Sabato nel tardo pomeriggio si è tenuta, a Genova, una affollata assemblea al Cap di via Albertazzi promossa dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) per lanciare una mobilitazione contro la guerra prevista per sabato 25 febbraio.
Per l’importanza in sé che ha avuto tale appello e l’eco che ha sviluppato, era chiaro che tale manifestazione avrebbe assunto il profilo di una mobilitazione nazionale.
L’assemblea, durata più di due ore, con collegamenti ed interventi da altre città (Padova e Cagliari) ed una notevole partecipazione anche da fuori del capoluogo ligure – Torino, Firenze, Val Susa, ecc. – ha trovato conferma del profilo nazionale di ciò che si sta costruendo.
Il comunicato, di adesione e partecipazione, dell’Unione Sindacale di Base, quello di Potere al Popolo e non ultimo del Coordinamento di Unione Popolare prima dell’assemblea e il montare dell’interesse di alcune radicate esperienze dell’antagonismo politico in città e fuori, facevano presagire il peso che tale appuntamento di lancio della manifestazione del 25 febbraio avrebbe avuto.
L’assemblea è stata aperta da José Nivoi del CALP e conclusa da Riccardo “Richy” Rudino sempre del Collettivo.
Nivoi ricorda che la manifestazione sarà una tappa del percorso iniziato nel 2019 e gli attuali attacchi che il governo Meloni sta portando avanti contro la classe lavoratrice, tra cui i lavoratori portuali.
Conferma la volontà di dare alla giornata del 25 un “carattere nazionale” per “costruire una giornata insieme”.
Una data che per il CALP è anche quella dell’ anniversario dell’emersione (due anni fa) della maxi-inchiesta che li ha toccati, insieme ad altri, prevalentemente per l’attività anti-militarista che hanno intrapreso.
José ricorda il caso di Alfredo Cospito, parla delle “ricadute della guerra sui lavoratori”, e di come quella giornata sia da intendersi come un momento di riscossa per “rimettere al centro il mondo del lavoro”.
Un messaggio chiaro che ha dato il là all’assemblea, preceduta nei giorni precedenti da importanti prese di posizione.
Ha scritto giustamente l’Unione Sindacale di Base nel suo comunicato del 24 gennaio: «Di fronte ad una escalation del conflitto attestato anche dall’invio di nuovi aiuti militari, dinnanzi al progressivo peggioramento delle condizioni sociali di strati sempre più larghi della popolazione quale diretta conseguenza del coinvolgimento politico militare del nostro paese nel conflitto, USB porterà all’interno di quella giornata quel grido “alzate i salari, abbassate le armi” che già ha caratterizzato lo sciopero generale del 2 dicembre e la manifestazione nazionale del 3 dicembre».
Quasi contemporaneamente Potere al Popolo, denunciando l’ennesima proroga all’autorizzazione all’invio di armi in Ucraina approvata a larga maggioranza con i voti favorevoli di Azione/Italia Viva e del Partito Democratico concludeva il suo comunicato affermando: «non è da questo parlamento che verrà un contributo a fermare questa guerra. Accogliamo invece con favore ogni manifestazione popolare per la pace immediata, a partire dall’appello del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali per il prossimo 25 febbraio».
Quella dell’Unione Sindacale di Base è una presa di posizione non solo formale, ma sostanziale come ribadito dai tre interventi fatti in assemblea da Maurizio Rimassa, segretario della USB della Liguria, Giovanni Ceraolo del Coordinamento Nazionale Porti dell’organizzazione, e da Roberto Montanari del comparto logistico del sindacato.
Maurizio Rimassa, ha parlato della perversa volontà governativa di reintrodurre le “gabbie salariali” e delle modifiche al “Reddito di Cittadinanza”, ribadendo che come “USB abbiamo aderito convintamente” con un “impegno della Confederazione” per una “partecipazione attiva dei lavoratori”.
Giovanni Ceraolo, del Coordinamento Nazionale dei Lavoratori Portuali – che comprende gli operai degli scali di Trieste, Livorno, Civitavecchia oltre a Genova – ha annunciato che per sabato 25 febbraio (che è una giornata lavorative tra le banchine ed i moli ) verrà proclamato uno sciopero dall’USB, augurandosi che si estenda ad altri comparti lavorativi.
“Ci rendiamo disponibili per Assemblee preparatorie ”ha affermato Ceraolo, ribadendo la necessità di “essere il più aperti possibili” ma con una impostazione “che non abbia ambiguità soprattutto sull’invio di armi all’Ucraina”.
Roberto Montanari di USB Logistica ha detto che l’appello lanciato dal CALP è un positivo “lampo a ciel sereno”, ed ha ricordato come il movimento contro la guerra in Iraq circa 20 anni fa, aveva messo in atto delle azioni concrete tese ad incidere sulla logistica della guerra con il “trainstopping”, cioè la pratica di mettere in gioco i propri corpi per fermare i treni della morte che trasportavano armi per l’imminente conflitto in Medio Oriente. Una pratica, mutatis mutandis, fatta propria poi dagli operai della logistica “Noi gli interessi del capitale li blocchiamo”.
Montanari cita molto a proposito Gandhi che diceva “non bisogna essere troppo amici dei propri nemici”, mentre proprio CGIL/CISL/UIL non sembrano sviluppare quel giusto rapporto di inimicizia contro “polo imperialista euro-atlantico” che uno dei nostri principali nemici.
Riprende la declinazione sociale del movimento contro la guerra per cui “La classe operaia ha qualcosa di dire” rispetto a salari stagnati e welfare declinante, mentre si finanzia l’industria bellica e l’invio di armi.
Conclude riallacciandosi a ciò che era stato detto da José Nivoi nell’intervento che aveva aperto l’assemblea sulla repressione subita dai lavoratori del Calp: “fratelli nelle lotte ma anche nella repressione”, ricordando i 150 denunciati nell’inchiesta monstre emersa con gli arresti dello scorso luglio, e fa chiari esempi della “repressione come minaccia mafiosa per bloccare le lotte”, fatta di assurde richieste di pene pecuniarie contro i facchini che sono mobilitati contro le multinazionali della logistica ed i piccoli, ma non meno squallidi, attori dello sfruttamento neo-schiavistico del settore.
Anche nel settore della logistica saranno proclamate 24 sciopero di sciopero per dar man forte ai portuali e permettere un ampia partecipazione di questo settore alla mobilitazione.
La stessa volontà di far crescere la manifestazione è stata ribadita da Giorgio Cremaschi del Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo. Cremaschi ha esortatoa tirare fuori la nostra rabbia per l’attuale situazione e a dare voce all’opinione maggioritaria nel paese, citando un ultimo sondaggio in cui veniva ribadito che il “55% è contro l’invio delle armi” e il “70% contro l’invio dei Leopard”.
Ha ricordato il processo involutivo e la torsione autoritaria del Paese: “stanno uccidendo la democrazia con la guerra” ed ha invitato Mattarella a firmare la scarcerazione di Alfredo Cospito.
Impossibile fare una sintesi di tutti gli interventi che hanno dato la loro adesione e costruiranno la mobilitazione: Rete dei Comunisti, Rifondazione Comunista, UDAP, Centro Sociale Askatasuna – Torino, CPA – Firenze sud, Proletari Comunisti, Antitesi – Padova, CSOA Zapata, “Ora di Silenzio per la Pace” di Genova, Adespotos, ecc.
Vanno senz’altro ricordati gli interventi di Leonardo, di Cambiare Rotta – organizzazione giovanile comunista da poco nata anche a Genova e il contributo dell’Opposizione Studentesca d’Alternativa (OSA) che si sta affermando come la maggiore realtà organizzata degli studenti-medi del capoluogo ligure.
L’intervento, letto a tre voci, è stato il più applaudito ed ascoltato dell’assemblea.
Il compagno di Cambiare Rotta ha citato il “baratro di una nuova guerra mondiale” e la necessità – per questo – di “costruire un forte movimento pacifista contro l’industria bellica e la NATO”.
Ha ricordato come “tutto lo sviluppo bellico parte dall’Università” citando il caso specifico di Leonardo Spa, ed i suoi rapporti con il mondo della ricerca, ma anche il rapporto nel settore accademico tra Italia-Israele.
Un processo che vede gli studenti coinvolti, e che quindi deve trovare una ferma opposizione.
L’organizzazione studentesca OSA ha ricordato la continuità della linea bellicista del governo Meloni con quella del governo Draghi, la scelta di indirizzare la spesa verso il settore militare e l’invio di armi a discapito del Welfare, ed il peggioramento delle classi subalterne, specificando quali siano le ricadute di queste scelte sugli studenti. Citano l’alternanza scuola lavoro (PCTO), e ricordano le tre morti di studenti in alternanza.
Ricordano come all’Istituto delle medie superiori Vittorio Emanuele vengano fatti stage e PCTO presso la Leonardo Spa, e come la filiera del complesso militare-industriale passa “per i nostri banchi” ed arriva “fino al porto di Genova”.
Ma nello scalo ligure le armi destinate a teatri di guerra – come Yemen e Palestina – hanno incontrato l’opposizione dei portuali del Calp “che lottano contro un sistema che vuole renderci non solo schiavi, ma complici degli orrori della guerra”.
La presa di posizione di OSA è netta: “siamo gli studenti che dichiarano guerra alla guerra imperialista” facendo esplicito riferimento “all’uscita dalla NATO”.
Ricordano che quest’alleanza operai-studenti che sta prendendo forma si è forgiata in differenti tappe dal 31 marzo dell’anno scorso a Genova, con lo sciopero nazionale e la contestuale manifestazione a Roma del 22 aprile, e più recentemente con la mobilitazione del 2 dicembre.
Il 25 febbraio scenderanno in piazza, in quanto “figli della stessa rabbia”, mobilitandosi sin da ora in tutte le scuole in cui è presente OSA – non solo a livello genovese – chiedendo tra l’altro che i soldi indirizzati verso la macchina bellica vengano indirizzati alla scuola, alla sanità e al lavoro. Consapevoli che l’”alternativa non è solo possibile, ma necessaria”.
Ha chiuso gli interventi “Ricky” del CALP con queste parole: “Non possiamo permettere che il porto di Genova sia la zona grigia per il traffico delle armi. Noi pretendiamo che tutti sappiano cosa passi dai porti” a partire proprio dal 25 febbraio, giorno in cui è prevista la “toccata” di una nave della famigerata compagnia saudita Bahri responsabile del traffico d’armi verso il teatro di guerra yemenita.
Genova chiama quindi, dopo più di vent’anni dal G8 del 2001, ad un appuntamento nazionale dal significato globale.
Da allora le promesse del neo-liberismo si sono trasformate nell’incubo di una possibile escalation bellica di cui non si intravede possibilità di uscita, se i partigiani della pace non torneranno ad affermare le loro ragioni e la loro forza.
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Guerra alla guerra: un percorso condiviso verso ll 25 febbraio
Sabato scorso, 28 febbraio, abbiamo tenuto un’assemblea per il lancio di una mobilitazione contro la guerra. Ai nostro appello hanno risposto in tanti. La sala del Cap di Via Albertazzi era stracolma, molti non sono riusciti ad entrare. in collegamento, da tutta Italia, altre centinaia di compagne e di compagni.
Ringraziamo ovviamente tutti coloro che hanno portato il loro contributo: dalle organizzazioni sindacali, ai collettivi, alle associazioni, fino alle organizzazioni politiche.
A un anno dell’inizio della guerra, pensiamo che sia condivisa da tutti e tutte l’urgenza di dare una rappresentanza concreta, non solo virtuale, a tutti coloro che non vogliono che questa guerra continui, a tutti coloro che rifiutano l’escalation bellica che non accenna a fermarsi.
Dall’assemblea è risultato evidente che è venuto il momento di una mobilitazione reale.
I venti di guerra non accennano a diminuire, oramai è chiaro a tutti e tutte che non si tratta di un conflitto locale ma generale. E che le motivazioni di fondo vanno ricercate nella crisi generale di un sistema di accumulazione capitalista in crisi profonda.
Oggi è il momento di dire basta. Oggi è il momento di indicare i nostri nemici, di cui li Governo Meloni è il rappresentante nel nostro paese. In perfetta continuità con il precedente governo Draghi e le con le forze politiche che lo sostenevano.
L’opposizione alla guerra, alla vendita di armi non può che partire da noi, non può che partire dai lavoratori.
Durante l’assemblea abbiamo detto con forza che li percorso che ci porterà al 25 febbraio dovrà essere un percorso condiviso da tutti. Nei prossimi giorni (intorno alla metà di febbraio) riconvocheremo tutti e tutte per delineare lì percorso che ci porterà ai 25 febbraio.
Lo faremo con ancora più convinzione e con l’entusiasmo che abbiamo ritrovato in tutti i contributi che sono stati portati in assemblea.
Genova, 30 gennaio 2023
Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali
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WALTER GAGGERO
nessun accenno a Crucioli ( Consigliere comunale genovese)?
Ha ipotizzato una pace in cui l’Ucraina non deve piu possedere la Crimea e il Donbass, che in virtù del Diritto di Autodeterminazione dei popoli( Lenin) coi referendum non ha più.