni, li rovineremo”, ha esortato Oliver Mateu, segretario della UD 13 della CGT e candidato “d’opposizione” alla successione a Philippe Martinez, attuale segretario della CGT.

Oltre a queste importanti mobilitazioni, in una trentina di atenei francesi si sono tenute Assemblee Generali, e le organizzazioni degli studenti delle medie superiori hanno chiamato ad azioni da intraprendere in preparazione della giornata del 31 gennaio; l’indicazione che ne è emersa prevede il blocco degli istituti e la preparazione del terreno per il prolungamento della lotta.

A partire da quel giorno” – scrivono le 6 organizzazioni delle medie superiori –  ” se noi vogliamo piegare il governo sarà necessario prolungare i blocchi ogni giorno fino alla vittoria”.

La mobilitazione del 31 gennaio, quindi, sarà probabilmente più estesa ed intensa di quella del 19, e molti comuni, tra cui quello della capitale – amministrati dalla sinistra – in solidarietà con la protesta, per permettere ai propri dipendenti di partecipare alle mobilitazioni, chiederanno di non conteggiare quelle dello sciopero come “ore perse”.

Lunedì, intanto, il progetto di riforma arriverà in Commissione degli affari sociali, dove sono stati depositati circa 7000 emendamenti, la maggior parte dei quali redatti da esponenti dei gruppi dell’opposizione di sinistra: 3.345 solo da La France Insoumise.

Tale progetto approderà all’Emiciclo, per la discussione parlamentare, il 6 febbraio e andrà avanti fino alla mezzanotte del 17, per poi essere discusso al Senato. Alla fine del suo complesso iter legislativo, alla mezzanotte del 26 marzo, se non si sarà giunti ad un accordo – cosa decisamente probabile, visto che l’esecutivo non ha la maggioranza parlamentare e si stanno aprendo “crepe” nelle formazioni che dovrebbero sostenerla – le disposizioni della riforma potrebbero essere approvate per decreto (ordonnance), come prevede la Costituzione.

Cosa che però non è mai successa nella storia della V Repubblica.

Siamo al fianco di tutti coloro che si stanno battendo contro la riforma pensionistica voluta fortemente dall’Unione Europea, anche perché una battuta d’arresto di questo progetto costituirebbe non solo un duro colpo ai piani del “presidente dei ricchi”, ma potrebbe essere un importantissimo segnale di riscossa per tutte le classi subalterne del continente: la possibilità di incidere nei rapporti di forza tra le classi attraverso l’azione collettiva organizzata.

Il governo francese ha già perso la “battaglia delle idee” rispetto a tale progetto di riforma, e siamo sicuri che il movimento che si sta sviluppando abbia tutte le chances per risultare vittorioso anche nelle strade.

On va gagner!

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1 Commento


  • Mauro

    …..Qui tutto tace….70(!) anni d’età x andare in pensione sono sempre più vicini…lo vuole l’Europa..

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